In anteprima italiana, verrà presentato, stasera alle 21.15, Max Roach: The Drum Also Waltzes  nell’ambito del Seeyousound 10, festival che ogni anno raccoglie storie dedicate alla musica senza preclusioni, in tutte le sue sfaccettature.

Chi era Max Roach

La vita di Max Roach, uno dei massimi batteristi del secolo scorso, copre sette decenni di jazz, dagli anni Quaranta al secondo millennio, vissuti al centro della scena in un clima di continui mutamenti e sperimentazioni. Musicista da subito, impara a suonare diversi strumenti da bambino e compie studi musicali abbastanza regolari, ma sarà la batteria il suo destino in un momento di svolta per il jazz.

Roach fa presente subito che jazz è un soprannome, lui si considera un musicista afro-americano, rivendicando le sue radici e non un genere di appartenenza. In quanto tale, negli anni quaranta si butta appena può nel be-bop, costola ribelle, caratterizzata da organici ridotti formati esclusivamente da musicisti afro-americani, tesi alla sperimentazione e all’improvvisazione, pratica inconcepibile nelle grandi band dell’epoca perfettamente strutturate e prevalentemente bianche.

Esordisce e si muove con la nomenclatura dei grandi: Charlie Parker, Miles Davis, Telonius Monk, Dizzie Gillespie. Lo vediamo alla batteria nei club di New York, in quegli spezzoni in bianco nero di covi e cantine, elegante in giacca e cravatta, sottile, leggero, con quell’economia di gesti insita in chi ha una classe innata. Suona quasi immobile, con le mani che danzano su tamburi e rullanti, come se per lui non esistesse la fatica e ci si domanda quando i batteristi hanno cominciato a indemoniarsi.

Il swing, il ritmo lo attraversa come una brezza sottile, muove appena il tessuto leggero delle sue camicie ma solo quando non porta la giacca. Guardarlo è un incanto, si vorrebbe copiare il suo stile a partire dagli occhiali fino ad ogni minimo particolare del suo look, documentato da una serie di foto una più bella dell’altra. A tanta perfezione formale fa da contraltare una vita complicata. Molte mogli, molti figli delle molte mogli, lutti, depressioni ricorrenti, alcool, droghe, continue ricadute cui fanno seguito riprese e riscoperte, sempre alla ricerca di qualcosa in più, di prospettive diverse per la sua musica.

Seeyousoud 10 Max Roach
Max Roach performs on stage at Meervaart on February 26 1984 in Amsterdam
(Photo by Frans Schellekens/Redferns)

Tra jazz e impegno politico

Molto importante è il capitolo dedicato all’impegno politico contro la discriminazione razziale negli anni Sessanta culminato in un album che suscitò scandalo, We Insist: Freedom Now Suite. In copertina la foto di un cameriere bianco mentre serve tre neri. In questo periodo è sposato con Abbey Lincoln, eccellente cantante e attivista. Li vediamo in uno spezzone mentre provano a Persepolis, in Iran, un quadro che oggi ha dell’irreale. Abbey porta orgogliosamente i capelli afro, senza stirarli e modificarli, al contrario di quella che ai tempi era un’ossessione deprecata anche da Malcolm X.

In Max Roach: The Drum Also Waltzes c’è anche  una breve sequenza di Roach che improvvisa con la batteria sul famoso discorso del sogno di Martin Luther King, commovente. Negli anni Settanta entra in una fase sperimentale e fonda un ensemble di sole percussioni, M’Boom, che lo avvicina idealmente a Steve Reich, impegnato nello stesso periodo a lavorare con organici simili (Drumming, 1971). Poi insegnerà agli studenti prima di cadere in una lunga malattia che funesterà l’ultimo periodo della sua vita.

Seeyousoud 10 Max Roach

Il documentario di Sam Pollard e Red Shapiro ha ritmo, equilibrio e un’ottima documentazione. L’apparato di filmati e foto d’epoca è eccellente e usato con pertinenza e grande attenzione allo sviluppo narrativo. Eccellente ugualmente il montaggio, a cura di Russell Greene, con un virtuosismo di foto di copertine di album che compaiono a tempo con la batteria di Max Roach: una vera finezza. I contributi di interviste dal vivo sono puntuali, stringati e ben distribuiti, aggiungono molto senza appesantire. I numeri musicali sono strepitosi. Il film ha richiesto una lungo lavoro, sicuramente ben riposto.

Il Seeyousound 10 continua fino a domenica 3 marzo. Qui il programma completo

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