Una farfalla che impara a volare. Si potrebbe provare a descriverlo così Californie, film con cui Alessandro Cassigoli e Kasey Kauffman riprendono, in chiave fiction, quel discorso sull’analisi dell’intimo umano e della capacità di fronteggiare le sfide della vita che avevano già iniziato con il loro precedente Butterfly, documentario che valse al duo di registi il Globo d’Oro 2019.

Senza abbandonare quello sguardo limpido, senza alterazioni artefatte e mantenendo la potenza del dialetto nella rappresentazione di sé, Cassigoli e Kauffman compiono qui una sorta di esperimento cinematografico. Il loro Californie, infatti, sceglie di seguire per cinque anni una bambina di origine marocchina di 10 anni, Khadija Jaafari, che era stata capace di attirare profondamente la loro attenzione. Nei suoi videro occhi una forza ed una determinazione incredibili. La grande curiosità di Cassigoli e Kauffman verso la giovane si è fin da subito trasformata in una feroce determinazione nel voler raccontare la sua storia. Sin dalle primissime battute si è capito che la ragazza potesse essere realmente un personaggio affascinante e ricco di contraddizioni interessanti. Dopo alcuni giorni di prove filmate con lei e con parte della sua famiglia, si è notato come Khadija fosse in grado di reggere il peso di quell’esperienza con grande e naturale maestria. Da lì i due registi hanno deciso di cucire addosso a lei, alla sua personale vicenda, il personaggio di Jamila e di seguirla, con pazienza, lungo tutto il percorso personale che l’ha trasformata da quella bambina che avevano casualmente incontrato in giro per i rioni alla giovane adolescente che è diventata.

All’età di nove anni Jamila coltiva grandi sogni e guarda al futuro con occhi limpidi e fiduciosi. Ma il rapporto conflittuale coi suoi coetanei e l’assenza del supporto famliare la spingono ad isolarsi e a proteggersi dietro una corazza che si fa sempre più spessa. Che la porta a rifugiarsi dentro se stessa.

Il tempo passa e Jamila vive la propria solitudine come una medaglia di cui vantarsi. Risponde ai colpi, combatte, come ha imparato a fare sul ring della palestra di Torre Annunziata che è sempre più casa. Ostenta sicurezza, ma l’enorme paura del rifiuto che cova nel profondo di sé, la tiene a distanza anche da chi vorrebbe darle una possibilità. Questo spinge la ragazza a rifugiarsi in un’esagerata idealizzazione del proprio paese d’origine e a dichiarare di volerci tornare al più presto. All’età di dodici anni Jamila prova a mettere insieme i soldi per pagarsi il viaggio in Marocco con qualche lavoretto e piccole truffe, trascorrendo le sue giornate circondata dall’indifferenza e senza alcun controllo. Quando la madre, a causa di un errore della ragazza, perde il lavoro di donna delle pulizie, Jamila nega di avere alcuna responsabilità, ma interiorizza il senso di colpa per ciò che è successo. 

A tredici anni, senza neanche aver finito le scuole medie, lascia gli studi e comincia a lavorare a tempo pieno nel salone da parrucchiera Californie che sembra darle tutto ciò di cui ha bisogno: soldi, vestiti e messa in piega gratis. E persino un telefono tutto suo. Ma non sono solo i beni materiali ad appagare l’ego di Jamila. È il fatto che il suo capo le affidi delle responsabilità, dandole il riconoscimento che nessuno le aveva mai dato. Questo la spinge a passare tutto il suo tempo al lavoro nel salone. Jamila comincia a intuire lo sfruttamento di cui è vittima solo quando si rende conto di non essere padrona del proprio tempo, nemmeno per incontrare un ragazzo che le piace. Proprio mentre la ragazza, dicendo una bugia, sta mettendo in atto un piano per incontrarlo, un imprevisto fa saltare tutto: gli assistenti sociali la sorprendono al lavoro e le impongono di tornare a scuola. Le dicono che è per il suo bene, senza rendersi conto che quel negozio rappresenta per Jamila tutto il suo mondo.

californie jamila film recensione

La ragazza a scuola non torna, il suo futuro adesso appare quanto mai incerto. La sua intraprendenza e scaltrezza potrebbero farla andare lontano o spingerla a perdersi completamente, Jamila ha solo quattordici anni. Attraverso il racconto intimo e delicato di questa palpitante pre-adolescenza, Californie, girato nell’arco di cinque anni, è la poetica ed avvincente rappresentazione di quante decisioni, apparentemente irrilevanti, determinino il futuro di un individuo, in bilico tra farcela e il soccombere di fronte alle difficoltà.

Solitudine. Corazze create per la troppa paura di soffrire. Sofferenze causate per non esserne colpiti. La difficoltà di volersi sentire donna quando ancora si è poco più di una bambina. Una doppia vita, migrante. Quella di una giovane che cerca il suo futuro in un paese che non sembra volerla accogliere pienamente in contrasto con un’esistenza utopica, che si sarebbe potuta forse realizzare restando nel proprio, sconosciuto, paese di origine. Il tutto accompagnato dall’incredibile profondità dello sguardo e della recitazione della giovanissima ed esordiente Khadija Jaafari.

Sembra un piccolo miracolo Californie. A cui tutti ora, dopo la presentazione in anteprima alla passata edizione delle Giornate degli Autori di Venezia, potrà assistere. Il film, infatti, è da oggi, 21 aprile 2022, in sala grazie alla Fandango.

Articoli simili