Nel piccolo borgo di Vejano gli abitanti sono abituati a raccontare gli aneddoti più inusuali a chi sia desideroso di ascoltarli. In quelle campagne, Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, due dei registi più promettenti del cinema italiano, hanno trovato una miniera di idee e ispirazione. Hanno cominciato nel 2013 con Belva Nera, un breve documentario che raccontava l’avvistamento di una pantera nera in quei territori, e nel 2015 Il Solengo, il ritratto di un uomo misterioso e recluso che viveva nelle leggende del borgo. Il loro debutto nel lungometraggio di finzione avviene proprio con un’altra leggenda di Vejano: Re Granchio, presentato alla Quinzaine di Cannes 2021 e in concorso per il Premio Petri del Festival del Cinema di Porretta, dà per la prima volta un corpo concreto ed immaginifico al tempo stesso alle parole di quelle tradizioni orali.

Re Granchio segue Luciano (Gabriele Silli), un vagabondo dipendente dall’alcol che decide di fare ritorno dal padre dopo una lunga assenza. Presto attira l’attenzione di tutti, stravolgendo l’apparente tranquillità del luogo, si innamora di Emma (Maria Alexandra Lungu), la figlia di un pastore locale, e lotta con i soldati del re. Una tragedia costringe Luciano all’esilio nella Terra del Fuoco e lì, assumendo i panni di un prete missionario, decide di cercare una possibilità per redimersi e un leggendario tesoro.

Il film di de Righi e Zoppis appare come una storia sospesa nel tempo, caratterizzata da una malinconica inquietudine. La storia di Luciano potrebbe appartenere a qualsiasi epoca e luogo e quindi i due sapienti registi e sceneggiatori l’accompagnano sulla sottilissima linea che divide i sogni dagli incubi, per parlare di natura umana con un linguaggio visivo che ricorda Lucrecia Martel e Werner Herzog.

Clicca qui per maggiori informazioni sul film.

L’appuntamento è per stasera, mercoledì 9 novembre alle 18:45, al Cinema Odeon di Bologna. L’ingresso è gratuito!

Articoli simili