Aveva sorpreso l’inserimento di un lungometraggio di animazione tra i film in concorso per la sezione Orizzonti. Invelle, opera prima del pluripremiato per i suoi cortometraggi Simone Massi, ha conquistato critica e pubblico, che gli ha tributato un lunghissimo applauso nel corso della proiezione presso la Sala Darsena del Lido.

Una storia nella storia, in cui il regista e illustratore marchigiano ripercorre diverse fasi che il nostro Paese ha attraversato. Perdendo quella cultura contadina che tanto ha contribuito a formarlo in favore di una vita in città in cui è stato difficile adattarsi per molti. Simone Massi ambienta il suo film in nessun posto (invelle, in dialetto marchigiano) proprio per lasciare che il succedersi dei fatti e gli episodi raccontati con lo scorrere degli anni possano permettere a chiunque di ripercorrere fasi della propria vita o la storia della propria famiglia.

Orizzonti Invelle Simone Massi
La trama

1918. Zelinda, una bambina che vive in campagna, perde la madre per la Spagnola è aspetta il ritorno dalla guerra del padre. Il rimanere sola la costringe presto a dover abbandonare la gioiosa infanzia per farsi carico della gestione della casa, dei fratelli, della stalla e delle bestie. La sua vita inizia a girare in un turbinio di fatti, incontri, avvenimenti.

Gira così velocemente che di colpo la sua storia diventa quella di un’altra. Nel 1943 Assunta è una bambina contadina a cui piace giocare spensierata. E, soprattutto, andare a scuola, imparare quante più cose possibili. Ma anche Assunta dovrà fare delle rinunce. La guerra sta arrivando, con i suoi drammi e le sue violenze, anche in campagna. Casa per casa. E bisogna stare attenti perché anche chi ci era amico può diventare presto una spia che vuole ottenere favori dagli oppressori.

La guerra sembra sparire in un lampo. Velocemente arriviamo al 1978, per incontrare Icaro, un bambino contadino che gira in tondo attorno al niente. È stato sognato tanti anni prima e deve fare e farà quello che non è stato possibile per sua madre e sua nonna. Deve dimenticare la campagna e impegnarsi nello studio per poter riuscire a vivere una vita migliore. Ma lui ama la sua campagna. Vuole parlare in dialetto. E vuole vedere il mare.

Orizzonti Invelle Simone Massi
La nostra recensione

Seppur il titolo di Invelle rimandi ad un non luogo, rimane evidente l’intento di Simone Massi di sottolineare il ruolo, poetico e quasi mistico, della campagna come punto nevralgico non solo della sua storia personale (il regista è originario di Pergola, un piccolo borgo contadino nella provincia di Pesaro-Urbino), ma in quella di tutto il Paese.

Le vite di Zelinda, Assunta e Icaro sono fortemente simili a quelle vissute dai nostri bisnonni, nonni e genitori. In quel passaggio, per alcuni doloroso per altri traumatico, che li ha portati dalla solidarietà e certezza della vita contadina a quella disordinata e caotica di città. Simone Massi racconta l’Italia attraverso le conseguenze che hanno reso inevitabile questa transumanza dalle stalle alle fabbriche, dai boschi in cui andare a caccia alle gabbie di cemento delle prime case popolari.

Quella raccontata dal regista è una storia che sente talmente suo da usare il suo volto per tratteggiare il volto del padre di Icaro, a sua volta ispirato nei lineamenti al figlio dello stesso Massi, così come il faccino grintoso della piccola Assunta risulta incredibilmente simile a quello reale della figlia.

Orizzonti Invelle Simone Massi

Il tratto caratteristico del regista, quel palpitare di luce che anima le sue illustrazioni sono fatte di linee tratteggiate da un intenso bianco e nero. Il regista si concede solo due tratti di colore, fortemente espressivi e rappresentativi. Da una parte, il foulard rosso Indossato dalla piccola Zelinda alla morte della madre dopo la tragica malattia. Che ritroviamo sulla testa della mamma di Assunta e su quella della nonna di Icaro. Un colore che, simbolicamente, riporta al legame di sangue che lega i tre protagonisti di Invelle. Poi ritroviamo una pluralità di colori nelle maschere che i bambini indossano durante la festa del paese. Un’esplosione di gioia per dei bambini costretti al grigiore di una quotidianità che li vuole vedere diventare adulti troppo presto.

Come già successo in passato per i suoi cortometraggi, Simone Massi affida le parti in voice over a illustri interpreti del nostro cinema. Lo spettatore, infatti, non farà fatica a riconoscere la voce di Mimmo Cuticchio in quella del maestro siciliano che racconta ai bambini la storia di Icaro. O quella di Filippo Timi in quella del padre di Icaro e quella di Luigi Lo Cascio che legge un passaggio di La casa in collina di Cesare Pavese. Come abbiamo quelle di Neri Marcorè e di Toni Servillo per dar voce ad alcuni personaggi minori della storia.

Anche con Invelle Simone Massi si mostra per il grande artista che è, capace di raccontare con poesia e arte pagine drammatiche e spesso nascoste per vergogna della nostra storia. La speranza è che questo film possa avere presto la capillare distribuzione che merita in sala e non schiacciato da strategie di distribuzione che spesso tengono a considerare di nicchia il cinema di animazione. Mentre questo lavoro ha il grande valore di saper parlare, con un linguaggio univoco e chiaro, ai bambini come agli adulti. Sperando che le sale scelte non siano in nessun posto.

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