Presentato ieri a Roma, in occasione del Tertio Millennio Film Fest e alla presenza del regista Stefano Chiantini e dell’attrice protagonista Aurora Giovinazzo, Una madre, unico titolo italiano del concorso del Festival.

Come detto dallo stesso Chiantini durante il generoso Q&A offerto al pubblico presente alla proiezione presso il Nuovo Cinema Olimpia, il film vuole essere la conclusione di una involontaria trilogia sulla maternità, iniziata, nel 2021, con Naufragi (in cui ad essere protagonista era Micaela Ramazzotti, che qui ritroviamo nel controverso ruolo della madre alcolizzata ed emotivamente distaccata della protagonista) e continuata l’anno successivo con Il Ritorno (con una insospettabilmente intensa prova attoriale della cantante Emma Marrone).

Sempre Stefano Chiantini parlando di Una madre ha, inoltre, dichiarato,

Non è facile essere madri e non sempre è bello. È un amore, e come tutti gli amori presuppone una rinuncia faticosa, che si porta dietro tante cose. È difficile essere genitore e capire come comportarsi. Volevo raccontare personaggi femminili così, che vivono questa ambivalenza. Angela Finocchiaro, Micaela Ramazzotti e Aurora Giovinazzo li hanno arricchiti con la loro umanità. Bastava uno sguardo tra loro per raccontare un mondo che non immaginavo potesse venire fuori.
Tertio Millennio Una madre

La trama

Deva (Aurora Giovinazzo) è una giovane ragazza che ha dovuto fare la dolorosa scelta di abortire. È costretta a farlo perché il suo è da sempre un mondo di degrado e indigenza. Costretta a vivere con una madre anaffettiva (Micaela Ramazzotti) in un campeggio e a rimediare qualche lavoro precario come lavavetri e sarta a cottimo, l’incontro casuale con un bambino e l’aiuto offerto da Carla (Angela Finocchiaro) restituiranno a Deva, in un costante contrasto tra voglia di non farsi coinvolgere e dirompente senso di amore che inizia a provare, quella voglia di maternità e di miglioramento della sua vita che sembrava aver perso.

La nostra recensione

Una madre è, in realtà, la storia del diverso rapporto con la maternità di tre donne. Che hanno tre diversi percorsi di vita e che appartengono a tre diversi contesti sociali. Se, da una parte, Deva è una ragazza che non è voluta diventare madre e che si ritrova a rivalutare la sua scelta, sua madre Giovanna vorrebbe non aver mai partorito. Madre e figlia vivono così da sempre un rapporto dettato dal peso di non essere accettati, da una parte, e da quello di non volere un legame che è riuscito a trasformarsi in amore incondizionato, dall’altra. C’è, poi, il personaggio di Carla, la più materna tra le figure femminili di Una madre. Perché lei ha dovuto tornare a ricoprire quel ruolo per il bene di suo nipote, allontanato da una madre tossicodipendente, incapace di abbandonare l’abuso di droghe per il bene di suo figlio.

Non solo Una madre. Ma tre madri. Tre donne instabili ed infelici. Che scoprono che un altro modo di essere genitori è possibile. Per Giovanna sarà la consapevolezza di dover rinunciare a sua figlia per non trascinarla nel baratro che lei ha scelto per se stessa. Per Carla la voglia di ritrovare una figlia in Deva, a cui insegnare il suo sapere, da guidare e da cui farsi a sua volta aiutare e sostenere in quella che sarà una delle decisioni più importanti della sua vita. Per Deva la voglia di poter dimostrare a se stessa di valere di più di quello che la sua vita sembra averle predestinato.

Tertio Millennio Una madre

L’interpretazione di Micaela Ramazzotti, seppur relegata a quello che è poco più di un cameo, restituisce allo spettatore tutta la complessità ed instabilità emotiva del suo personaggio. Come quella di Angela Finocchiaro ci ricorda l’incredibile valore di attori che troppo facilmente abbiamo relegato a comici, non comprendendone l’impressionante valore drammatico, capace di offrire una prova attoriale che non esitiamo a definire come una delle più riuscite tra le ultime in cui l’abbiamo visto.

Ma è indubbio che il peso del crescendo di emozioni che caratterizza lo sviluppo narrativo di Una madre ricada quasi interamente sulle spalle di Aurora Giovinazzo. Che, forte di quella genuinità espressiva che le offre la sua giovane età (ormai è un volto noto del nostro Cinema, ma non dimentichiamo che abbia pur sempre solo 21 anni), porta sullo schermo una ragazza a cui la vita non ha permesso di essere bambina, ma che non è ancora pronta a diventare adulta.

Tertio Millennio Una madre

La presenza scenica della Giovinazzo e quello che, durante il Q&A, è risultato un fortissimo e innato legame con il film e la vita vissuta sul set, rendono la sua interpretazione convincente, appassionata e capace di mostrarci sempre più quale florido futuro cinematografico potrà essere il suo.

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