Marguerite Hoffman (Ella Rumpf) è la studentessa perfetta. Attenta, precisa, una macchina da guerra accademica: tutte caratteristiche che le hanno assicurato un dottorato in Matematica alla prestigiosa École Normale Supérieure. Il suo successo è anche una maledizione, specialmente in un ambiente dominato dagli uomini. Tutti gli occhi son puntati su di lei per giudicare ogni suo passo. Quando Marguerite fa un errore, è il suo mondo a crollare, distruggendo ogni sua certezza.

Marguerite non ha mai conosciuto una vita fuori dalla sua bravura, quindi quando sceglie di abbandonare la sua carriera universitaria si trova a muoversi in una nuova vita di cui non conosce le regole. A guidarla è Noa (Sonia Bonny), uno spirito libero, caotico che prova a contaminare Marguerite. Presentato al Festival di Cannes, Il teorema di Marguerite della regista franco-svedese Anna Novion è interessato a studiare la sua protagonista come una cavia da laboratorio in un tentativo di capire gli effetti delle aspettative, specialmente in ambito accademico.

È la maledizione del bambino prodigo: l’abitudine alla perfezione, al risultato migliore a tutti i costi pur di lasciare in disparte la propria salute è una doppia lama, un percorso già pronto da cui è facile deragliare. Il teorema di Marguerite, da questa settimana nelle sale italiane, tuttavia, sembra più interessato a sottolineare le sincrasi della sua protagonista e il modo in cui potrebbe adattarsi alle norme sociali, piuttosto che a riconoscere gli innati problemi del sistema accademico tra la crudele competizione e la rampante misoginia.

Ella Rumpf, conosciuta dal pubblico prevalentemente per il suo ruolo in Raw – Una cruda verità di Julia Ducournau, prova a dare vita a un personaggio che vive di stereotipi. Nulla di quello che Marguerite fa si distacca dall’idea del genio solitario o del brutto anatroccolo.

Il teorema di Marguerite segue una storia già fatta, già collaudata, o forse sarebbe meglio parlare di una formula matematica in cui la protagonista non è un’incognita ma un elemento conosciuto e fondamentale. Come l’amore di Marguerite per la matematica dipende dalla sua capacità di mettere in ordine anche l’infinito, il film risulta estremamente e forse troppo ordinato in una struttura rigida e al contempo indecisa nel genere narrativo.

Articoli simili