Quando si analizza la carriera di un regista trasformatosi poi in un monumento cinematografico, si ha l’eterna tendenza a cominciare dal secondo film, evitando quindi l’opera prima, spesso la più acerba, per arrivare a quella dove si ha già una forma già più compiuta della sua autorialità. Come risultato di questa strana censura, spesso gli esordi non ottengono una vera capillare distribuzione, restando nascosti o difficilmente reperibili come se si dovesse proteggere l’autore da qualcosa capace di intaccare l’idea che il pubblico ha di lui. Alcune case di distribuzione italiane gli ultimi anni si stanno impegnando per ribaltare questa tendenza: è successo ad aprile con il primo film di Bong Joon-ho, Cane che abbaia non morde, arrivato in sala con P.F.A. Films ed Emme Cinematografica, e ora accade con Following di Christopher Nolan grazie a Movies Inspired.
In alcune delle principali città italiane (nello specifico Roma, Milano e Torino) il film è già uscito il 17 agosto, mentre altrove uscirà il 23 agosto, in concomitanza con il suo nuovo e attesissimo film, Oppenheimer (complice una scelta distributiva che lo porta in Italia con un mese di ritardo rispetto al resto del mondo, privandoci del fenomeno Barbenheimer). Following, logicamente, agisce su una scala molto meno epica rispetto ai successivi film dell’autore. Si tratta di un noir, girato in bianco e nero con meno rigore e più libertà nei movimento di macchina. Nonostante una cifra stilistica ancora acerba che troverà già una maggiore maturità con Memento, Following anticipa già alcuni motivi che diventeranno fondamentali nel cinema di Nolan.
Il tempo è visto da Christopher Nolan come fonte di possibilità ma anche di angoscia. Ogni suo film cerca un modo per manipolarlo, per controllarlo e plasmarlo. In Following le tre linee temporali tra cui si muove il protagonista (Jeremy Theobald) hanno confini estremamente labili: sfociano l’una nell’altra, confondendosi e negandosi a vicenda. Il personaggio di Theobald è un giovane scrittore, senza una vera occupazione, che prova piacere nel seguire sconosciuti per le strade di Londra. Un giorno, però, uno di loro, Cobb (Alex Haw), scopre l’uomo e decide di coinvolgerlo in un pericoloso schema criminale guidato anch’esso dalla curiosità.
Following è un film innatamente voyeuristico, la cinepresa di Nolan sembra sempre sbucare dall’angolo, mostrando immagini proibite e violando la privacy dei protagonisti. La struttura frammentaria aiuta a confondere, a gettare un fumogeno davanti agli occhi del pubblico per nascondere come si svilupperà l’intreccio. I personaggi rappresentano i principali topoi del cinema noir, senza particolari rivoluzioni, ma l’inventiva di Nolan li infonde con una bizzarra energia. Per quanto, se paragonato a suoi titoli più recenti, Following possa apparire immaturo e incerto, vederlo ora aiuta a capire meglio l’autore, specialmente se visto insieme a Oppenheimer.