Recentemente, vi abbiamo già parlato del potere che nel mercato cinematografico sta riacquistando il genere biopic. Lo abbiamo fatto anche per esaltare la scelta di riportare alla luce le storie di figure che hanno segnato in modo incisivo determinati momenti del nostro passato. E per portare alla vostra attenzione le straordinarie interpretazioni che dei protagonisti di quelle storie hanno regalato al pubblico gli attori coinvolti. Ne siamo tutt’ora convinti. E prova ne è che gli attori protagonisti dei film, da noi recensiti, Being the Ricardos (Nicole Kidman e Javier Bardem), Gli occhi di Tammy Faye (Jessica Chastain) e Tick, Tick… Boom! (Andrew Garfield) siano tutti stati nominati a concorrere per gli Academy Awards nelle rispettive categorie a miglior attore/attrice protagonista.

Ma ci troviamo ora a dover scrivere – e ribadire con forza verso chi si sia convinto del contrario – che la rincorsa al successo dei biopic non possa chiudere gli occhi di fronte alla necessità di affrontare la narrazione di fatti veri con cautela e, soprattutto, rispetto. Soprattutto se e quando il prodotto viene distribuito ad un’audience ormai ampia come quella delle piattaforme streaming e la vicenda posta al centro tocchi questioni estremamente delicate come quella della diffusione di contenuti su internet e del revenge porn.

Niente di tutto questo viene fatto nel corso dei primi 4 degli 8 episodi che compongono la mini-serie Pam&Tommy, ideata e scritta da Malcom Spellman (sceneggiatore e produttore anche della serie Empire) e diretta da Craig Gillespie (Lars e una ragazza tutta sua) e Lake Bell (prevalentemente attrice, da poco approdata alla regia), dal 2 febbraio presente nel catalogo del canale Star di Disney+. Di sicuro, uno dei contenuti con i quali la piattaforma sta cercando di avvicinare un target di abbonati adulti. Ma che segna, a nostro giudizio, una triste e pericolosa deriva della serialità.

I fatti raccontati risalgono al 1995. Anno che segna il picco di popolarità per l’attrice Pamela Anderson, una delle bagnine dell’iconica serie anni Novanta Baywatch, e rappresentano la discesa del successo di Tommy Lee, batterista e front man dei Mötley Crüe, uno dei gruppi di maggior rilievo nell’allora panorama californiano della musica metal. L’incontro tra i due fu travolgente, tanto da culminare, dopo appena 4 giorni di conoscenza, nel matrimonio, celebrato in costume su una spiaggia di Cancun. Nel corso di una serie di lavori di restauro della loro villa di Malibu, venne trafugato un sex tape che ripercorreva la loro focosa prima notte di nozze. Erano gli anni degli esordi di un nuovo strumento tecnologico, che avrebbe contribuito da lì a venire a sconvolgere il sistema comunicativo ed informativo mondiale. Stiamo parlando del neonato World Wide Web, le cui pericolose potenzialità iniziarono a diventare note proprio a causa di quel video e le cui tristi conseguenze ricaddero sugli sposini Pam&Tommy.

Infatti, uno degli operai che avevano eseguito i lavori per gli Anderson/Lee – che voleva vendicarsi sulla coppia per una serie di pagamenti promessi e mai elargiti, mise in vendita online il video – contribuí in pochi giorni a far scoppiare lo scandalo che coinvolse la coppia. Nei fatti, quello del sex tape non rappresentò solo la prima volta in cui si utilizzò il web per diffondere e lucrare sui contenuti video, ma anche uno dei primi casi di revenge porn nella storia di internet.

Gli autori di Pam&Tommy scelgono di sguazzare nel torbido di questa vicenda, che -come raccontato più volte da Pamela Anderson e ammesso anche da Tommy Lee – sconvolse profondamente i due protagonisti/vittime, contribuendo in modo determinante all’apertura di una profonda crisi nella coppia e dando l’avvio ad una serie di violenze domestiche in cui vennero coinvolti. Ma – con profondo cinismo – la mini-serie decide di non raccontare questo triste epilogo, ma di concentrarsi piuttosto sugli aspetti più voyeuristici della relazione tra Pamela e Tommy, sulla passione erotica che sin da subito ha caratterizzato la loro vita di coppia e sul cercare quasi di difendere la persona responsabile della diffusione del loro video privato.

Come se non bastasse il disgusto provato dallo spettatore nel vedere con quanta incuria e spietatezza si vada a rimestare in una storia privata che già all’epoca aveva provocato così tanta sofferenza nei suoi protagonisti, il racconto su Pamela e Tommy punta a sottolineare solo il travolgente erotismo che legava la coppia. E spiace che due interpretazioni potenzialmente eccelse come quelle di Lily James (Pamela Anderson) e Sebastian Stan (Tommy Lee) vengano messe al servizio di una narrazione biecamente macchiettistica dei loro personaggi. Allo spettatore sono solo concessi fugaci momenti in cui rilevare il malessere della Anderson nel non riuscire ad andare oltre la raffigurazione della bambola sexy o quello di Lee nell’essere ancora influenzato dai suoi tormenti infantili ed adolescenziali. Per il resto, Pam&Tommy ci restituiscono due personaggi schiavi dell’immagine che di loro il pubblico ha sempre dato di loro: l’oca dalla risata stridula facile lei (con un’eccessiva attenzione per la cura del trucco e del parrucco); la drogata e ninfomane (tanto da arrivare a parlare – in una surreale e fastidiosa conversazione – con il suo organo sessuale) star in decadenza lui.

In Pam&Tommy, la Anderson e Lee non vengono descritti – come sarebbe dovuto essere giusto – come le vittime di un bieco tentativo di mercimonio del loro vissuto più personale ed intimo, ma quasi alla stregua di due personaggi che, in fondo, hanno meritato ciò che è stato fatto loro. Nel corso di questa prima metà della mini-serie, infatti, si cerca di portare lo spettatore piuttosto ad entrare in empatia con il loro carnefice – interpretato da tristemente bravo (quanto, anche in questo caso, sprecato) Seth Rogen – di cui nemmeno si prova a nascondere il palese intento di arrecare sofferenza ai due nel diffondere ad un pubblico il più ampio possibile il video.

Un’esaltazione di quanto di più osceno possa fare il pettegolezzo sulle persone, anche e soprattutto quando si tratta di personaggi pubblici. Una sublimazione del torbido mascherata con la volontà di riportare dei fatti realmente accaduti. Una giustificazione del revenge porn per biechi fini narrativi. Questo quello che, essenzialmente, troverete in Pam&Tommy. Che vi consigliamo caldamente di lasciare a marcire nei meandri del logaritmo della piattaforma di Disney+. Che è il solo destino che merita.

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