Non chiamiamoli remake. Non accettiamo che tutto venga giustificato come adattamento. Non tutto può essere replicato, men che meno quando si sta parlando del successo mondiale di una serie tv. Perché il rischio sarà (sempre) quello di peccare in originalità e scontrarci con il fatto che non obbligatoriamente se al pubblico un prodotto televisivo sia piaciuto in un determinato momento e contesto storico, lo stesso potrà succedere anche con “nuovi” prodotti. Soprattutto se questi ci vengono offerti come meri copia-incolla degli originali, rivisti in chiave italica.

Lo avrete capito. Ci riferiamo a due nuove serie, attualmente in onda su Rai1 e le cui repliche sono disponibili su Raiplay. Stiamo parlando di This Is Us e Your Honor. Ah no, perdonateci, ci siamo confusi. Parliamo di Noi (la cui prima stagione viene trasmessa dal 6 marzo ogni domenica) e Vostro Onore (in onda dal 7 marzo ogni lunedì). Vi spieghiamo subito i motivi del nostro apparente errore: le due serie tv nascono dalle storie e dal successo ottenuti dalle due serie americane. Rispettivamente, Noi da This Is Us, una delle serie di punta della NBC giunta alla sua sesta edizione ed ideata e scritta da Dan Fogelman; Vostro Onore da Your Honor, produzione della statunitense Showtime (che, a sua volta, aveva già ripreso il plot dalla prima versione israeliana) che ha visto come protagonista Bryan Cranston.

Dopo essere stati assidui e commossi spettatori delle puntate dedicate ai fratelli Pearson (This Is Us) e seguito con pathos le vicende giudiziarie del Giudice Desiato (Your Honor), non neghiamo di aver preso con un certo scetticismo le notizie che riportavano la preparazione degli adattamenti italiani a queste due serie. Già in passato la rete ammiraglia della Rai ci aveva dato motivo di dubitare di una simile strategia. Era successo, infatti, con Tutto può succedere (che ha avviato al successo giovani attrici del calibro di Matilda De Angelis e Benedetta Porcaioli), serie tv lanciata sempre su Rai1, ripresa (in tutto e per tutto) dalla serie statunitense Parenthood e che si era mostrata come una ripresa senza originalità del copione americano. Ma, nel caso di Noi e Vostro Onore, avevamo un ulteriore elemento a farci dubitare. Se, infatti, l’operazione Tutto può succedere venne realizzata nel 2018 facendo riferimento ad una serie che non solo non aveva ottenuto grandi riscontri in termini di pubblico in Italia, ma che era anche di ben otto anni prima, This Is Us è divenuta sin dalla sua prima edizione un prodotto capace di ottenere favori e riconoscimenti (sia in termini di pubblico che di critica) a livello mondiale e la produzione non accenna ad interrompersi nonostante sia già arrivata alla sesta stagione. Per quanto riguarda, invece, Your Honor, la prima stagione americana è stata lanciata appena lo scorso anno ed è stata capace sin da subito di raggiungere un ampio ed appassionato pubblico.

Remake Rai Onore Noi
Anche il grafico della Rai non aveva troppa fantasia…

I nostri dubbi, purtroppo, sono stati tutti confermati dopo la visione delle prime due puntate di Noi e Vostro Onore. E non possiamo che notare che, in entrambi i casi, non solo non ci sia nulla di originale in quello che abbiamo visto. Ma siamo di fronte ad un caso di totale copia/incolla di ciò che abbiamo già visto arrivare da Oltre Oceano. Questo non solo (e sarebbe l’elemento meno problematico) per quanto riguarda il fulcro narrativo delle vicende messe al centro delle due serie. Ma perché è possibile notare con estrema facilità come e quanto gli stessi dialoghi non siano altro che una mera traduzione dei copioni originali americani. Questi elementi raggiungono spesso il limite dell’esasperazione. Da Noi che inizia con la stessa, identica, schermata a sfondo nero in cui passa una didascalia, anche questa traduzione letterale di ciò che avevamo già visto nei primi istanti del primo episodio inaugurale di This Is Us.

La mancanza di originalità ha anche portato gli autori di Vostro Onore a non rendersi conto di quanto difficile sarebbe stato risultare credibili nell’affidare al Giudice Pagani un potere e capacità di manovra non riconosciuti dal sistema giuridico italiano. Ma pienamente comprensibili ed ipotizzabili per quello americano. Le pecche in fase di adattamento colpiscono anche Noi, in cui si pretende di far credere al pubblico italiano che una giovane coppia negli anni ’80 avrebbe potuto portare a casa un orfano (a prescindere dall’appartenenza razziale del bambino, per quanto non totalmente ininfluente) lo stesso giorno in cui viene abbandonato di fronte al portone di una caserma di polizia.

Ma vogliamo provare a fare uno sforzo. Cercare di non pensare alla noia di ricordare quasi a memoria ogni singola battuta dei dialoghi delle due serie americane e non concentrarci sul fatto che i copioni italiani non differiscano nemmeno di una virgola rispetto a quelli statunitensi. Non ne facciamo nemmeno una questione di cast. Anche perché a contare qui non sono tanto le interpretazioni di Lino Guanciale o di Stefano Accorsi o degli altri protagonisti delle serie. Anche perché la loro stessa scelta è meramente funzionale non ai personaggi, ma al ricalcare somiglianze con i personaggi già amati dal pubblico. Non ne faremo nemmeno una questione di regia. Perché che si mettesse la direzione del set in mano a Ribuoli o a Casale o chiunque altro sarebbe stato comunque ininfluente. Perché a loro è stato sufficiente replicare, anche dal punto di vista delle riprese, quanto fatto dai registi delle versioni originali. Infatti, si troveranno in entrambe le versioni italiane sequenze sceniche fotocopia rispetto a quelle americane.

Qui la domanda è un’altra. Che senso ha? In un mondo in cui il pubblico ha un infinito accesso alle piattaforme e che ne divora i contenuti a prescindere dalla loro provenienza geografica, perché riproporre due copie di qualcosa di già visto? Possibile non si sia tenuto in considerazione la portata enorme del successo ottenuto dalle due versioni americane?

Altra questione che ci poniamo: che fine ha fatto l’originalità degli sceneggiatori italiani? Possibile che la tv di Stato non sia in grado di investire sui tanti, bravissimi sceneggiatori italiani per puntare a programmi innovativi ed originali piuttosto che svilire il loro lavoro costringendoli a pindarici e copia-incollati adattamenti? Questo forse, in un’epoca di profonda crisi per il comparto cinematografico come televisivo, è l’aspetto che più ci fa rabbia di queste due operazioni seriali: la mancanza di coraggio. Resta, di base, una certezza. Se è vero che aspettiamo con ansia di scoprire se ci sarà una settima stagione di This Is Us e attendiamo con trepidazione la confermata seconda stagione di Your Honor, ci fermiamo con Noi e Vostro Onore prima di guardare la loro terza puntata. Perché (ma non vogliamo farvi spoiler) sappiamo già come andranno a finire. E continuiamo a preferire gli originali.

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