Isaac Wright Jr. viene arrestato nel 1989 a seguito di una importante retata contro il traffico di droga svolta congiuntamente dallo Stato di New York e quello del New Jersey. Nel 1991, dopo due anni di carcere preventivo, Wright Jr. viene giudicato la mente criminale dietro quelle azioni di distribuzione di stupefacenti e condannato all’ergastolo, a cui si aggiungono 72 anni di carcere per l’accumulo di altre condanne. Solo nel 1996, lui e il suo avvocato ottengono un’udienza per la revisione del caso, riuscendo a dimostrare che i tre testimoni chiave, portati al processo dal procuratore della contea di Somerset Nicholas Bissell, erano stati costretti a mentire per ottenere delle pene più leggere a loro carico. L’udienza di revisione del processo decreta la condanna comminata a Wright come illegittima e ne decreta il rilascio immediato.

Quando era in carcere, Isaac Wright Jr. aveva iniziato a studiare legge, per riuscire a comprendere al meglio quale dovesse essere la sua nuova linea difensiva. Diviene avvocato nello Stato del New Jersey nel 2008 ed attualmente esercita presso uno studio legale che si occupa di casi in cui si ritiene che i clienti siano stati ingiustamente accusati.

Agli anni della sua drammatica reclusione e all’ingiusta vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto è liberamente ispirata la serie tv, prodotta dalla ABC Studios e Sony Pictures Television e da poco rilasciata su Netflix e disponibile anche su Raiplay (era già stata trasmessa, decisamente in sordina, a gennaio 2021 su Rai4), For Life.

Ideata e scritta da un veterano della serialità americana quale Hank Steinberg (sua anche la serie Senza Traccia, vincitrice di diversi Emmy Awards e di un Golden Globe per il suo attore protagonista, Anthony LaPaglia), For Life si concentra sulla volontà del protagonista di diventare avvocato per riuscire ad auto-difendersi durante il suo processo-vendetta contro la procura di New York, sulla sua vita in carcere e sul suo fare pratica occupandosi dei casi di alcuni compagni di cella, accusati dalla stessa procura e che lui giudica ingiustamente condannati.

Pur discostandosi in numerosi aspetti dalla storia vera di Isaac Whight Jr., il palese intento della serie è quello di denunciare la fallibilità del sistema giudiziario americano, soprattutto laddove si trova a scontrarsi con questioni legate alla discriminazione razziale. In parallelo, le accuse riguardano anche il sistema carcerario, le sue forme più repressive e le reazioni ai tentativi, ormai sempre più frequenti, di alcuni direttori progressisti di migliorare le condizioni detentive dei carcerati.

Nicholas Pinnock in For Life – Credits: ABC/Giovanni Rufino

Il protagonista dei 12 episodi (poco più di 40 minuti ciascuno) della prima stagione di For Life è Aaron Wallace, interpretato dall’attore inglese Nicholas Pinnock (già protagonista, sempre per Netflix, della serie Criminal: UK). A lui il compito di riportare su schermo il senso della battaglia che il suo personaggio si trova a combattere. Uno scontro che non è solo contro la procura e i soprusi della polizia carceraria, ma anche con se stesso. Con il suo desiderio di vendetta che lo porta ad affrontare, spesso con egoismo, i casi che decide di difendere come se fossero semplicemente funzionali alla raccolta di prove da portare al processo di revisione della sua condanna. Attorno a lui ruotano diversi personaggi e si sviluppano tre diversi filoni narrativi. Da una parte, i membri della sua famiglia, costretti a vivere in una sorta di limbo emotivo i 9 anni della sua detenzione. Il peso della solitudine sembra colpire profondamente la moglie Marie (Joy Bryant, che, dopo una serie di ruoli minori da co-protagonista, dal 2010 fa parte del cast corale della serie Parenthood, ma che è proprio in For Life ad offrire la sua interpretazione più intensa e convincente), che non riesce ad abbandonare Aaron nella sua lotta né a interrompere il legame sentimentale con lui, nonostante da anni abbia iniziato una relazione con Darius, il migliore amico di lui, capace di dare alla donna quella stabilità emotiva ed economica che le è mancata dal giorno della carcerazione del marito. Marie si trova anche a dover crescere da sola la figlia Jasmine, ormai adolescente. La prima a non arrendersi alla condanna del padre, convinta della sua imminente scarcerazione e che decide di mettersi in gioco in prima persona pur di trovare le prove che lo aiutino a dimostrare la sua innocenza.

Indira Varma e Nicholas Pinnock in una scena di For Life – Credits: ABC/Giovanni Rufino

Dall’altra, ci sono i personaggi legati al sistema giudiziario e carcerario che Aaroon incontra durante il suo complesso processo verso la libertà. Se come assolutamente negativi appaiono quelli legati alla procura che lo ha accusato, descritti come ciecamente corrotti, For life cerca di assolvere alcune figure del sistema carcerario americano. Lo fa nel delineare il personaggio della direttrice della prigione, Safiya Masry (Indira Varma, anche lei inglese, già nota al grande pubblico per il ruolo di Ellaria Sand nella serie HBO Il trono di spade, nonché colei che ha prestato la voce al personaggio di Vivienne nel videogioco Dragon Age. Inquisition), centrale nella vicenda di Aaron e nel dargli sostegno nella sua affermazione come avvocato credibile e che, nonostante le difficoltà incontrate sul suo cammino di riforma delle condizioni detentive dei carcerati della prigione che dirige e legate anche al fatto che il suo orientamento sessuale non venga accettato né dai colleghi né dai suoi capi (sua moglie Anya Harrison/Mary Stuart Masterson è in lizza per la carica di di procuratore generale dello Stato di New York proprio contro il principale accusatore di Aaron).

Poi, ci sono gli imputati dei processi che Aaron decide di seguire dal carcere. Uomini prevalentemente afroamericani o ispanici. Costretti dal pregiudizio razziale e dalle condizioni economiche disagiate a non riuscire a professare adeguatamente la propria innocenza in aula e che troveranno nel loro compagno di cella spesso la prima dimostrazione di sostegno alla ridefinizione delle loro ingiuste condanne.

Scorrono veloci gli episodi di questa prima stagione di For Life. Che ha l’encomiabile vantaggio di cercare di dare risalto allo sviluppo narrativo di ogni personaggio, dedicando spesso ad ognuno di loro un intero episodio e la possibilità per il pubblico di comprendere al meglio le dinamiche che li coinvolgono e spingono nell’azione. Una serie che cerca di far luce su ciò che non dovrebbe essere la giustizia, sulle sue tare, sulle sue storture procedurali e processuali. Cercando di mostrare, al tempo stesso, come determinazione e conoscenza possano esserne il miglior antidoto.

Se in America è già stata rilasciata la seconda stagione, in Italia dovremo ancora attenderla per alcuni mesi. Mentre la ABC ha già comunicato che, nonostante le proteste del pubblico americano, non ha intenzione di procedere con una terza stagione. Sperando che la storia di Aaron non resti appesa ad un filo troppo sottile.

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