L’amore è quel delicato processo attraverso il quale ti accompagno all’incontro con te stesso

È con queste parole dello scrittore Antoine de Saint-Exupèry che si apre Io e Spotty, il secondo film di Cosimo Gomez in uscita nelle sale oggi, 7 luglio, grazie ad Adler Entertainment. Come il suo predecessore Brutti e cattivi del 2017, il film si presenta come un inno all’accettazione delle stranezze delle persone che ci circondano e di noi stessi, passando attraverso l’amore che viene inteso non solo come un punto di arrivo ma anche un importante tramite per scoprirsi.

Cosimo Gomez, che firma anche la sceneggiatura insieme a Luca Infascelli, decide di impostare questo viaggio partendo da uno dei generi più familiari al pubblico, la commedia romantica. La spoglia però del solito velo immaginifico e sognatore che la caratterizza per renderla quello che nelle note di regia definisce una “romantic comedy della porta accanto”, ovvero una storia che risulti veritiera e aderente alla vita quotidiana.

spotty film recensione scotti

In Io e Spotty, tuttavia, l’incontro tra i due protagonisti è tutt’altro che usuale. Nella ricerca disperata di un lavoro dopo l’ennesimo licenziamento, Eva (Michela De Rossi), una studentessa universitaria di venticinque anni, decide di improvvisarsi dogsitter, ma quando arriva nella casa del padrone, si trova davanti a una persona travestita da cane con un enorme tuta di pelo e una maschera. Quello è Spotty, l’alter-ego di Matteo (Filippo Scotti, al suo primo ruolo dopo l’exploit di È stata la mano di Dio), lead-animator presso una società che produce cartoni animati per bambini. Introverso di natura, fugge a qualsiasi possibilità di contatto con gli altri con una serie di scuse associate al suo animale domestico, senza mai specificarne la sua vera natura per il timore di essere giudicato.

Il giudizio e soprattutto il pregiudizio son al centro di Io e Spotty. Eva e Matteo vivono nel terrore di poter essere criticati per le loro vite: lei per i ritardi nello studio e per la sua precaria situazione lavorativa, lui per la sua vita come Spotty. Nonostante il personaggio di Matteo sia sulla carta il più curioso e originale, la sceneggiatura decide di concentrarsi più su Eva che, nonostante porti sullo schermo paure diffuse ma per fortuna non banalizzate (curata anche la rappresentazione degli attacchi di panico di cui la ragazza soffre), trova grazie all’interpretazione di Michela De Rossi credibilità e profondità. Io e Spotty non riesce invece a trovare il giusto spazio per Matteo che finisce per essere ridotto alla sua sola solitudine avendo solo un marginale spazio di crescita. Anche il suo essere Spotty diventa nel film più un fattore di crescita per il personaggio di Eva che per se stesso.

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Una volta accettata la premessa assurda, Io e Spotty è una romcom che riesce a staccarsi dal solito modus operandi del genere per riflettere innanzitutto sull’amore per se stessi, mostrando le insicurezze dei suoi protagonisti non tanto come qualcosa da sconfiggere per poter intraprendere una relazione ma come parte fondamentale e basilare della stessa.

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