Mikey Saber (Simon Rex) è una creatura strana ed erratica. Procede sempre a testa alta anche quando è consapevole di aver appena commesso il peggior sbaglio della sua vita. Trova il coraggio di affrontare persone a cui ha fatto solo torti, aspettandosi da loro favori e un tappeto rosso sempre steso per lui. È subdolo e calcolatore, senza volerlo: la vita lo ha velocemente privato di ogni traccia di dignità e Mikey ha iniziato a comportarsi di conseguenze, scavando tra gli avanzi che gli sono rimasti nella speranza di trovare un inaspettato tesoro.

Mikey in realtà non fa Saber di cognome: è un nome d’arte che ha creato anni prima per iniziare la sua carriera nel porno. Adesso quel successo è un vago ricordo e, con il viso pieno di lividi, solo 22 dollari in tasca e nessun vestito di ricambio, si presenta a casa della ex moglie Lexi (Bree Elrod) a Texas City, sperando che il vincolo legale che ancora tristemente li unisce possa farla sentire in dovere di aiutarlo. L’uomo propina a lei e a sua madre Lil (Brenda Deiss) centinaia di promesse, tra la possibilità di aiutarle e la temporaneità di quella soluzione. Il suo passato rende però la ricerca di un nuovo lavoro praticamente impossibile e quando incontra l’appena diciasettenne Rylee (Suzanne Son), conosciuta come Strawberry, vede in lei una possibilità di tornare alla sua vita di prima.

red rocket recensione film

Fin dal suo debutto nel 2000 con Four Letter Words, il regista e sceneggiatore Sean Baker ha deciso il suo cinema alla rappresentazione di persone ai margini della società, tra gruppi spesso ignorati o maltrattati (ad esempio il suo Tangerine esplora l’esperienza di un gruppo di sex worker transgender). Nonostante sia noto proprio per la sua speranza, il suo occhio attento all’umanità delle persone che incontra, il suo nuovo film, Red Rocket, da pochi giorni nelle sale italiane grazie a Universal Pictures stupisce per la sua inaspettata desolazione. Siamo lontani dalla dolcezza di The Florida Project che ha decretato l’effettiva esplosione nel mainstream di Baker: Mikey Saber è un caso perso in partenza e non esiste alcuna via della redenzione per lui.

Il film è nella sua essenza un character study che allarga lentamente il focus per vedere il modo in cui la mancanza di scrupoli di Mikey ha colpito le persone che più gli stanno vicine. Con un interprete diverso Mikey Saber sarebbe potuto essere uno dei protagonisti più odiosi della storia del cinema, ma Simon Rex, conosciuto al pubblico soprattutto per la sua partecipazione al franchise di Scary Movie, riesce a donargli una naturale sicurezza. Sembra un ruolo cucito su di lui, sui suoi tempi comici, sulla sua fisicità, sulle sue pause agitate e è impossibile non augurarsi che questo sia solo l’inizio di una nuova carriera per Simon Rex (fresco vincitore agli Spirit Awards del premio come miglior attore). Sorprende nel cast anche Brenda Deiss, purtroppo tristemente deceduta ancora prima di vedere il film concluso, che in Red Rocket offre una performance feroce e allo stesso tempo fedele al suo ruolo di madre nei panni di Lil.

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Red Rocket è lo sguardo di Sean Baker a un’America troppo vicina nel tempo per avere gli strumenti giusti per analizzarla. Donald Trump viene evocato attraverso manifesti elettorali e brevi spezzoni di discorsi alla televisione che vengono accettati come un dogma, nonostante parlino di frodi elettorali mai avvenute. La sceneggiatura, scritta dal regista insieme al collaboratore di sempre Chris Bergoch, traccia un legame evidente per quanto sottile tra il protagonista e l’ex presidente americano, mostrando come la loro incapacità di fuggire dalla loro avidità possa finire per essere la loro stessa distruzione. È un’America diversa e Sean Baker usa di conseguenza strumenti diversi e soprattutto crudi per osservarla, costruendo un’opera dissacrante e cupa, che non offre nessuna via di scampo.

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