I ragazzi a sinistra, le ragazze a destra: nuova classe, nuova scuola e Robin deve scegliere dove sedersi. Sin da questa sequenza iniziale appare evidente come il tema cardine di Before I Change My Mind sia la ricerca del proprio posto nel mondo: all’interno della questione di genere, all’interno dei gruppi sociali, all’interno dei contesti culturali. Il punto di forza di questo film, presentato nell’ambito del 37° MiX Festival Internazionale di Cinema LGBTQ+ e Cultura Queer e che segna il debutto nel lungometraggio del regista Trevor Anderson (fin qui autore di videoclip e cortometraggi), è mostrare come il riproporsi della questione nei vari ambiti sottragga alla questione stessa, se ridotta a uno solo di essi, la sua presunta problematicità.

“Cosa sei?”

Se infatti subito dopo quella scena a Robin viene chiesto “What are you?” (“Cosa sei?” in riferimento alla dicotomia maschio/femmina), l’assenza di una sua risposta permette al film di operare ciò che a prima vista sembra un detour dalla rotta principale ma che in realtà si rivela essere una vera e propria presa di posizione autoriale: né Robin né il film danno una risposta a quella domanda perché tale domanda è già “vecchia”, è (o dovrebbe essere) già fuori dal discorso culturale del nostro presente. Non è un caso infatti che il film sia ambientato negli anni Ottanta (nel 1987, per la precisione): oltre all’evidente aspetto autobiografico per quanto concerne la poetica del regista, questa contestualizzazione permette da un lato di mostrare che il “falso problema” dell’identità di genere e della scelta di essere non-binari ha in sé il potenziale di essere già risolto, dall’altro di rivestire un ben costruito coming of age di una patina camp che solletica lo spettatore più accorto con note, colori, effetti grafici tipici della pop culture di quel periodo.

Before i change my mind recensione

Fondamentali in questo senso sono gli inserti che richiamano il look dei nastri vhs, i costumi curati da Leona Brausen (da lei personalmente indossati negli anni Ottanta a New York) e il montaggio di Justin Lachance, che rimanda esplicitamente a scelte estetiche da videoclip. Una delle ispirazioni dichiarate da Anderson è proprio il palinsesto di MTV della sua adolescenza, in particolare i video delle canzoni di Cyndi Lauper.

Coming of age con un look analogico

Nel percorso di Robin, non esente da tradimenti, sofferenze amorose e nuove amicizie, si ritrova tutta la difficoltà della crescita di un adolescente di provincia vittima di bullismo a scuola e di una situazione non felice a casa: Robin e il padre si sono appena trasferiti nella nuova cittadina, la presenza della madre viene restituita allo spettatore solo attraverso alcuni brevi inserti dal look analogico, a riproporre la frammentata memoria di Robin di un passato che cela dietro una cover coloratissima un dolore irrappresentabile.

Perché poi, in questa nuova vita, Robin provi un’irresistibile attrazione verso il bullo della scuola e cerchi di imporgli la propria presenza e la propria amicizia è uno dei contradditori misteri dell’adolescenza, età che Anderson sa ben delineare, tra gite scolastiche e case sugli alberi, attraverso una simpatica rete di personaggi costruiti benissimo a livello narrativo e ancor meglio interpretati dai giovani attori del cast. Su tutti spicca Vaughan Murrae, l’attore non binario che interpreta Robin con estrema naturalezza, ma sono meritevoli di una menzione anche Lacey Oake nei panni dell’amica Izzy e lo stesso Trevor Anderson in quelli dell’eccentrico regista del musical Mary Magdalene Video Star, a cui gli studenti sono invitati a partecipare con la loro banda di sassofoni.

Tra scoperte di sé, dell’altro e della propria capacità di reagire alle prove a cui la vita ci sottopone, Before I Change My Mind evita volutamente di dare un’esplicita risposta al quesito iniziale per dirottare la nostra attenzione su una domanda molto più importante: che tipo di persona vogliamo essere?

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