Prima di arrivare nelle mani di Ang Lee, Focus Features aveva immaginato come regista di Brokeback Mountain Pedro Almodóvar. Non è difficile pensare il perché di questa scelta: in un momento in cui le storie LGBTQ+ faticavano ad arrivare sul grande schermo o venivano viste dagli attori come possibili minacce alle loro carriere, Almodóvar era uno dei pochi autori orgogliosamente gay, abituati a portare sullo schermo personaggi liberi di vivere la propria sessualità secondo le proprie regole. Il regista però lasciò il progetto poco dopo per divergenze creative. In un’intervista a Indiewire ha spiegato che si sentiva limitato, anche perché Hollywood non gli avrebbe mai permesso di fare il film che lui immaginava leggendo la storia di Annie Proulx. La sceneggiatura firmata da Larry McMurtry e Diana Ossana privava la coppia dei due cowboy della necessaria “passione animalistica”, fraintendo almeno in parte la natura del loro rapporto.

Il nuovo corto di Pedro Almodóvar Strange Way of Life, da ieri nelle sale italiane grazie a Teodora e MUBI, nasce proprio come risposta a Brokeback Mountain e come omaggio alle pochissime narrazioni esplicitamente queer dedicate al mondo dei cowboy (come punto di riferimento il regista cita Ultima notte a Warlock di Edward Dmytryk. Al centro del suo secondo progetto in lingua inglese, ci sono due attori nuovi al mondo di Almodóvar, Pedro Pascal ed Ethan Hawke.

Dopo più un ventennio, l’allevatore Silva (Pedro Pascal) attraversa il deserto per raggiungere la cittadina di Bitter Creek. Lì reincontra il vecchio amico ed ex amante Jake (Ethan Hawke), con cui un tempo condivideva giornate selvagge e sregolate e che ora sembra essersi piegato al sistema avendo accettato l’incarico di sceriffo. Una notte di intimità e di confidenze sembra riportarli nel passato, ma al risveglio la magia svanisce quando scoprono le vere ragioni di quell’incontro.

Per la sua breve durata (appena 32 minuti), Strange Way of Life è capace diperdersi in sequenze dispersive, quasi coreografate, solite del cinema di Almodóvar, ma che qui sottraggono spazio a Silva e Jake. Il momento in cui il film finisce sembra essere il momento in cui il film sarebbe dovuto iniziare. Strange Way of Life è un’operazione curiosa, un tentativo di fornire una cornice all’evidente intuizione iniziale del regista, ovvero la scena indubbiamente più potente del film (la conversazione tra i due protagonisti al risveglio) perché questa non poteva esistere come film a se stante.

Nato in collaborazione con la casa di moda Saint Laurent, Strange Way of Life ha il merito di non apparire come una mera pubblicità del brand, al contrario di altri corti concepiti nello stesso modo (vedi The Staggering Girl di Luca Guadagnino). Il progetto di Almodóvar risulta più incomprensibile se letto sotto la luce delle sue dichiarazioni su Brokeback Mountain: se del film di Ang Lee criticava l’assenza di passione, Strange Way of Life risulta in tal senso totalmente asettico, fatta eccezione di un breve flashback. Ethan Hawke si muove con una rigidità che poco si addice alla visione di Almodóvar e la scarsa chimica con Pedro Pascal rende la relazione tra i loro personaggi un debole artificio. Quando Strange Way of Life riesce finalmente a creare delle fondamenta credibili, arrivano i titoli di coda inesorabili ad interrompere qualsiasi speranza.

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