Cosa rimane di noi dopo che abbiamo lasciato questa Terra? Si è soliti definire questo lascito con la parola “eredità”, una parola ingombrante, un peso da portare per chi dovrà, se vorrà, seguire le nostre orme, far sì che le nostre idee non muoiano con il nostro corpo. Con una carriera alle spalle di oltre cinquant’anni, il Maestro Hayao Miyazaki, che festeggia quest’anno 83 anni, sente l’urgenza di queste domande, il bisogno di sapere dopo cosa riserverà il futuro per la sua arte. Il suo nuovo film, Il ragazzo e l’airone, è il tentativo di dare una risposta a quesiti che non hanno una risposta per natura ed è proprio da questa ricerca poetica che scaturisce un peculiare tipo di conforto, che non consola, ma aiuta ad accettare quello che non si può controllare.

ragazzo airone recensione miyazaki

Nel 2013 Miyazaki aveva realizzato quello che agli occhi di tutti era il suo ultimo film, Si alza il vento, il fittizio biopic di un ingegnere aeronautico giapponese Jiro Horikoshi incentrato sul duplice valore delle sue invenzioni, divise e sospese tra immaginazione e violenza. La poesia di Paul Valéry, Cimitero Marino, uno dei fil rouge del film, recitava “Si alza il vento, bisogna tentare di vivere”. Mancava in tutto questo tuttavia il “come”, le istruzioni per andare avanti, per continuare a vivere. Nato con il titolo originale di How do you live?, Il ragazzo e l’airone nasce a 10 anni di distanza proprio per colmare quei vuoti con maturità ma senza mai perdere la magia che contraddistingue tutte le produzioni dello studio.

Mahito Maki ha perso la madre, uccisa nell’incendio dell’ospedale di Tokyo nel 1943, ad appena dodici anni. Continua a sognarla, avvolta nelle fiamme come una fenice che non riesce a rinascere. Suo padre nel mentre si è risposato con la cognata Natsuko che aspetta già un bambino e ora la famiglia è costretta a traslocare nella tenuta di campagna della donna. Qui il ragazzo incontra un misterioso airone grigio, che sembra conoscere i segreti della torre diroccata che domina il giardino.

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Il ragazzo e l’airone è contemporaneamente l’opera più concreta e quella più astratta di Miyazaki: la storia collettiva è interpretata, come fece Una tomba per le lucciole di Isao Takahata, come una prigione traumatica da cui difficilmente l’uomo può trovare via di fuga. La vita del singolo offre talvolta però delle piccole istanze oniriche a cui aggrapparsi e in queste si può trovare nuova linfa vitale oppure forme alternative di pace interiore. 

Non sarà il film finale di Miyazaki (il Maestro ha già annunciato di star lavorando a nuove idee), ma Il ragazzo e l’airone assomiglia a un addio, un modo per fare i conti con la propria eredità e per omaggiare chi ci ha preceduti (un personaggio è un chiaro omaggio a Takahata, a sua volta maestro di Miyazaki). È anche il raccoglitore di tutte le tematiche e i tratti di forza dello Studio Ghibli. Dal coraggio dei bambini al passato come trauma, passando anche per animaletti adorabili, il film omaggia il passato trovando un nuovo vigore che sa di rinascita, di nuova ripartenza con matura consapevolezza e rinnovata meraviglia.

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