Dal 21 dicembre scorso è disponibile, arrivato un po’ e inspiegabilmente in sordina su Amazon Prime Video, il film Being the Ricardos, scritto e diretto da Aaron Sorkin. Per quella serie di (lo ammettiamo) incomprensibili scelte distributive che tanto stanno colpendo le programmazioni cinematografiche degli ultimi mesi (ne parliamo anche nel nostro editoriale), è uno di quei titoli a non aver avuto nemmeno un giorno di previsione in sala e ad essere stato immediatamente reso disponibile in piattaforma. Una scelta, come dicevamo, difficile da comprendere ed accettare, anche per il fatto di avere tra i suoi indiscussi protagonisti attori del calibro di Nicole Kidman e Javier Bardem.

Dopo aver creato serie tv iconiche comeThe Newsroom, e West Wing- Tutti gli uomini del presidente – prevalentemente incentrata sulla sua volontà di analizzare le commistioni e le storture nel rapporto tra politica e informazione negli Stati Uniti – e aver riportato l’attenzione, nel 2020, sui fatti che portarono al Processo ai Chicago 7 – raccontando non solo l’attivismo studentesco contro la guerra nel Vietnam a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, ma anche la reiterata volontà di tutto il sistema politico e giudiziario americano di metterlo a tacere – con la sua ormai riconosciuta sensibilità verso le ingiustizie e la volontà di accendere un faro sulle vicende meno note dietro a fatti e personaggi iconici della cultura statunitense, Aaron Sorkin ci porta con Being the Ricardos agli sfavillanti anni Cinquanta. Quelli delle grandi star dell’intrattenimento radiofonico che diventano icone di stile sul grande schermo. E che sono stati capaci di creare e coccolare un pubblico fino ad allora sconosciuto, ma che presto ha saputo concretizzarsi in un enorme potenziale: gli spettatori dei programmi tv.

Tra i massimi rappresentanti di questa nuova frontiera dell’intrattenimento sono da annoverarsi, senza dubbio, Lucille Ball e suo marito Desi Arnaz. Non solo una delle coppie più amate della TV di quegli anni (anche dopo e oltre il loro divorzio), ma anche due simboli di quel cambiamento che si stava avendo negli States nel passaggio tra i programmi prevalentemente radiofonici ai grandi show nei neonati broadcaster televisivi. Basti pensare che la loro sit-com I Love Lucy (trasmessa in Italia con il titolo di Lucy e Io), andata in onda per ben 6 stagioni ed oltre 181 episodi – tutti girati in diretta, per poter cogliere immediatamente la reazione del pubblico presente in studio – dal 1951 al 1957 – garantiva alla sua emittente, la CBS, 60 milioni di spettatori a settimana. Provate ad immaginare la totalità del popolo italiano, incollata alla televisione ogni settimana su un solo programma: un qualcosa che, oggi, sarebbe semplicemente impossibile. Eppure, questi dati sul pubblico si sono confermati per tutta la tenuta in onda dello show, portando la dedizione degli spettatori verso Lucy e Desi ad un livello tale da considerarli quali membri di famiglia, che entravano ogni settimana, con fascino, carisma, delicatezza e una trascinante ironia, nelle loro case. Spesso arredate seguendo il gusto e l’eleganza con cui Lucy sapeva accogliere i propri ospiti.

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Nicole Kidman (Lucille Ball) e Javier Bardem (Desi Arnaz) in Being the Ricardos (A. Sorkin, 2021)

Il racconto di Being the Ricardos si sviluppa nell’arco di quella che venne definita una spaventosa settimana sul set di I Love Lucy, iniziata con l’avvio di un’inchiesta da parte della Commissione McCarty per la lotta alle attività antiamericane a carico di Lucille Ball, accusata di essere membro del Partito Comunista. La notizia manda nello scompiglio i produttori, gli sceneggiatori, il cast e, ovviamente, i due protagonisti dello show. Se Desi perderà la concentrazione sia sui suoi problemi coniugali (Lucille è nuovamente incinta e sospetta che il marito la tradisca) che sulla riuscita della puntata settimanale per cercare di attivare tutti i suoi contatti pur di liberare il prima possibile la moglie dalle pressioni ricevute non solo dai membri della Commissione, ma anche dalla morbosità della stampa dell’epoca (pronta, per la prima volta, ad usare il colore rosso pur di titolare Lucy Ball is RED, giocando, da una parte, con l’iconico colore dei suoi capelli e, dall’altro, sulla sua presunta appartenenza politica), Lucille, pur mostrandosi indifferente alle accuse che le vengono comminate, ripercorre le fasi principali della sua carriera, ricorda l’incontro con il marito e la nascita del loro amore e sembra piuttosto spaventata più dalle reazioni del suo pubblico che dalle possibili conseguenze di quell’indagine. Questo non le impedirà di non accettare nessun tipo di imposizione. Né dal marito, che vorrebbe portarla a dichiarare di aver firmato l’adesione al Partito per errore (ripetendo frequentemente io non ho firmato per sbaglio) sia rivendicando i suoi ideali: Non sono comunista, non sono mai stata comunista, ma tecnicamente sì, lo sono. Quella firma (che effettivamente fece) era un omaggio a suo nonno, un uomo che le aveva insegnato i valori e la necessità di tutelare i diritti di tutti i lavoratori. Mentire su questo farebbe perdere a Lucille il legame con il suo pubblico, che da lei ha sempre saputo di poter ricevere sincerità ed onestà. Ed impegno.

Co-protagonisti di quei difficili 7 giorni sono i membri dello staff di scrittura, capitanati dal produttore esecutivo e capo sceneggiatore Jess Oppenheimer e composto dai giovani sceneggiatori Bob Carrol Jr. e Madelyn Pugh (uno dei più noti duo artistici della storia della CBS, collaborando insieme per oltre 50 anni nella realizzazione di oltre 400 programmi televisivi per la stessa emittente). Nella presentazione di questi tre personaggi sta uno degli aspetti più interessanti di Being the Ricardos. Aaron Sorkin infatti, li sfrutta per creare un artificio narrativo, trasformando il suo biopic in un mokumentary, in cui sono proprio Oppenheimer, Carrol Jr e la Pugh, a decenni di distanza da quella spaventosa settimana, a raccontare come si svolsero i fatti, riportando poi lo spettatore negli Anni Cinquanta, tra le ricche location del set, i disordinati uffici della CBS e le sfavillanti stanze di Casa Ball-Arnaz. Se, quindi, a gestire il nervosismo di Lucy e Desi in quei giorni e a cercare di realizzare seppur tra mille difficoltà la puntata settimanale troviamo Tony Hale nei panni di un preoccupato per la sua carriera alla CBS Oppenheimer, Alia Shawkat in quelli della talentuosa e determinata Pugh e Jack Lacy a impersonare l’arrogante Jack Lacy, vedremo anche, rispettivamente, gli attori John Rubinstein, Linda Lavin e Ronny Cox rispondere alle finte domande dei filmmaker chiamati a raccogliere notizie sui fatti che caratterizzarono l’indagine contro Lucille Ball.

Tralasceremo il fatto che, anche se ancora non vi fidate pienamente di noi (siamo appena arrivati, dateci una possibilità!), il solo nome di Aaron Sorkin in sceneggiatura e alla regia dovrebbero essere una sufficiente rassicurazione e portarvi a mettere il prima possibile nella vostra agenda di visione il suo Being the Ricardos. Vi sarà al limite dell’impossibile non essere rapiti dai suoi lucidi e precisi movimenti di macchina, dai suoi primi piani ricchi di contesto narrativo, e vi basteranno pochi minuti di serrato dialogo tra gli interpreti per comprendere quale splendida penna al servizio del cinema egli sia, ormai da decenni. Forse non avrebbe troppo senso nemmeno ribadire quanta bravura, quanta maestria espressiva e capacità di cambiare registro (e lingua, visto che qui alterna con disinvoltura parti cantate in spagnolo – Arnaz era un cubano immigrato in America – a monologhi e dialoghi coinvolgenti in inglese) con leggerezza e agilità interpretativa dimostri ancora una volta Javier Bardem. Seppure Hollywood ancora lo releghi a ruoli ispanici, non comprendendone ancora appieno la poliedricità.

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Nicole Kidman è Lucille Ball in Being the Ricardos (A. Sorkin, 2021)

Ma in Being the Ricardos la diva indiscussa è Nicole Kidman. Non solo per il fatto di prestare il suo volto – non poco stravolto, non più dagli interventi estetici che ne stavano deturpando ormai il viso, minandone la capacità espressiva, ma da un magistrale trucco e parrucco che rendono difficile distinguerla dalle immagini reali del personaggio che interpreta – ad una delle donne più importanti della storia della televisione e della serialità. Lucille Ball, infatti, oltre ad essere stata protagonista, co-sceneggiatrice e produttrice di tutte le sit-com che ha realizzato in oltre vent’anni di carriera, è stata anche beniamina di milioni di americani tra gli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Settanta. Ma non fu solo questo. Infatti, proprio a lei si deve, oltre alla costante lotta e determinazione affinché le professioniste donna avessero parità di trattamento contrattuale e retributivo negli show che portavano il suo nome, la realizzazione della prima (e del successo che ne scaturì) stagione di Star Trek, per la quale non esitò a far valere il suo peso e la sua voce davanti ad una refrattaria NBC. E la Kidman riesce a portare sullo schermo tutta la determinazione, forza e bravura di questa splendida donna. Convincente. Con una recitazione magistralmente diretta da Sorkin, cui sembra evidente l’attrice australiana si sia completamente affidata. Ricevendo in cambio quella che non esitiamo a definire una delle sue interpretazioni più convincenti. Per le quali ha già ottenuto un Golden Globes come Miglior Attrice Protagonista e, non esitiamo a crederlo, la porta sempre più vicino ad ottenere la sua seconda statuetta agli Academy Awards (il primo Oscar nel 2003, per il suo ruolo in The Hours).

Se Desi Arnaz, in una delle frasi più rappresentative della denuncia anche sociale che Sorkin intende porre con Being the Ricardos, dice Sarebbe meglio che non sprecassimo il poco tempo che abbiamo a litigare perché non abbiamo più tempo, noi vi consigliamo di non perdere tempo. E guardare il prima possibile uno dei film più interessanti con cui si è chiuso il 2021. In attesa di ciò che il 2022 sta cinematograficamente preparando per noi.

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