Dopo aver vinto il Premio Solinas come Miglior Soggetto nel 2017, Io e il Secco, esordio nel lungometraggio di Gianluca Santoni, è il solo film italiano presentato in corso ad Alice nella città – sezione, autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, dedicata al pubblico più giovane – e arriverà in sala con Europictures a inizio 2024.

La trama

Andiamo lontano

La prima volta che il piccolo Denni (Francesco Lombardo) pronuncia queste parole si trova nei sedili posteriori della macchina dei suoi genitori. Suo padre (Andrea Sartoretti) è appena sceso per fare uno dei suoi soliti misteriosi affari, sua madre (Barbara Ronchi) è rimasta taciturna al suo posto. Qui Denni le propone di fuggire, di andare lontano e soprattutto di farlo senza il padre, lasciandolo lì, nella loro città troppo stretta, per permettere la loro libertà. La donna cerca di ignorare l’idea, proponendo come destinazione “lontana” Imola o addirittura Comacchio.

Alice nella città Io e il secco

Gli scarsi chilometri forse non basteranno ad aiutarli. Denni avrà solo dieci anni, ma ha capito gli abusi a cui la madre è soggetta ogni giorno da parte di suo marito e per questo è disposto a tutto per aiutarla. Suggestionato dalle vicende di cronaca del posto, il bambino opta per una soluzione estrema ma anche dritta al punto: si rivolge a un “superkiller” per commissionargli l’assassino di suo padre. Il prescelto è il Secco (Andrea Lattanzi), un ragazzo dai numerosi problemi, con un temperamento forte e una decolorazione discutibile, che tuttavia non è un criminale. Quando accetta i soldi del bambino, sa però che non potrà fuggire a lungo dai suoi doveri.

La nostra recensione

Il film si presenta come “un buddy movie ad altezza di bambino”, ma si tratta di un’altezza forzata. Il mondo che Denni ha davanti non è un mondo pensato per lui e che lui dovrebbe abitare: la spensieratezza che dovrebbe avere il diritto di vivere alla sua giovane età è contaminata dalla sofferenza. Denni si muove nel mondo criminale in cui sprofonda pian piano con innocenza, ma anche con inaspettata fermezza.

Alice nella città Io e il secco

Io e il Secco sa che il pretesto narrativo potrebbe generare ilarità, ma a prevalere, tranne in rarissimi casi, è la rabbia, la sensazione di abbandono e di ingiustizia. Il Secco trova in Andrea Lattanzi un’apatica malinconia, un tentativo continuo di ignorare le radici del suo dolore per viaggiare in un mondo che non capisce appieno o in cui sottovaluta le conseguenze delle sue azioni, come nel rapporto che lo lega a Marta (Swamy Rotolo). A guidare il Secco in un labirinto di dubbi e figure losche è tuttavia il piccolo Denni, che cerca la libertà anche nei luoghi più strani e privi di speranza. Francesco Lombardo porta in Denni una vitalità curiosa tormentata da una sofferenza espressa solo superficialmente. Il suo è un talento che tutta l’industria cinematografica italiana dovrebbe prendersi il dovere di accudire con cura.

Gianluca Santoni e Michela Straniero firmano un film forse a tratti tonalmente incerto, ma che proprio per questo riesce a catturare la natura paradossale del viaggio di Denni: un gioco in un mondo ostile e un mondo ostile che diventa un gioco. Più che un buddy movie, Io e il Secco è un reciproco scambio tra due individui cresciuti troppo in fretta, che faticano a rispondere agli ostacoli della vita in assenza di figure capaci di guidarli.

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