Ieri sera anche il pubblico del TFF40 ha potuto assistere alla proiezione di uno dei titoli più attesi, presentato fuori concorso: She said – Anche io, di Maria Schrader. Un film che racconta le origini dell’inchiesta giornalistica che fu capace di porre fine a decenni di silenzio sugli abusi sessuali commessi ad Hollywood, sulle prevaricazioni di Harvey Weinstein ai danni di giovani collaboratrici ed attrici esordienti e da cui ha preso inizio il movimento #metoo.

Presentandosi come un omaggio al giornalismo investigativo e alla sua capacità di smascherare i più atroci delitti, She said – Anche io riporta fedelmente le indagini svolte dal New York Times e che hanno permesso di raccogliere le testimonianze e le prove che hanno permesso di avviare le indagini sugli abusi perpetrati per decenni da uno degli uomini più potenti di Hollywood. Fu grazie a quell’inchiesta che la Miramax smise di proteggere il proprio Presidente, Harvey Weinstein. Permettendo così di portare alla luce oltre 80 casi di abusi sessuali e stupri che aveva commesso nei decenni.

La trama

Megan Twohey (Carey Mulligan) e Jody Kantor (Zoe Kazan) sono due giovani redattrici del New York Times. Entrambe si sono già occupate di casi di abusi di potere da parte di rappresentanti di importanti multinazionali americane ai danni di proprie dipendenti. Megan è la giornalista che ha scritto per prima, nel 2016, delle accuse di comportamenti sessuali impropri commessi da Donald Trump prima della sua elezione a Presidente degli Stati Uniti. Jody ha già fatto portato ad incriminare alcuni capi di Starbuk’s e Amazon, accusati di mancato rispetto dei diritti dei propri lavoratori.

Svolgono il loro lavoro senza sosta. Entrambe quasi schiacciate dal non riuscire a conciliare il loro dovere di reporter con i loro impegni di donne, madri e mogli. Ma agguerrite di fronte alla volontà di non permettere a nessun uomo di commettere abusi su altre donne. Sarà questo a portarle ad interessarsi ad alcune dichiarazioni, all’inizio diffuse solo sui social media, di alcune attrici che sostengono di essere state abusate da uno dei produttori più potenti di Hollywood. Spinte dalla loro capo-redattrice, Rebecca Corbett (Patricia Clarkson), iniziano a cercare di raccogliere testimonianze credibili e prove inconfutabili che possano supportare la loro inchiesta.

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(from left) Jodi Kantor (Zoe Kazan), Megan Twohey (Carey Mulligan), Dean Baquet (Andre Braugher), and Rebecca Corbett (Patricia Clarkson) in SHE SAID, directed by Maria Schrader.

In un ritmo frenetico, fatto di lunghe telefonate con alcune ex collaboratrici e giovani attrici alle prime esperienze di set, di lunghe trasferte in macchina per convincere i reticenti a parlare e interminabili riunioni di redazione durante le quali raccogliere e verificare i materiali, in She said – Anche io la Schrader confeziona il suo film senza distorcere il potere che l’inchiesta del New York Times ebbe sullo scardinare dalle fondamenta il sistema di corruzione che la Miramax aveva costruito a suon di protocolli di riservatezza per nascondere i crimini commessi e il fatto che sia stato merito della Twohey e della Kantor se gli inquirenti sono stati poi in grado di avere l’ossatura attorno alla quale costruire il processo Weinstein.

La nostra recensione

Il film non intende concedere assoluzione all’intero sistema dello show business hollywoodiano, denunciandone la responsabilità per i troppi anni di silenzio, nonostante tutti sapessero. Semplicemente, perché gli abusi erano già stati denunciati. Ma le vittime messe a tacere, allontanante dalle proprie professioni, impossibilitate a continuare le loro carriere di attrici, assistenti o segretarie di produzione. Solo per aver rifiutato o denunciato le avances del loro capo. Di quell’uomo, Weinstein, successivamente accusato di essere un abusatore seriale.

Un cast al femminile di assoluto rilievo quello chiamato da Maria Schader a impersonare le sue giornaliste eroine. Assolutamente centrate ed impatto le interpretazioni della Mulligan e della Kazan. Anche nel portare sullo schermo la fragilità delle due donne e l’empatia che provarono verso le vittime che avevano trovato e volevano tutelare. Sconvolgente e coraggiosa la scelta di Ashley Judd di interpretare se stessa, riportando alla luce il ruolo che ebbe il suo coinvolgimento ufficiale nell’inchiesta nell’aiutare altre donne ad unirsi al pool di testimoni.

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(from left) Jodi Kantor (Zoe Kazan) and Megan Twohey (Carey Mulligan) in SHE SAID, directed by Maria Schrader.

La sola nota negativa che troviamo è nel titolo italiano che si è scelto di abbinare a quello originale: Anche io. Indubbiamente, con l’intento di ammiccare al più noto movimento del Me Too, che esplose proprio dopo la pubblicazione dell’inchiesta del NYT di cui parla il film. Ma che non permette di comprendere, invece, la potenza di quel Lei l’ha detto, che punta proprio a sottolineare come le donne abusate avessero parlato, avessero provato a raccontare ciò che il produttore della Miramax aveva loro fatto subire. Ma che nessuno, prima della Thowly e della Kantor, aveva voluto ascoltare. Voci di vittime che riusciamo finalmente ad ascoltare nella loro drammaticità, grazie proprio alla visione di She Said.

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