Dopo l’anteprima mondiale al Locarno Film Festival e quella nazionale ad Alice nella Città, PIANO PIANO dell’esordiente Nicola Prosatore arriva da oggi nelle sale italiane, grazie alla distribuzione di I Wonder Pictures, in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.

Questa interessante opera prima è una coraggiosa produzione di Briciolafilm con Rai Cinema, con il regista Nicola Prosatore e e l’attrice e co-sceneggiatrice (insieme allo stesso prosatore, a Francesco Agostini e Davide Serino) Antonia Truppo, in associazione con eskimo e in collaborazione con Soul Movie. PIANO PIANO è una storia di formazione, di crescita, con un palazzo che è un piccolo mondo che sta per crollare. Al suo esordio sul grande schermo, impressionante risulta l’interpretazione di Dominique Donnarumma, che ricopre il ruolo della giovanissima protagonista, Anna. Allo stesso modo, impossibile non rilevare la bravura dell’altrettanto giovane Giuseppe Pirozzi, vincitore nel corso della rassegna romana del Premio RB Casting e che il grande pubblico conosce anche per il suo ruolo di Micciarella nella terza stagione di Mare Fuori.

La fretta di crescere

Napoli, 1987. Tutto è pervaso dall’attesa per la fine del campionato, con la speranza che l’ultima partita giocata possa regalare l’agognato primo scudetto al Napoli di Maradona. Anna è un’adolescente che vive con la madre, continuando a chiedersi che fine abbia fatto il padre che non ha mai conosciuto. La finestra della sua camera affaccia su un palazzo del rione in mezzo alle terre, che sta per essere demolito per lasciare spazio al cavalcavia della nuova autostrada.

La prospettiva di dover cambiare casa e di lasciare il rione la portano a sentire che tutto stia cambiando velocemente. E lei è pronta a fare lo stesso. Trovando conforto nella sua pianola, Anna vuole crescere. Ed è disposta a farlo in fretta, in quei giorni che la separano dalla sgombero della sua casa.

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L’incontro con Peppino, un suo coetaneo che vive in una delle case che si affaccia sul palazzo, e con un misterioso Mariuolo che il ragazzo tiene nascosto, la porterà ad accelerare la voglia di superare i confini di quel piccolo mondo. Ponendo fine alla sua infanzia e scoprendo che, forse, non ci fosse tutta questa fretta di diventare adulti.

Vedi Napoli. E poi fai il cinema

Anche con Mixed by Erry di Sydney Sibilia il cinema in sala in queste settimane ci parla della Napoli anni Ottanta. E anche Nicola Prosatore, nello scrivere e realizzare PIANO PIANO, si ispira a fatti realmente avvenuti. Come è lui stesso a dichiarare:

PIANO PIANO è il mio primo lungometraggio di finzione e come gran parte del mio lavoro finora si fonda su fatti reali e, in parte, autobiografici. La scintilla che ha dato vita al film è, infatti, il contesto che ha accolto e sviluppato il racconto: lo sgombero coatto di una palazzina compiuto per dar luce allo sbocco cittadino dell’Asse Mediano, uno degli ultimi monumentali progetti infrastrutturali della Napoli di fine Anni Ottanta. Antonia (Truppo, NdR), che insieme a me firma il progetto, è nata in quel palazzo e quel racconto, unito alla realtà dei personaggi e agli aneddoti della nostra memoria, è da subito divenuto un solido spunto per alimentare un racconto con un forte time lock: le ultime tre settimane di un mondo che sta per essere spazzato via.
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Il regista continua nel racconto della scelta dei luoghi in cui ambientare il suo esordio:

Il film è girato in un’unica location, una masseria cercata a lungo proprio sulla rotta dell’Asse Mediano, delle mura che confinano un micro mondo con delle regole a cui tutti i personaggi obbediscono e da cui è impossibile fuggire. […] Una geometria che si ripropone nella messa in scena e nel linguaggio: il ritmo serrato, come un’età che non conosce tregua, come il caos indefinito del desiderio di abbandonare le cose conosciute per un altrove sconosciuto. La luce, i colori, la lingua, la musica, sono spediti e vivaci come la bellezza che sopravvive caparbia a qualunque sopruso.

PIANO PIANO è un omaggio a quella Napoli. Quella città che era pervasa da piccoli micro mondi che avevano fretta di cambiare. E che si ritrovano ora a vivere le conseguenze del caos indefinito del desiderio di abbandonare le cose conosciute per un altrove sconosciuto. Quei colori che riempivano i cortili dei rioni ci sembrano sbiaditi e risplendono solo nella gioia dei riti della fede (seppur calcistica – splendida la scena dei festeggiamenti per lo scudetto ottenuto, con i personaggi che dimenticano differenze e rancori per vivere insieme quella gioia) e di Anna che si rifugia nella sua camera a suonare.

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La potenza dei colori e il ruolo della musica tornano nei dolci momenti di quella embrionale relazione che sta nascendo tra Anna e Peppino. Con lo scontro continuo tra l’imbarazzo della loro giovane età e la spavalderia di chi pensa di essere ormai pronto ad affrontare il mondo.

Grandi interpreti e giovani promesse

Se indubbiamente l’attenzione dello spettatore è principalmente catturato dal rapporto tra i due giovanissimi protagonisti, difficile non vedere le grandi interpretazioni messe al servizio di questa interessante opera prima.

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Antonia Truppo investe tutta se stessa per la riuscita non solo di PIANO PIANO, avendolo sia co-prodotto e co-sceneggiato. Ma l’intensità che mette in ogni scena in cui vediamo la madre di Anna ci fa comprendere anche come e quanto questa storia sia anche la sua. Un ruolo intenso, in cui le speranze di una madre vengono rappresentate con l’asprezza di un rapporto madre-figlia fatto sì di incomprensioni e segreti mai svelati. Ma anche di una donna provata dalla vita che cerca di evitare che la giovane donna che sta crescendo non debba vivere le fatiche della sua esistenza.

Allo stesso modo, a Nicola Prosatore si deve anche l’aver scelto di affidare un ruolo, crudo e spietato, come quello di Don Gennaro a Lello Arena. Un attore dal grande carisma, che per troppo tempo si è cercato di relegare a parti prevalentemente comiche, senza comprenderne la profonda comprensione delle dinamiche e registri più drammatici

PIANO PIANO è una delle più convincenti dimostrazioni di quale incredibile valore abbiano i nostri giovani registi italiani. E di quanti splendidi film sia possibile avere se solo il Cinema decidesse di credere davvero in loro.

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