Ci son diversi motivi in cui una persona può comprare una scarpa. Al di là dell’indubbia necessità di una calzatura o della sua comodità per camminare o per fare sport, la scelta di un marchio rispetto a un altro è spesso derivata dall’universo che la nostra mente ormai associa a quel brand. La scarpa ormai ci arriva come un’ideale più che un oggetto, perché migliaia e migliaia di persone l’hanno indossata prima di noi e l’hanno resa uno status symbol. Il caso più esemplare è indubbiamente quello delle Air Jordan, scarpa nata per convincere Michael Jordan, allora una stella nascente che doveva ancora diventare leggenda, a firmare un contratto con la Nike.

Air film Jordan recensione

La collaborazione tra Jordan e la Nike non è solo un nome associato a una scarpa. La linea che ne è derivata è uno status symbol, una delle partnership più redditizie di tutta la storia, capace di generare miliardi di dollari ogni anno. Indossare qualcosa della linea di Jordan significa indossare un piccolo pezzo del successo del giocatore, del suo carisma e della sua forza di volontà. Questo è il punto di partenza di Air, il nuovo film da regista di Ben Affleck (nel film anche impegnato nel ruolo di Phil Knight, CEO di Nike), ma con un importante differenza: sebbene Michael Jordan sia un personaggio fondamentale all’interno della narrazione e suo motore scatenante, questi non compare mai direttamente, se non di spalle e con pochissime battute parlate. Si tratta più che altro della creazione di una persona-brand e delle trattative che hanno portato a tale collaborazione. L’assenza di Jordan talvolta risulta forzata – soprattutto per i modi in cui la disposizione degli attori sulla scena o la scenografia stessa provano a nasconderlo, ma la storia riesce comunque a renderlo il protagonista di ogni fotogramma.

È la metà degli anni 80 e Nike sa di essere rimasta indietro rispetto ai suoi principali competitor. Converse e Adidas sembrano avere occupato con la forza l’intero mercato del basketball, prendendo alcuni dei giocatori più importanti come loro testimonial, e la divisione dedicata di Nike prova a cercare qualche giovane promessa per non rischiare la chiusura. Sonny Vaccaro (Matt Damon), un uomo taciturno e particolarmente ferrato in materia di basket, sa benissimo su chi puntare. Il suo nome è Michael Jordan, all’epoca una stella nascente che doveva ancora trasformarsi in leggenda. Michael Jordan, però, non ha intenzione di incontrare la Nike e Sonny Vaccaro è disposto a tutto pur di convincerlo del contrario, anche se questo significa mettere a rischio la sua carriera e l’intera azienda e confrontarsi con l’irremovibile Deloris Jordan (Viola Davis), la madre del giocatore.

Air film Jordan recensione

Air, da oggi 6 aprile nelle sale italiane, è un film austero, nonostante riesca anche a trovare tempo per momenti leggeri e comici (degne di nota sono in particolare le telefonate tra Vaccaro e l’agente di Jordan, interpretato da Chris Messina). Racconta le trattative dietro alla collaborazione con Jordan con un approccio quasi paragonabile a un thriller, proprio per il modo in cui si costruisce una tensione costante che, sebbene sfoci in un finale già ben noto allo spettatore e raccontato in chiave un po’ troppo teatrale, riesce a rendere le due ore di Air convincenti e sempre avvincenti. Una nota dolente è forse la colonna sonora, che assomiglia a un greatest hits delle canzoni più note degli anni 80’ senza dare a ogni pezzo la giusta importanza. Nonostante questo, il film guidato da un cast d’eccezione in cui emergono soprattutto le performance di Viola Davis e Jason Bateman potrebbe essere il primo vero titolo da tenere d’occhio per il 2023.

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