Amanda di Carolina Cavalli, presentato a Venezia 79 nella sezione Orizzonti Extra (leggi qui la nostra recensione), racconta, attraverso la strampalata odissea di una ragazza che vuole solo essere amata, lo spaesamento di un’intera generazione. In occasione della proiezione evento a Bologna per celebrare l’uscita in sala con I Wonder Pictures, abbiamo avuto la possibilità di intervistare la regista Carolina Cavalli e la protagonista Benedetta Porcaroli.

È la tua opera prima come regista. Come è stato il passaggio della scrittura alla regia? Era come te lo immaginavi?

Carolina: No. Infatti non pensavo che fossero esperienze diametralmente opposte. Io amo moltissimo scrivere, sto da sola, non sento la fatica della scrittura per niente e per questo pensavo che il set non sarebbe stato adatto alla mia personalità. Invece poi ho scoperto che ti dà molta adrenalina e molta dipendenza e il fatto di trasformare le cose che scrivi in uno spazio fisico e nella realtà è all’inizio un trauma e dopo diventa molto, molto stimolante, perché nel traslarlo nella realtà bisogna considerare molti più dettagli di quelli che appartengono alla nostra mera immaginazione. Era anche la prima volta che lavoravo con degli attori ed è stato dapprima un po’ traumatizzante nella fase dei provini. E poi è stato davvero un sollievo affidare a Benedetta il personaggio protagonista, perché siamo gemelle, ci compensiamo e ci rispettiamo a vicenda.

E quanto c’è di autobiografico nel film?

Carolina: Penso che il personaggio sia in realtà un mostriciattolo, perché c’è un po’ di me ma anche un po’ di Benedetta. Penso che Amanda sia molto più divertente e molto più speciale di me. Sono una sua grande fan più che altro.

amanda porcaroli intervista cavalli

Come nasce il personaggio di Amanda?

Carolina: Nasce prima il personaggio che tutto il resto della trama. A posteriori mi sono detta che forse nel creare Amanda ho pensato moltissimo ad alcune protagoniste di cui mi sento affascinata che sono soprattutto bambine o preadolescenti e l’idea di portarle in un’età adulta mi incuriosiva tantissimo, Quindi Amanda ha un po’ le caratteristiche di alcune protagoniste che amo, ma traslate in un’età più adulta per vederle in modo diverso.

E come è avvenuta la scelta della protagonista?

Carolina: È stato abbastanza un sollievo perché io stavo facendo tantissimi provini e sapevo che, se che se non trovavo Amanda non avrei fatto il film. Quando è arrivata Benedetta, mi sono accorta che funzionava perché avevo visto in lei cose molto specifiche del personaggio e quindi sapevo che aveva capito appieno Amanda.

Benedetta: Quando leggevo Amanda, vedevo me. Quando ho conosciuto Carolina, ho capito che ci assomigliavamo e per questo è stato bello lavorare su Amanda con lei, avere questa sinergia.

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Sul set come proseguiva il lavoro sul personaggio?

Benedetta: Il set è stato senza dubbio un lavoro di insieme e noi ci siamo impegnate ogni giorno per mantenere questo equilibrio. Io controllavo lei e lei controllava me. Lei mi ha diretta, ma abbiamo unito le forze. Abbiamo costruito Amanda piano piano, perché avevamo paura fosse troppo a volte. Quando ho vestito per la prima volta i panni di Amanda, ho capito che avevamo centrato il personaggio. Anche per i vestiti abbiamo fatto un lavoro importante, perché il personaggio di Amanda indossa lo stesso completo per tutto il film e volevamo che fosse veramente suo.

Come avete creato l’identità visiva di questo film?

Carolina: Per me è stata importante l’idea di spaesamento. Era importante aver un non-luogo senza attenersi a nessuna regola geografica e quindi c’erano diversi paesaggi che mi piacevano senza però la necessità che fossero coerentemente geograficamente parlando. Si tratta di un lavoro di astrazione dalle realtà fatto di concetti e di vuoti.

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