Si è svolta ieri la proiezione ufficiale di uno dei titoli più attesi, in concorso per la sezione Orizzonti alla 79° edizione della Mostra di Venezia: En los margenes (On the fringeAi margini), opera prima da regista dell’attore argentino Juan Diego Botto. Un film corale che, attraverso tre differenti storie che finiranno per intrecciarsi, cerca di portare l’attenzione sulla disperazione generata dalla crisi economica e del credito in Spagna per guardare ai tremendi riflessi ed influssi che ha avuto su tutta la società del paese.

La trama

In 24 ore, le storie di tre personaggi si incrociano ai margini della società di Madrid. Siamo nel pieno della crisi economica e del credito degli istituti bancari spagnoli. Lo stato non è più in grado di sostenere le banche, che iniziano a pretendere la restituzione dei debiti ipotecari e procedono con gli sfratti dei debitori.

In questo contesto, incontriamo i protagonisti di En los margenes. Da una parte, una donna che ha tempo fino alla mattina successiva per scongiurare di essere sfrattata dal suo appartamento, che vive un profondo senso di impotenza l’ansia di immaginarsi in mezzo ad una strada con il figlio piccolo. L’incapacità del marito, argentino ed operaio a cottimo per una ditta edile, di superare la vergogna di non essere riuscito a proteggere dalla situazione la propria famiglia, non fa che aumentare il senso di spaesamento e solitudine in cui la donna sembra sprofondare.

Dall’altra, un appassionato avvocato, che collabora con una cooperativa assistenziale, è costretto a trascinare con sé il figliastro nel corso di una frenetica giornata lavorativa in cui, oltre ad occuparsi della donna in attesa dello sfratto, deve correre contro il tempo per evitare che ad un’altra donna venga tolta la tutela della figlia. La sua dedizione al lavoro e il suo impegno per gli altri lo porteranno a lasciare in secondo piano gli impegni e il legame con la propria famiglia.

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Abbiamo poi un altro uomo, la cui madre aveva finanziato la sua attività commerciale purtroppo fallita durante la crisi. Per trovare qualche lavoro che gli permetta di ripagare quel debito si troverà costretto a rivolgersi al caporalato e, in un cantiere edile, incontrerà un operaio argentino che lo aiuterà a trovare il coraggio per contattare la madre alle cui chiamate non rispondeva da tempo. L’incapacità di superare il suo senso di colpa nei confronti delle gravi difficoltà in cui ha fatto sprofondare la madre lo costringeranno a non ascoltare in tempo un importante messaggio in segreteria.

Ai margini di una società abbandonata dalla Stato

Juan Diego Botto riesce a raccogliere attorno a sé un cast eccezionale per una storia di ordinaria disperazione. Nel ruolo di Azucela, infatti, troviamo una Penelope Cruz in stato di grazia interpretativa. Venezia79 la aveva già apprezzata ed applaudita nel film in concorso L’immensità di Emanuele Crialese, nel ruolo di una padre che accompagna e supportal la figlia nella sua volontà di essere riconosciuta come maschio e negli insoliti panni di Raffaella Carrà negli intramezzi musicali del film. Ma è in En los margens che ritroviamo una profondità interpretativa ed una capacità di diventare il proprio personaggio che non ha riscontri nella sua seppur gloriosa carriera. Qui, la Cruz appare fisicamente trasandata, senza trucco, senza filtri. L’ansia e l’angoscia del suo personaggio traspaiono nitide ad ogni inquadratura. Lasciando il pubblico spiazzato dalla profonda disperazione del suo sguardo e commosso dall’abilità con cui affronta i monologhi della sua disperazione di madre.

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Nel raccontare la storia della determinazione di questa donna, Botto ritaglia un personaggio anche per se stesso. Quello del marito. Caricando la vergogna che il personaggio prova nel trovarsi costretto ad accettare l’aiuto degli altri nell’incapacità di proteggere la sua famiglia con un senso di inadeguatezza e non accettazione legata all’essere immigrato in Spagna e l’impossibilità di superare l’orgoglio di ritornare in patria senza aver ottenuto il successo e la stabilità che aveva sognato di trovare.

Nei panni dell’avvocato troviamo, invece, il tre volte Premio Goya Luis Tosar. A lui spetta il compito di fungere da collante della coralità delle vicende narrate. Mostrando la difficoltà di un uomo solo a far fronte alle centinaia di richieste di aiuto che arrivano dagli uomini e dalle donne abbandonate alla disperazione della loro condizione economica. Il suo personaggio si troverà anche a far i conti con il senso di inadeguatezza generato dalla consapevolezza di essere tra i pochi a poter prestare assistenza e supporto a tutte le vittime della crisi economica che si rivolgono alla sua cooperativa, ma di non riuscire ad essere allo stesso tempo un adeguato supporto per la sua famiglia.

Il ritorno del cinema politico e sociale

En los margens ricorda quel cinema dei disperati, degli emarginati, delle lotte per i diritti sociali che tanto ha reso importante il nostro cinema del dopoguerra. Botto porta sul grande schermo protagonisti che arrivano dai profondi margini della società. E li rende protagonisti di un totale e potente j’accuse contro le politiche economiche ed assistenziali dello stato. E poco importa che questa storia sia ambientata in Spagna. Perché il regista sa bene che i disastri provocati sulla popolazione dalla crisi del credito sono divenuti universali, hanno devastate fette della popolazione in ogni parte del mondo. En los margens vuole anche essere un inno al coraggio. Delle donne che non smettono di lottare per il benessere dei propri figli. Delle associazioni che non sono restate a guardare e, laddove lo Stato è palesemente incapace di difendere i propri cittadini, si mettono in prima fila per divenire supporto e sostegno per ognuno di loro.

Un film che, siamo certi, verrà accolto con commozione dal pubblico in sala. La stessa che, alla fine della proiezione pubblica del film a Venezia, ha portato copiose lacrime sul volto di Javier Bardem, arrivato al Lido per mostrare il suo supporto a questa importante interpretazione di sua moglie, Penelope Cruz, e sostenere un film capace di raccontare come mai fatto prima uno dei drammi della nostra società.

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