È un anno difficile

Quante volte questa frase si è fatta strada nei discorsi di fine anno dei capi di governo, volti a trarre le somme sui 365 giorni antecedenti. È un’espressione semplice e proprio per questo incredibilmente duttile: può parlare di ogni periodo storico e di ogni situazione di crisi, lasciando intravedere una necessaria e spesso fittizia solidarietà.

Presentato in anteprima italiana a Torino Film Festival e dal 30 novembre in sala con I Wonder Pictures, Un anno difficile, il nuovo film di Éric Toledano e Olivier Nakache (il duo dietro Quasi Amici), si apre proprio con una compilation di questa frase ripetuta da decine di politici, tutti in anni diversi e in contesti diversi. La crisi qui è un oggetto sfuggente e impossibile da comprendere appieno, che crea al contempo delle isole felici per pochi eletti e dei grandi inferni per la maggioranza della popolazione.

un anno difficile recensione

I protagonisti scelti da Toledano e Nakache sono totalmente sprovvisti di una vera e propria coscienza sociale o meglio di una visione del mondo che scinda da loro stessi. Albert (Pio Marmaï) e Bruno (Jonathan Cohen) sono sommersi dai debiti e per questo ricorrono alle truffe o ai gruppi di aiuto per persone con le mani bucate come loro. Nei loro folli tentativi per arrivare a fine giornata si imbattono in un gruppo di attivisti ambientali, capitanati dalla determinata Cactus (Noémie Merlant).

Con Un anno difficile, Toledano e Nakache sembrano voler riflettere sulle azioni di gruppi come il collettivo Just Stop Oil (vedi: zuppa di pomodoro su I Girasoli di Van Gogh) che negli ultimi mesi hanno generato reazioni incredibilmente contrastanti da parte dell’opinione pubblica. C’è chi li vede come la necessaria scossa per riportare l’attenzione su queste tematiche e altri ancora le vedono come qualcosa di eccessivo che ridicolizza più che educare. Il film non prende una posizione univoca, preferendo giocare su una linea ambigua, anche per l’iniziale e successivamente ambiguo interesse dei protagonisti per la lotta ambientale. Difatti, i due vedono quel gruppo come un teatro per nuove truffe e Albert nello specifico è disposto a tutto pur di conquistare Cactus.

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Se il rapporto tra Albert e Cactus risulta a malapena accennato (la sequenza con cui culmina, un omaggio onirico alla corsa liberatoria di Julie in The Worst Person in the World, rischia di mettere in crisi l’intera missione del film), l’amicizia che lega Albert a Bruno regge tutto Un anno difficile. La chimica tra Marmaï e Cohen si trasforma in un eterno scambio giocoso tra due adulti che si rifiutano di crescere. La commedia di Un anno difficile però non convive facilmente con l’approccio confuso alle tematiche sociali.

L’anno difficile annunciato dal titolo e dalla sequenza iniziale è solo una nota di colore, un’annunciata analisi che non arriva mai a pieno compimento, sacrificata in nome di una commedia inefficace e una storia d’amore che non fa affezionare il pubblico. La lotta per la causa ambientale diventa un nemico per Albert, minando la sua storia d’amore ed è solo liberando dal suo attivismo Cactus, personaggio privato di ogni profondità (un peccato che la brava Noémie Merlant sia stata sprecata così), che si potrà raggiungere il lieto fine.

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