Ieri a Lido di Venezia il primo evento speciale di questa ricca edizione delle Giornate degli autori, con il ritorno alla regia di Antonio Pisu e il suo Nina dei Lupi, da oggi in sala. Confermata la fruttuosa collaborazione con la bolognese Genoma Films di Paolo Rossi, che continua a presentare un cinema coraggioso, di genere ed attento alle principali questioni sociali che coinvolgono gli spettatori. Come tutti noi.

La trama

Una tempesta solare colpisce la terra. Isolandola. Tutte le apparecchiature elettroniche smettono di funzionare. Nessun modo per restare in contatto con il resto del pianeta. Lo stesso giorno, una bambina viene trovata nel bosco da due cacciatori, abitanti di uno sperduto paesino di montagna. Il suo nome è Nina.

La sciagura – come da allora viene chiamato lo stravolgente evento atmosferico – sembra aver cambiato per sempre l’intera civiltà. Che si rifugia nel forzato isolamento per dare libero sfogo e, allo stesso tempo, giustificazione alla volontà di abbandonarsi a sentimenti di egoismo e individualismo. In questa desolazione – sia paesaggistica che emotiva – sembra che a prosperare sia solo il paese che ha accolto Nina. La terra arida che lo circonda diventa feconda nel piccolo abitato montanaro e i suoi abitanti sono pronti a qualsiasi cosa pur di salvare quel privilegio. Il cibo non scarseggia, la mancanza di elettricità viene attutita da un ritorno all’abbandonata vita contadina più tradizionale. Ma vige la legge del più forte. Dell’istruzione che serve solo a distogliere dalla vita nei campi. Dall’uomo posto al centro di un sistema sociale che vede la donna solo come moglie, maestra e guardiana della vita domestica.

In questo contesto, Nina viene percepita da tutti come una strega, a causa di anomali eventi che si verificano in sua presenza. E che la tengono ai margini della vita di paese, ma temuta da tutti.

GdA Nina dei Lupi

Questo precario equilibrio isolato verrà scosso dall’arrivo di un misterioso viandante. Accolto con titubanza in paese, l’uomo verrà usato come tramite tra un mondo deprivato di ogni risorsa e l’isola felice attorno ai monti che si è salvata solo isolandosi a tutto e tutti. La loro curiosità e quell’aver voluto ancora avere fiducia nell’umanità sarà la loro rovina e presterà il fianco ad un’invasione di predoni che stravolgerà il loro equilibrio. Rendendoli schiavi. Spogliati degli ultimi barlumi di dignità che erano rimasti loro. Solo Nina riuscirà a fuggire. Trovando riparo in casa di un cacciatore. Lì conoscerà il proprio passato, prenderà consapevolezza dei propri poteri. Fino a scoprire se stessa e il suo ruolo in quella sciagurata disgrazia. E comprendere il proprio ruolo in quella società malata: essere Nina dei lupi

Oltre l’ambientalismo, la ricerca dell’uomo

Se è evidente l’intenzione di Antonio Pisu di attribuire all’uomo le colpe di un mondo malato e di una natura sempre più schiacciata dall’inquinamento, dall’espropriazione massiccia delle sue risorse, più sottile è in Nina dei lupi lo sguardo verso l’umanità perduta. Lo fa raccontando un mondo guidato da leggi insensate e inumane. Lascia che sia uno straziante monologo di Tiziana Foschi a sottolinearlo.

GdA Nina dei Lupi

All’interno di una scena di abuso e sopraffazione dell’individuo, il suo personaggio invita la vittima a non avere paura, a lasciarsi guidare da ciò che le stia succedendo. Lo fa nella consapevolezza dell’atrocità perpetrata. Nella certezza che la drammaticità di quello che sta succedendo non potrà essere dimenticata. Lo fa per mostrare come l’uomo, nonostante si circondi delle più sofisticate macchine e tecnologie, continui ad essere un animale preda dei propri più beceri istinti. Pronto ad aggredire pur di non essere aggredito.

Affidandosi ad uno stile che non nasconde l’interesse verso il fantasy e le ambientazioni distopiche, Nina dei lupi , nella direzione degli attori, mostra palese quell’abitudine all’ambientazione e messa in scena teatrale che Antonio Pisu non ha mai abbandonato. In questo modo, la recitazione a tratti esagerata di Sergio Rubini e Sandra Ceccarelli trovano un contesto non macchiettistico. E permettono alle interpretazioni per sottrazione dei Davide Silvestri di dare forza ad un personaggio appena tratteggiato nella narrazione. In questo spicca senza dubbio la capacità della giovane Sara Ciocca di portare sullo schermo una Nina profonda e tenace. Per una pellicola che arriva dai lustrini di uno dei festival più importanti al mondo per portare al pubblico il suo messaggio di umanità.

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