Kenneth BranaghGal GadotArmie HammerRose LeslieAnnette BeningEmma MackeyLetitia Michelle WrightSophie OkonedoTom BatemanAdam Garcia. Solo per citare alcuni tra gli attori della nuova trasposizione cinematografica di Assassinio sul Nilo, da uno dei più celebri romanzi gialli partoriti dalla geniale mente di Agatha Christie, con protagonista il famoso Hercule Poirot. Basta un cast stellare di questa portata a reggere le sorti di un film dalla storia e dai trascorsi cinematografici così iconici? Purtroppo no. E, nonostante l’innegabile e visibile passione di Kenneth Branagh (che, dopo il già non perfettamente riuscito Omicidio sull’Orient Express, torna dietro alla macchina da presa anche per questo secondo capitolo) per il detective belga, Assassinio sul Nilo lascia il sapore di una (ennesima) occasione persa.

Dopo la pubblicazione, nel 1937 (in Italia venne tradotto solo nel 1939), due trasposizioni televisive e (da oggi) due cinematografiche (la prima, con un irraggiungibile Peter Ustinov, a nostro giudizio l’attore che più e meglio di tutti ha saputo incarnare lo spirito originario di Poirot) , Assassinio sul Nilo (in alcune edizioni tradotto anche come Poirot sul Nilo) continua a mantenere viva la forza della propria trama. Mentre si trova in vacanza in Egitto, Hercule Poirot incontra l’amico Bouc/Tom Bateman e si lascia invitare ai festeggiamenti per le nozze tra una ricca ereditiera (Linnet/Gal Gadot) e un aitante imprenditore agricolo (Simon/Armie Hammer). Per la loro luna di miele, gli sposi decidono di fare una crociera sul Nilo ed invitano i loro ospiti ad unirsi a loro sul lussuoso Karnak, compreso Poirot, su richiesta degli stessi sposi. Una sera, l’ex fidanzata di lui e migliore amica di lei, Jacqueline/Emma Mackey, fa irruzione sulla barca e spara all’uomo, ferendolo a una gamba. Scioccata dal suo proprio gesto e in preda a un esaurimento nervoso, la donna viene sedata con una potente dose di morfina che la lascia incosciente tutta la notte. La mattina dopo viene scoperto il corpo senza vita di Linnet.
Se Jacqueline non può certamente essere l’autrice dell’omicidio, chi sarà il colpevole del crimine? Indagando, Hercule Poirot scoprirà presto che ciascuno dei passeggeri aveva una buona ragione per ucciderla.

Seppur decidendo di dedicare un ampio spazio alla ricostruzione del passato di Poirot (dall’esperienza in trincea durante la Prima Guerra Mondiale che gli ha sfigurato il viso e dato origine ai suoi caratteristici baffi, ai racconti sulla sola donna che abbia mai amato e tragicamente scomparsa, lasciandogli quel senso di vuoto e rigidità sentimentale che lo ha sempre accompagnato nelle sue indagini), Kenneth Branagh non riesce a dare ritmo alla narrazione. Il suo Assassinio sul Nilo risulta, in questo modo, lento, confuso, a tratti manieristico nella sua ossessione di caricare ogni inquadratura di una perfezione visiva che, in realtà, risulta estremamente artefatta e piatta.

Anche superando il tentativo registico (già iniziato nel corso della direzione del precedente capitolo cinematografico sull’Orient Express) di creare attorno a Hercule Poirot un personaggio che lo renda protagonista più dei nostri che dei tempi in cui Agatha Christie lo aveva creato e fatto vivere, la riuscita del film risulta particolarmente compromessa dall’incapacità e mancanza di coraggio di cercare di portare su un piano più moderno anche la storia. I protagonisti risultano così incastrati nella tela psicologica che Branagh cerca di costruire attorno al detective belga, senza mai riuscire davvero a mostrare la loro importanza narrativa e risultando sempre poco credibili ed incisivi nello sviluppo della trama.

Lo spettatore resta così privo di quelli che erano i punti forti delle storie della Christie, dettati dal riuscire a trasformare lo stesso lettore in protagonista dell’indagine, in possesso di tutti gli elementi, al pari di Poirot, per cercare di risolvere il caso e trovare l’assassino del delitto commesso. Guardando Assassinio sul Nilo, invece, diventa troppo facile per il pubblico chiedersi per quale motivo abbia dovuto spendere i soldi del biglietto quando avrebbe potuto aspettare l’uscita del film su qualche piattaforma e accontentarsi di una visione distratta dal divano di casa sua. A chi scrive, invece, la speranza che Kenneth Branagh smentisca il famoso detto e ci garantisca che ci sia un due senza tre. Concentrandosi su altri progetti (a breve, l’uscita nelle sale italiane di Belfast, in attesa di scoprire, il 27 marzo, se e quante statuette porterà a casa dalla notte degli Oscar) e lasciando Poirot alla coltivazione delle sue adorate zucchine saporite.

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