Dopo la cerimonia di apertura presso la suggestiva Reggia Venaria di Torino, inaugura ufficialmente oggi il concorso lungometraggi della 41a edizione del Torino Film Festival. E arriva da Canada Soleils Atikamekw (I soli Atikamekw), con cui la regista canadese Chloé Leriche indaga su un cold case del 1977 che ha coinvolto la popolazione Atikamekw, storicamente stanziata nel Québec.

La trama

26 giugno 1977: un furgoncino viene fatto riemergere dalla profondità del lago che si trova al confine tra St-Michel-des-Saints e le terre della comunità Atikamekw. Due cittadini bianchi sopravvivono, mentre cinque indigeni vengono trovati morti. La polizia chiude velocemente le indagini, dichiarando si sia trattato di un tragico incidente e che tutte le vittime siano morte per annegamento. Ma le famiglie non accettano questo frettoloso responso.

TFF41 Soleis Atikamekw recensione

Molte domande sono rimaste senza risposta: perché nessuno dei corpi presenta il colorito blu e il rigonfiamento tipico delle morti per annegamento? Perché una delle vittime presenta profondi tagli sul ventre? Perché una il corpo di una delle ragazze coinvolte è stato trovato con pantaloni e biancheria intima abbassati?

La tenacia con cui le autorità cercano di insabbiare la vicenda si scontra con la disperazione dei familiari delle vittime. Ma tutti si sentono e ritrovano coinvolti in quella. Ciò che è successo ai cinque ragazzi Atikamekw ha delle conseguenze in ognuno dei membri della loro comunità.

Tra chi non riesce a dimenticare il momento in cui ha dovuto riconoscere quei corpi martoriati, portandone il ricordo per tutta la vita; chi si ritrova a dover crescere più in fretta del previsto per prendere il posto di un fratello maggiore che non tornerà più a casa; e chi deve (ri)costruire la propria famiglia per far fronte alle esigenze di quelle che sono state direttamente colpite.

I soli sbiaditi di Chloé Leriche

In Soleils Atikamekw, in un costante ibrido tra finzione e documentario, la Leriche mischia i generi espressivi, rendendo spesso la narrazione confusa e il suo intento non sempre chiaro.

Tra ricostruzione storica che sfocia in film corale e raccolta di testimonianze dirette che si uniscono alle ipotesi di un delitto, la sua inchiesta poetica sulla tragedia del 1977 si ispira liberamente ai sogni, alle ipotesi e ai ricordi dei parenti delle vittime. Ma non riesce a entrare nel profondo dell’indagine e dell’analisi dei fatti. Lancia plausibili illazioni sul coinvolgimento mai approfondito dei due giovani bianchi, ma si perde nel cercare di descrivere un dolore così profondo da non poter rimanere senza risposte.

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Ciò avviene nonostante, nel corso di sette anni, la regista abbia lavorato a stretto contatto con le famiglie delle cinque vittime, per farli sentire coinvolti nella realizzazione di Soleils Atikamekw sia dietro che davanti la camera. Questo coinvolgimento è così forte che molti di loro si sono ritrovati ad interpretare nel film il ruolo che all’epoca dei fatti era dei loro genitori o dei loro nonni.

La nostra recensione

Impossibile per molti non cercare di accomunare questo Soleils Atikamekw di Chloé Leriche al Killers of Flower Moons di Martin Scorsese. Ma, se escludiamo il rinnovato interesse del cinema americano e canadese ad indagare sui soprusi ed ingiustizie che si continuano a commettere ai danni delle comunità indigene ancora presenti sui loro territori, resta molto poco da accomunare tra i due film.

Quello della Leriche, nonostante una durata decisamente più contenuta rispetto al film di Scorsese, non ha ritmo, non riesce a essere incisivo e si fatica a capirne il linguaggio cinematografico. La scelta di mantenere sempre costante la dualità tra ricostruzione e finzione e documentario e visione poetica porta lo spettatore a ritrovarsi spaesato. Le splendide inquadrature a campo lungo sui paesaggi quasi arcaici in cui vivono gli Atikamekw rende Soleis Atikamekw un bel viaggio. Ma senza meta.

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