Sarebbe difficile se non impossibile parlare di numeri nel caso degli incassi di C’è ancora domani, il debutto alla regia di Paola Cortellesi. Qualsiasi cifra si possa scrivere in questo articolo sarà un numero temporaneo, destinato a restare tale per poche ore prima di raggiungere il milione successivo e poi quello dopo ancora. Al momento si trova al quinto posto dei migliori incassi dell’anno solare, dietro a Barbie, Oppenheimer, Super Mario Bros. e Avatar – La via dell’acqua, ma potrebbe e quasi sicuramente ne spodesterà almeno un paio. Si tratta soprattutto però del più grande incasso italiano post-pandemia, una spia di quella tanto attesa ripartenza che si mormora da mesi e mesi, che verrà premiata con il Biglietto d’Oro da parte dell’Anec (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) alle Giornate Professionali di Cinema di Sorrento.

C’è ancora domani è una creatura oggi insolita nel cinema italiano: un film in bianco e nero che pesca a grandi mani dal neorealismo, ma con un umorismo e una colonna sonora anacronistici. Quando Delia, il personaggio di Paola Cortellesi stessa, inizia a correre a perdifiato, nessuno avrebbe pensato a mettere in sottofondo B.O.B (Bombs Over Baghdad) degli Outkast, ma questo è solamente uno degli almeno dieci esempi che si potrebbero menzionare per descrivere la fiera libertà di C’è ancora domani.

Il successo di un film non dipende solo dal suo cast. Spesso nel cinema italiano abbiamo riunito attori amati dal grande pubblico proprio nella speranza che fungessero da calamite senza una storia altrettanto efficace dietro. L’operazione I migliori giorni/I peggiori giorni ne è la prova: un greatest hits di interpreti riuniti per parlare dei pregiudizi del nostro tempo pareva un pretesto sufficiente per convincere la gente ad accorrere al cinema, ma i risultati anche a causa di date d’uscita che sapevano di sabotaggio (1 gennaio e 15 agosto) son stati lontani da quelli sperati. 

Questo non vuol dire che C’è ancora domani non abbia un cast altrettanto importante, ma si tratta di un piccolo gruppo di attori scelti su misura per quei ruoli e non per il loro star power. Accanto a Paola Cortellesi troviamo Valerio Mastandrea, uno dei volti forse più affabili del nostro cinema, qui invece chiamato ad interpretare il suo contrario, ad incutere timore ogni volta che appare sullo schermo, ma anche Emanuela Fanelli e Vinicio Marchioni che invece rappresentano due istante di speranza nella vita di Delia.

In brutali termini di marketing, si potrebbe definire Paola Cortellesi il principale selling point del film, ma significherebbe sminuire il suo ruolo come regista, co-sceneggiatrice (insieme a Furio Andreotti e Giulia Calenda), interprete e volto del film. C’è ancora domani non funzionerebbe senza Paola Cortellesi. Sono la sua posizione all’interno del nostro immaginario collettivo e le sue parole ad arricchire il film, allargandone la portata e al contempo rendendolo un prodotto specifico del contesto italiano. Paola Cortellesi nasce come comica, come imitatrice, una figura che nel panorama odierno sembra essersi dispersa o comunque adattata ad altri medium. Forse per quello ci si sarebbe potuti aspettare un film diverso da C’è ancora domani, magari una tradizionale commedia italiana, che invece Cortellesi almeno in parte rifiuta, perlomeno nella sua accezione più attuale. È indubbiamente un film che può far ridere e fa ridere in numerose occasioni, sarebbe impossibile non farlo soprattutto con Emanuela Fanelli, ma non è il suo unico fine.

Paola Cortellesi ha soprattutto scritto una lettera d’amore che attraversa e unisce generazioni diverse. C’è ancora domani parla delle nostre nonne, delle nostri madri, delle nostre figlie. È una storia essenziale, nel duplice senso del termine: essenziale perché si tratta di una trama ridotta all’osso che trova struttura e complessità grazie alle scelte stilistiche, alle divagazioni comiche e musicali; essenziale anche perché necessaria. C’è ancora domani porta sullo schermo la memoria, i racconti sussurrati di nascosto nelle case tra le donne di una famiglia o magari mai detti che qui trovano un megafono, una forza nuova. La storia di Delia potrebbe essere la storia di chiunque, di qualunque famiglia e può diventare mezzo per rivedere la storia propria o delle persone più care con una nuova sensibilità.

Paola Cortellesi, insieme a Vision Distribution, ha condotto e sta tuttora conducendo una campagna promozionale ineccepibile. In primis, preferendo essere accompagnata nel tour nelle sale da Emanuela Fanelli, rispetto al più noto Valerio Mastandrea, ha posto le donne anche al centro dei dibattiti post-proiezione, diventati luogo di scambi d’amore, di complimenti, di parole commosse, ma anche animati dall’ironia e dall’innata gioia che lega le due attrici. Poi sono arrivate le comparsate televisive. Al Gialappa’s Show ha ricordato la sua carriera, la sua posizione nella scena comica italiana, mentre scherzava con i membri della Band chiedendo di poter fare un approfondimento culturale legato al film. Da Fabio Fazio ha sviscerato le tematiche di C’è ancora domani, ricordando le “donne che hanno costruito il tessuto sociale del Paese e che nessuno ha mai celebrato”. L’apparizione più esemplare è stata quella a Propaganda Live, dove si è ritrovata cantare la canzone che chiude il film, A bocca chiusa, insieme all’amico Daniele Silvestri.

Si legge spesso che le sale alla fine di C’è ancora domani scoppino in un applauso fragoroso, a prescindere dalla presenza o meno di regista o cast in sala. È una reazione spontanea, rara, soprattutto in mancanza di un destinatario concreto di quel gesto, è anche qualcosa che viene dal cuore. Quando le storie superano la superficialità e riescono ad entrare nel vissuto, esplorandolo e offrendosi di reinterpretarlo senza pietismi ma con forza e vitalità, lì trovano il loro pubblico. In queste settimane si è parlato di C’è ancora domani in tutti i modi possibili e immaginabili. Alcuni giornalisti si son battuti per affossarlo descrivendolo come un film retorico e stucchevole, altri per paragonarlo – non in termini di successo al botteghino ma per mera associazione legata al genere – con Barbie. La verità è che C’è ancora domani è un caso raro, un successo che è merito solo di Paola Cortellesi e che deve essere celebrato come tale. Se quelle sale continuano a riempirsi, è un atto di fiducia e di speranza collettiva, non solo per i nostri cinema che vedono finalmente proiezioni realmente partecipate anche per film, ma anche per un domani più libero, dove le donne come Delia saranno libere di correre senza doversi guardare indietro.

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