Uno scandalo ha due modi per essere raccontato: sussurrato per diletto in momenti di pausa, un momento di condivisione leggera con il gossip dell’ultima ora, o urlato a caratteri cubitali sulla prima pagina dei tabloid. Queste due forme non possono essere separate l’una dall’altra. Uno scandalo deve essere un fenomeno mediatico e anche timido gossip, deve vivere per annunci e per mero passaparola, trasformandosi attraverso la narrazione personale. Ogni persona ne racconta dettagli diversi, sottolinea aspetti che hanno attirato la sua attenzione. Se uno scandalo è tradizionalmente inteso come un evento che sconvolge la morale collettiva, raccontarlo diventa anche un’innata presa di posizione. Si può denunciarlo, come sensazionalizzarlo con esagerazioni.
Todd Haynes, nel suo nuovo film May December, racconta uno scandalo quando l’entusiasmo e lo scalpore muoiono e arriva la normalità. Lo scandalo diventa così il suo contrario, la banalità, qualcosa che viene accettata perché naturalmente parte della quotidianità di un gruppo. È così, fatta eccezione di qualche pacco vagamente minatorio, che gli abitanti di Savannah si comportano con Gracie Atherton-Yoo (Julianne Moore) e Joe Yoo (Charles Melton), una coppia finita in prima pagina sui giornali nel 1992 quando lei, all’epoca di 36 anni, venne scoperta ad approfittarsi sessualmente di lui, in quel momento appena tredicenne. Un periodo in carcere, tre figli più tardi e ventitré anni dopo la coppia sta ancora insieme. Nessuno osa ormai più dire niente, anche se tutti vorrebbero farlo.
A Savannah compare un’attrice, Elizabeth Berry (Natalie Portman), conosciuta soprattutto per il suo ruolo come veterinaria nella serie Norah’s Arch ma che cerca finalmente l’opportunità giusta per essere presa sul serio dall’industria. Così quando le viene proposto di interpretare Gracie in un film, decide di passare del tempo con loro per capirli e studiarli. Presto però la vicinanza tra le due donne porta i confini tra l’una e l’altra a farsi sempre più labili, a rubarsi a vicenda e diventare lo specchio l’una dell’altra.
Liberamente ispirato a un vero scandalo – quello di Mary Kay Letourneau e Vili Fualaau, May December, da domani 21 marzo nelle sale italiane, non vuole essere un film dalle facili sentenze. Sa da che parte stare, ma preferisce giocare con il pubblico, mettendolo in una posizione di costante disagio e di interrogazione sulla necessità stessa dei film che lucrano sulle storie vere. Per questo il film, grazie alla sceneggiatura firmata dalla debuttante Samy Burch, decide di giocare con le logiche del melodramma, esagerando ogni gesto, ogni scelta attoriale (nota speciale per la zeppola di Julianne Moore). Se il melodramma è la logica generale del film, è anche vero che i tre protagonisti di May December sono tre declinazioni dello scandalo: Elizabeth è la sensazionalizzazione, Gracie la carnefice trasformata in icona mediatica e Joe la vittima silenziosa.
Quando fu annunciato il casting di Charles Melton, sui social si scatenò l’ilarità. Nel suo passato sullo schermo c’erano solo progetti teen come Riverdale. Vederlo in May December equivale a una vera e propria rivelazione. È un’interpretazione che opera in punti di piedi per un personaggio che è stato costretto a ragionare con le regole altrui per tanti anni e ora usa la sua innata gentilezza come strumento per non affondare.