Ogni giorno Pádraic (Colin Farrell) e Colm (Brendan Gleeson) si ritrovano nel primo pomeriggio nell’unico pub dell’isola per bere un boccale di birra insieme. Il 1 aprile 1923 Colm tuttavia ignora Pádraic quando questi si presenta a casa sua cercandolo e, quando gli viene chiesta una spiegazione del suo atteggiamento, risponde con un semplice ma perentorio “Non mi vai più a genio”. Non vuole più sprecare tempo ad ascoltare i racconti del bonario Pádraic sui suoi animali, preferendo passare il tempo a comporre e a pensare, ma l’amico non vuole lasciare che quel rapporto si spenga senza alcuna spiegazione e decide di reagire di conseguenza, anche se la situazione gli sfugge presto di mano.

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The Banshees of Inisherin segna per il regista, sceneggiatore e co-produttore Martin McDonagh un ritorno nella sua amata Irlanda, dopo il successo di Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, passato anch’esso in concorso alla Mostra internazionale d’arte cinematografica dove vinse il Premio per la migliore sceneggiatura. Nello specifico il panorama scelto è quello delle Isole Aran, dove hanno luogo due degli spettacoli più famosi del McDonagh drammaturgo, The Cripple of Inishmaan e The Lieutenant of Inishmore, che compongono una duologia dedicata proprio a quell’arcipelago che avrebbe dovuto concludersi con un terzo spettacolo, intitolato proprio Banshees of Inisheer, che non portò mai in scena ma su cui finalmente, a più di un decennio di distanza, riesce a ritornare seppur modificandola radicalmente.

Per la prima volta, si cimenta in un film storico, seppur i riferimenti temporali siano abbastanza superficiali. La guerra civile irlandese, ad esempio, è evocata in lontananza attraverso i boati che giungono dalla terraferma, ma non sembra mai toccare davvero i protagonisti, vivendo la loro isola come un paese a parte dove quel terrore non può giungere. Inisherin diventa così un posto uscito dai miti, epico ed estremamente famigliare al tempo stesso, attraversato tuttavia da un clima di inquietudine data dal conflitto tra i due protagonisti. Nonostante il titolo che strizza l’occhio alla mitologia irlandese, The Banshees of Inisherin è un racconto profondamente umano, che prova a capire, sebbene sappia fin dall’inizio quanto esse siano sfuggevoli, le meccaniche che guidano i rapporti interpersonali.

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The Banshees of Inisherin è la fine di un’amicizia, dello scontro tra il bisogno dell’altro e la necessità di prendersi cura di se stessi e di come un piccolo conflitto finisca per distruggere un’intera comunità. A guidarlo è un duo ben famigliare a McDonagh, essendo stati i protagonisti del suo debutto nel lungometraggio, In Bruges (2008). Colin Farrell e Brendan Gleeson sfruttano le loro capacità da attori comici, veicolandole attraverso una furiosa malinconia, e attraverso il vero rapporto che li lega riescono a rendere la tragedia tra Pádraic e Colm ancora più reale. Il vero cuore del film è tuttavia Kerry Condon, che interpreta Siobhán, sorella di Pádraic. È la persona più saggia sull’isola, l’unica ad averne riconosciuto la letale noia e a cercare una via d’uscita.

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