Venezia79 onora Paul Schrader, a cui durante quest’edizione è stato conferito il Premio alla Carriera, presentando il suo ultimo film, Master Gardener. Si tratta di una potente storia incentrata su un uomo tormentato dal proprio passato, che cerca di negare e dimenticare rifugiandosi nelle capacità benefiche sui suoi turbamenti interiori dell’orto botanica e della cura dei giardini privati di una storica tenuta. 

Anche se inizialmente non era stata progettata come una trilogia, Master Gardener segna il culmine di un trittico di film, iniziato nel 2017 con First Reformed – La creazione a rischio. Come per Il collezionista di carte (2021, presentato a Venezia durante la passata edizione), Master Gardener è una nuova variazione di Schrader sul tema di “un uomo solo in una stanza”, in cui una figura solitaria attende un cambiamento, mentre combatte con il passato, nascondendosi dietro il lavoro.

Ogni capitolo della trilogia si concentra su un uomo nel pieno di una crisi esistenziale – ha una vita solitaria e si nasconde dietro il proprio lavoro -, che sia un reverendo, un giocatore di carte o, nel caso di Master Gardener, un orticoltore.

La trama

Narvel Roth (Joel Edgerton) passa le sue giornate a curare con meticolosa attenzione la tenuta di Gracewood, di proprietà della ricca vedova Haverhill (Sigourney Weaver). La più grande preoccupazione di Narvel è l’imminente galà annuale di beneficenza, che vede da anni il giardino privato protagonista assoluto della manifestazione. Questo almeno finché la signora Haverhill non lo invita a prendere come apprendista la sua problematica nipote Maya (Quintessa Swindell). Narvel accetta, con la speranza di essere d’ispirazione all’inquieta ventenne. Si ritroverà lui stesso a dover fare i conti con il proprio passato, con l’angoscia di doverlo nascondere e l’ansia di potersi redimere. Cercando nella storia dell’orto botanica e delle sue adorate piante quelle risposte che non è mai stato in grado di ottenere e una pace che gli permette di affrontare i propri errori. 

Nonostante Narvel riesca a pianificare metodicamente le sue giornate, le sue notti vengono turbate da ricorrenti flashback che risalgono ad un periodo oscuro
della sua vita. Era affiliato di un gruppo di suprematisti bianchi, per conto del quale ha ucciso diversi uomini e donne. Per evitare il carcere, Narvel tradì i suoi compagni, finendo nel programma protezione testimoni. E dovendo creare una nuova immagine di sé. Rivestendosi ogni mattina e spogliandosi ogni sera, è costretto a fare i conti con quei tatuaggi razzisti che, adornando il suo corpo, gli ricordando indelebilmente il suo passato carico d’odio e violenza.

master-gardener-venezia79-recesione

Mentre sta svolgendo il suo apprendistato, Maya, che ne ignora il passato razzista, si lega sempre più profondamente al suo mentore, attirando su di sé l’ira della signora Haverhill, legata all’uomo da un patto segreto dai risvolti anche sessuali. Nervel cerca allora di ricucire lo strappo fra le due donne, ma il suo tentativo fallisce.

L’uomo e la ragazza si troveranno a dover affrontare le loro vite e i segreti del loro passato lontano da quel giardino che era diventato per entrami un rifugio dalle loro debolezze e angosce. Cercando di trovare un nuovo equilibrio che permetta loro di smettere di nascondersi. Perdonandosi a vicenda, prima che con loro stessi.

La solitudine nasconde passati tormentati

Narvel, come tanti altri protagonisti di Schrader, è un solitario. Abituato a nascondere le proprie emozioni. Che svela solo a se stesso, scrivendo un diario che è anche una forma di terapia e un modo per approfondire il suo amore per le piante e il loro potere rilassante e benefico sul suo percorso di riabilitazione.

Paul Schrader ha dichiarato:

Che sia un gigolo (American Gigolo, 1980), uno spacciatore (Lo spacciatore, 1992), un giocatore d’azzardo (Il collezionista di carte, 2021) o un giardiniere, sta tutto nel trovare una metafora potente. Il giardinaggio è particolarmente potente, sia in positivo che in negativo.

Allo stesso tempo è attraverso il giardinaggio che Narvel riesce a trovare la
redenzione. Per Schrader si torna sempre a quell’uomo solo in una stanza.

Si parte dal giardinaggio, come Il collezionista di carte parte dal gioco d’azzardo. Mi sono chiesto: perché questo giardiniere è così isolato da tutti? Da lì ho pensato al programma protezione testimoni, e di nuovo una domanda: perché è nel programma? Così l’idea si è trasformata ed è diventata quella di un assassino al soldo
dei suprematisti bianchi.

L’indagine sull’uomo, sul suo rapportarsi al proprio passato e cercare di ricostruire la propria identità insieme alla volontà di redenzione sono da sempre al centro del linguaggio narrativo di Schrader. Con Master gardener il prossimo premio alla carriera a Venezia79 ci mostra che il suo pensiero è universale e che i contrasti interiori che racconta siano propri anche del mondo femminile. In tal senso, il personaggio di Maya ha l’incredibile pregio (oltre ad una sublime interpretazione della sua attrice) di arricchire il cinema di uno sceneggiatore e regista che, per fortuna per lo spettatore, non ha ancora deciso di appendere la videocamera al chiodo.

Articoli simili