Nel 1961, uno dei tre ritratti del Duca di Wellington dipinti da Francisco Goya venne messo all’asta. Il collezionista newyorkese Charles Wrightsman provò a comprarlo per circa 140.000 sterline (equivalenti adesso, per il tasso d’inflazione, a circa 3 milioni), ma il governo, definendo l’opera di interesse nazionale, fermò la vendita e riuscì ad acquistarlo, anche grazie all’intervento della Wolfson Foundation che offrì 100.000 sterline per la causa. Il dipinto venne esposto alla National Gallery di Londra il 2 agosto 1961. 19 giorni più tardi, la mattina del 21 agosto all’apertura delle porte del museo, le guardie notarono che era sparito.

Si trattava del primo furto della storia della National Gallery in 138 anni. Le teorie sui giornali erano diverse e sempre più assurde: c’era chi pensava che il ladro volesse celebrare il furto della Gioconda da parte di Vincenzo Perugia essendo il ritratto del Duca di Wellington sparito a 50 anni esatti da quell’evento, altri parlavano invece di un gruppo altamente pericoloso, collegato alla criminalità organizzata francese. Il primo capitolo della saga di James Bond, Agente 007 – Licenza di uccidere (risalente a un anno dopo il furto), incolpava lo stesso Dr. No del furto, facendo trovare a Bond il quadro all’interno della sua dimora.

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Quando il ladro si consegnò alla polizia il 19 luglio 1965, dopo aver restituito il quadro intatto, la stampa e la polizia rimasero stupite nello scoprire che l’uomo in questione non aveva nulla a che fare con le loro congetture. Si trattava di Kempton Bunton, un autista di sessantuno anni che da tempo non riesce a trovare un impiego stabile a causa del suo impegno politico e sociale. Spiegò alla polizia che aveva rubato il quadro per attirare l’attenzione sulla sua lotta per offrire licenze televisive gratuite ai pensionati. Le sue intenzioni non erano criminali, come si mormorava: Kempton Bunton era uno strano e bizzarro Robin Hood che voleva migliorare la società.

Una storia così strana e rocambolesca era destinata a diventare un film prima o poi e la fortuna ha voluto che fosse Roger Michell a prendersi l’incarico. Il regista di Notting Hill, morto nel settembre dell’anno scorso, firma con Il Ritratto del Duca, presentato fuori concorso alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia del 2020, la sua ultima opera di finzione (seguirà il documentario Elizabeth: A Portrait in Parts, in uscita quest’anno) che appare coma una somma del suo cinema: un inno all’arte di trovare la leggerezza in posti inaspettati e il ricordo di un particolare genere di commedia che sembra essersi perso con il tempo.

Nei panni dell’inaspettato beniamino Kempton Bunton, Michell chiama Jim Broadbent, uno dei volti più amabili del cinema internazionale. È la sua tenacia ingenua a guidare il film, regalando anche a una storia così assurda un fondamento concreto. La moglie Dolly è interpretata invece da Helen Mirren, che dimostra in Il Ritratto del Duca di trovare ancora il modo di sorprendere il pubblico nonostante la lunga e fitta carriera: il suo personaggio rappresenta difatti il fulcro comico del film, seppur in modi particolari. Broadbent e Mirren sembrano nati per condividere lo schermo e la loro chimica rende credibile e visibile sullo schermo ogni anno del matrimonio tra Kempton e Dorothy. A completare il cast sono Jack Bandeira e Fionn Whitehead nei panni dei figli della coppia e un divertente Matthew Goode come avvocato di Kempton.

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La sceneggiatura firmata da Richard Bean e Clive Coleman, famosi in Inghilterra per i loro lavori sia per la televisione che per il teatro, sceglie di inquadrare Kempton Bunton come un eroe classico, concentrandosi sulla grandezza della sua impresa e lasciando in disparte l’aspetto più chiaramente politico della storia. Il risultato è un film che ricorda la tradizione dei migliori caper movie con un umorismo intelligente e mai scontato e una dolcezza inaspettata, dando al suo Robin Hood il riconoscimento che merita per la impresa ai limiti della legge ma realizzata per il bene del prossimo.

Il Ritratto del Duca è nelle sale italiane da oggi, 3 marzo, grazie a Bim Distribuzione.

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