Al giorno d’oggi dove i franchise sembra essere una delle poche strade per fare successo, i prequel e i sequel son diventati sempre di più un’arma a doppio taglio: da una parte permettono di usare una storia già testata col pubblico e sapere facilmente come reagirà, dall’altra rischia di cadere nel già detto o nella più mera inutilità. Pearl di Ti West, presentato fuori concorso alla 79° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è un caso particolare, se non unico, in questo scenario. Si tratta di un prequel girato appena finita la produzione di X, concepito prima come una mera backstory necessaria all’interprete Mia Goth per entrare nel personaggio di Pearl nel primo film. A causa dell’incertezza causata nel mondo del cinema dalla pandemia, ha scelto di continuare e di realizzare entrambi i film, offrendo al pubblico nordamericano un primo assaggio di Pearl già in coda all’uscita cinematografica di X.

Pearl è una creatura a se stante nel panorama odierno dei franchise per diversi motivi: oltre a essere stato concepito e prodotto già prima di conoscere l’effettivo successo del suo predecessore, può essere fruito come prodotto indipendente e, in un certo senso, risulta essere un migliore punto di accesso a quel mondo rispetto allo stesso X.

Pearl è la storia delle origini della cattiva del primo capitolo, una signora anziana (interpretata dalla stessa Mia Goth dopo 12 ore di trucco e protesi invasive) che tormentava una troupe cinematografica impegnata a girare un film porno nella sua proprietà. È il 1918, nel pieno dell’influenza spagnola e a pochi mesi dalla fine della Prima Guerra Mondiale, e la giovane Pearl si trova imprigionata nella fattoria di famiglia, tra un padre in stato comatoso e una madre eccessivamente severa e puntigliosa. La sua unica possibilità di escapismo è il cinema, dove si nasconde ogni volta che capita in città per delle commissioni. Guarda le ballerine sul grande schermo e sogna di poter far parte di loro un giorno. Si avvicina a un giovane proiezionista (David Corenswet), sebbene sia sposata con un soldato ancora occupato al fronte. Sa che l’unico modo per lei di restare in vita è fuggire da quella casa ed è disposta a provare tutte le strade possibili per farlo.

Se X seguiva il modello di slasher puro come Non aprite quella porta, Pearl si ispira ai primi anni di Hollywood, portando però al massimo la saturazione fino a renderla parte integrante del clima di tensione e orrore. La chiave del successo di Pearl è, così come era stato per X, l’interpretazione di Mia Goth, qui al suo primo vero indiscusso ruolo da protagonista, capace di abbracciare appieno la follia, l’animo sognatore e la passione del suo personaggio, creando solo con le sue espressioni facciali alcune delle sequenze più belle del film.

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