“Alcuni film Pixar son stati creati con in mente un pubblico universale. Red no. Il target di questo film è estremamente specifico e confinato. Se ne siete parte, potrebbe funzionare per voi. Io non sono in questo target. Questo film è stato estenuante”

Con queste parole il critico cinematografico Sean O’Connell ha condiviso su Twitter la sua recensione del nuovo film targato Pixar, Red di Domee Shi (già premio Oscar per il corto d’animazione Bao) da oggi disponibile su Disney+. Nell’articolo, ora cancellato, criticava i riferimenti all’esperienza adolescenziale, dalle boyband alle cotte, passando per veloci riferimenti a tappe obbligatorie della pubertà, spiegando che il film sembrava essere stato realizzato solo ed esclusivamente per “gli amici di Domee Shi e i suoi famigliari più stretti”. Per lui era impossibile che il pubblico potesse rivedersi in una ragazzina tredicenne soprattutto a causa del suo specifico bagaglio culturale, citato molteplici volte nel corso della recensione, delimitando il gruppo di possibili fan di Red alle persone cino-canadesi, se possibile in età adolescenziale e residenti a Toronto.

red recensione film pixar
Esempio delle numerose parodie al tweet originale di Sean O’Connell

Internet si è scatenato come al solito, divertendosi a provare a dare un contesto alle parole di Sean O’Connell. Se guardiamo alla produzione Pixar, troviamo film che hanno protagonisti macchine, topi, robot, supereroi, pesci e mostri, i quali tuttavia non hanno mai portato a polemica di questa natura. Red non ha un target diverso dai suoi predecessori, è difatti nella sua essenza un semplice coming of age, come lo era Luca di Enrico Casarosa, e la sua specificità non è un ostacolo per l’immedesimazione, ma una possibilità di arricchimento e di diversificazione di un immaginario che necessita un rinnovo costante per essere apprezzato soprattutto dai più giovani.

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Red è la storia di Mei Lee, una ragazzina che cerca da sempre di rispettare l’idea di figlia perfetta impostale dalla madre Ming. È costretta a rifiutare giornate al karaoke insieme alle sue tre fedeli amiche – Miriam, Priya e Abby – pur di pulire il tempio, dove lavora come assistente, o studiare per essere la prima della classe. Un giorno, dopo un’esperienza particolarmente imbarazzante, Mei si sveglia e quando si guarda allo specchio, si rende conto di essersi trasformata, con suo grande orrore, in un panda rosso. Detesta quel suo corpo, a tal punto da definirsi un mostro, e quindi cerca di nasconderlo a tutte le persone che la circondano. Quando, però, il segreto viene a galla e Mei scopre che la sua trasformazione è causata dalle emozioni forti che per lei sono all’ordine del giorno, sceglie di sfruttare quella maledizione per esaudire il suo più grande desiderio: andare a vedere il concerto della sua band preferita insieme alle sue migliori amiche.

Si tratta sicuramente dello sguardo più veritiero e onesto che la Pixar abbia mai rivolto a quel periodo difficile che è la prima adolescenza, fatto di cambiamenti fisici, dubbi sulla propria identità e tempeste ormonali, ma non si limita a questo. Red è un invito soprattutto ad accettare il proprio panda rosso interiore, quel lato strano, ingombrante, che il mondo ci insegna fin da piccoli a reprimere. Per quanto la trama possa avere degli aspetti fantasy, Shi e la co-sceneggiatrice Julia Cho sono capace di catturare un preciso universo, molto famigliare a chi è cresciuto negli anni ’90 e ’00: dalle scelte fashion al Tamagotchi, passando per il culto delle boy band, Red è una creatura che parla di crescita con un linguaggio profondamente radicato nella nostalgia.

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È un peccato che Red, come Soul e Luca, sia vittima di un trattamento brutale da parte di Disney, che ha preferito eliminare completamente la finestra della sala cinematografica per questi titoli e distribuirli direttamente ed esclusivamente su Disney+. Sarebbe stato bello vedere le avventure di Mei Lee in un cinema, ma anche nella dimensione domestica, Red rimane un’esperienza da vivere con tutta la famiglia per parlare con leggerezza e senza tabù di quello strano e tortuoso percorso che è l’adolescenza e magari innamorarsi di un buffo panda rosso.

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