Fin dalla prima immagine o meglio dal primo suono, The Cord of Life di Qiao Sixue, in competizione a SEEYOUSOUND nella sezione LP Feature, annuncia un desiderio di staccarsi dalla tradizione mongola: il suo protagonista, Alus (Yider) suona musica elettronica e da tempo ha lasciato la casa di famiglia per vivere a Bejing dove si esibisce nei locali. Non ha un’idea precisa di cosa aspettarsi dalla vita e nemmeno di come proseguire la sua carriera, vive alla giornata senza paura delle conseguenze. Il desiderio di vivere secondo i suoi ritmi viene spento da una sola telefonata da parte di sua madre (Badma), malata di Alzheimer. 

Si trova così a partire, a lasciare la notte neon della città per tornare nel nucleo famigliare. Quando però arriva a casa del fratello dove ora la madre vive, capisce che la situazione è più grave di quanto pensasse e l’unica soluzione è riportare la donna in un luogo sicuro, cementato nella sua memoria, dove poterla seguire come necessario.

In The Cord of Life la perdita di memoria non è solo quella della madre, dovuta alla sua condizione, ma anche quella di Alus. Qiao Sixue costruisce un continuo contrasto tra mondo nuovo e tradizione, senza vedere nessuno dei due come un germe da eliminare ma piuttosto riconoscendoli come elementi che devono necessariamente coesistere per permettere una crescita sociale.

Questo contrasto è dopotutto alla base del nuovo rapporto tra figlio e madre: in una delle poche scene del film dove la musica torna protagonista (dopo l’inizio il tema viene messo prevalentemente in disparte), mentre Alus sta mostrando a una ragazza le attrezzature che usa per fare musica elettronica, sua madre gli porta il suo vecchio morin khuur, un violino tipico della musica mongola. Questa giustapposizione tra presente e passato avrebbe una forza maggiore se non fosse così marcata, se il simbolismo non cercasse di fagocitare ogni istanza di sincerità.

La lotta tra tradizione e modernità difatti trova il suo luogo naturale nel rapporto tra madre e figlio nella sua forma più essenziale. La corda della vita, questa la traduzione letterale del titolo del film, è il cordone ombelicale che solitamente collega il bambino alla madre nel momento della nascita e che qui in un momento in cui i ruoli, a causa della condizione del genitore, si devono scambiare, è la corda che impedisce alla donna di fuggire. Quando The Cord of Life sceglie di rallentare i suoi ritmi concentrandosi solo sui suoi protagonisti, evitando di incastrarli in sottotrame che appaiono come un tentativo di avvicinare il film al cinema indie di stampo americano, lì raggiunge la sua massima potenza.

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