Arriva in sala domani Ipersonnia, opera prima di Alberto Mascia, presentato per la sezione Favolacce al TFF40. Vincitore per Premio Solinas Experimenta, nel suo tentativo di giostrarsi tra diverse forme di ibridazione di genere, il film purtroppo sembra presto perdere il fulcro narrativo, mentre il cast non riesce a renderlo avvincente.

La trama

In un futuro prossimo e distopico, le vecchie carceri congestionate e violente sono solo un ricordo: ora i detenuti, grazie al progetto governativo Hypnos, scontano la pena in uno stato di sonno profondo che li rende inoffensivi. L’ipersonno è un sistema economico ed efficiente, perché ha drasticamente ridotto il tasso di recidiva criminale. Anche perché rende i detenuti al risveglio alla stregua di zombie, incapaci di riconoscere la realtà dalla finzione per diversi mesi dopo il ritorno in libertà.

TFF40 Ipersonnia recensione

Ma non tutto funziona come dovrebbe: un giorno David Damiani (Stefano Accorsi), psicologo carcerario, si trova di fronte a un detenuto aggressivo di cui sono andati persi tutti i dati. L’imprevisto innescherà una catena di eventi che costringeranno lo
stesso David a confrontarsi con i fantasmi del proprio passato, e con una cospirazione che coinvolgerà anche Viola (Caterina Shulha), l’amore della sua vita, e che lo porterà a scoprire che niente è ciò che sembra.

TFF40 Ipersonnia recensione

La nostra recensione

A non funzionare non è solo il progetto che costringe al sonno coatto i detenuti. Perché anche lo spettatore, guardando Ipersonnia, vorrebbe poter crollare in un sonno profondo piuttosto che subire la condanna di terminare la visione del film.

E il rammarico di arrivare a questa conclusione è forte per chi scrive. Il soggetto presentato al Premio Solinas era di assoluto interesse e rilievo, facendo presagire (finalmente) una storia originale, capace di spaziare tra generi e registri narrativi. Purtroppo non è stato così. Nonostante le intenzioni stesse del regista, probabilmente ancora troppo acerbo per riuscire nel suo interno originario.

Il risultato è un film piatto, senza nessun vero culmine di suspense e con effetti visivi che rasentano il ridicolo. Non aiuta un cast che – seppur prestigioso – risulta inadatto e inadeguato a rendere la complessità dei propri personaggi. Contribuendo a banalizzare la loro resa scenica.

Il film arriva velocemente in sala. Un rapido passaggio prima di approdare su piattaforma (la produzione è in collaborazione con Amazon Prime Video). Destinato a sparire nei meandri dell’assonnato algoritmo.

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