Siamo soliti pensare a certi generi, nonostante occasionali resurrezioni, come ormai defunti – è il caso del musical, per esempio, o del Western. Non sembra possibile che qualcosa di così essenziale e banale come la commedia romantica possa presto unirsi a loro, ma sembra che stia succedendo. E questo sta succedendo proprio in quella che dovrebbe essere l’epoca d’oro per la commedia romantica.
Queste parole del critico cinematografico Peter Rainer vennero pubblicate nel 1992 sulle pagine di Los Angeles Times in un articolo intitolato “Why Do Movies Kiss Off Romance?”. La possibile prematura morte veniva imputata ad “un’assenza di immaginazione” e ad “un’incapacità di capovolgere convenzioni che dovrebbero essere soggette a un revisionismo romantico – il modo in cui guardiamo ai ruoli di genere, alle abitudine e ai bisogni”. La commedia romantica tuttavia non morì o perlomeno non subito. Al giorno d’oggi gli anni 90’ vengono considerati a tutti gli effetti l’epoca d’oro del genere. Basti pensare che quando Rainer scrisse quelle parole dovevano ancora uscire film come Insonnia d’amore (1993), Il matrimonio del mio migliore amico (1997), C’è posta per te (1998), Notting Hill (1999), Come lasciarsi in 10 giorni (2003) o 30 anni in 1 secondo (2004).
Oggi, nel 2022, la commedia romantica sembra essersi realmente estinta o perlomeno non esiste più nella sua forma originale. Gli ultimi effettivi successi al botteghino del genere sono titoli come Ricatto d’amore (2009) o Quel disastro di ragazza (2015), alcuni degli ultimi ad essere stati capaci a superare i 100 milioni di incasso. Non rappresentando più un successo sicuro, gli studios hanno preferito interessarsi ad altre storie, se possibili serializzabili e facilmente trasformabili in evento. Lontane dalla sala, le commedie romantiche hanno trovato una nuova casa: lo streaming.
Netflix, Prime Video, HBO Max e tutte le altre piattaforme hanno deciso di dedicarvi un’ampia fetta della sua produzione originale (ma anche del suo catalogo, perché riconoscono quanto questi titoli siano facilmente oggetto di rewatch da parte del pubblico). Il motivo di tale iniziativa è semplice: non solo si tratta di un genere familiare al pubblico, ma anche realizzabile con un budget molto ridotto. Netflix ha deciso, per facilitare il successo, di sfruttare property già conosciute in altre forme. È il caso della trilogia di To All the Boys I’ve Loved Before, ispirata agli omonimi libri di Jenny Han, che seppur indirizzati a un target più giovane rispetto al solito, hanno dimostrato che la commedia romantica aveva ancora una possibilità di rinascita.
Il problema adesso è più che altro costituito dal come: come può sopravvivere la commedia romantica in un panorama fatto di blockbuster che soffoca le storie originali? Deve reinventarsi, magari facendosi portatore di messaggi politici e sociali? Deve tornare alle origini ed essere una mera forma di intrattenimento? Tre film usciti nelle ultime settimane sembrano proporre tre risposte completamente diverse a questi quesiti.
Marry Me di Kat Coiro – Ritorno alle origini
Marry Me di Kat Coiro, uscito nelle sale italiane il 10 febbraio per Universal Pictures, rappresenta la risposta più ovvia al problema, ma non per questo la meno efficace: sceglie difatti di ricalcare da vicino uno dei pilastri della commedia romantica, Notting Hill di Roger Michell. Al centro qui non c’è la star del cinema statunitense interpretata da Julia Roberts, ma Kat Valdez (Jennifer Lopez), una popstar che rifiuta di sposare il fidanzato Bastian (Maluma) davanti a più di 20 milioni di spettatori dopo aver scoperto il suo tradimento. Sceglie di fare un’apparente follia, sposare uno sconosciuto scelto a caso in mezzo alla folla. Il placido Charlie (Owen Wilson), padre divorziato e insegnante di matematica, si ritrova all’improvviso trascinato in un mondo fatto di sfarzi e apparenza, che non riesce a comprendere appieno.
Il film è un tentativo di tornare alle origini, che esagera l’aspetto fiabesco del genere proponendo un meet-cute ai limiti dell’assurdo e che ha un percorso già prevedibile fin dall’inizio. Lopez e Wilson provengono da due universi completamente diversi, ma Marry Me sceglie di riconoscere e sfruttare nella narrazione la loro apparente incompatibilità. Kat Coiro dimostra di capire esattamente il motivo di tanto successo della commedia romantica: il pubblico vuole sognare e per sognare è necessario qualcosa che sia più grande di noi, più grande della realtà. In Marry Me l’incontro con l’anima gemella, in un mondo che dovrebbe essere dominato dalle dating app, avviene nel modo più stucchevole e assurdo possibile, chiedendo quasi una sospensione dell’incredulità al proprio pubblico. Il film risulta essere un prodotto familiare e proprio per questo facilmente apprezzabile perché associato a un universo di tropi, narrazioni e personaggi che già amiamo.
I Want You Back di Jason Orley – Una possibile ripartenza
I Want You Back nasce da due cuori spezzati: il pragmatico Peter (Charlie Day) è appena uscito da una relazione di sei anni con Anne (Gina Rodriguez), mentre l’infantile Emma (Jenny Slate) è stata lasciata da Noah (Scott Eastwood). I due si incontrano per caso nell’edificio dove lavorano, lui come manager e lei come receptionist, mentre sono impegnati a piangere nascosti nelle scale anti-incendio. Seguono una sessione di karaoke, stalking dei profili Instagram degli ex e il concepimento di un piano diabolico: Peter diventerà amico di Noah e cercherà di farlo tornare single, Emma sedurrà il nuovo fidanzato di Anne. Sulla carta il piano potrebbe funzionare, ma forse aiuterà soprattutto i due protagonisti a capire se stessi.
Il film di Jason Orley con la sceneggiatura di Isaac Aptaker ed Elizabeth Berger (il duo dietro Tuo, Simon) è una storia a tutti gli effetti corale, seppur sia veicolata attraverso gli occhi di Peter ed Emma. Distribuito in tutto il mondo su Amazon Prime, I Want You Back strizza l’occhio all’idea classica di commedia romantica, complicando il viaggio che porta all’effettiva risoluzione narrativa e sovvertendo in parte i ruoli di genere. Jenny Slate interpreta una donna di trent’anni che affronta la vita con eccessiva leggerezza, mentre il Peter di Charlie Day è un uomo estremamente sensibile che sembra disposto a tutto pur di mettere su famiglia. Il film porta sullo schermo con semplicità delle dinamiche relazionali in cui il pubblico si può riconoscere facilmente, spogliando la commedia romantica per qualche istante del suo velo di irraggiungibilità. Inoltre I Want You Back riconosce quella metà del paradigma rom-com che spesso viene dimenticata, sfruttando un cast prevalentemente composto da comici o attori con esperienza precedente nel mondo della comedy.
Love and Leashes di Park Hyun-jin – Nuovi percorsi
Love and Leashes di Park Hyun-jin porta la commedia romantica in una direzione estremamente diversa. Nascosta sotto un’apparente banale workplace romance vi è infatti un’esplorazione interessante e originale delle dinamiche di genere e dei kink, nello specifico guardando alla cultura BDSM. Tutto comincia quando l’impiegata Ji-woo (Seohyun) apre per un malinteso un pacco destinato al collega Jung Ji-hoo (Lee Jun-young), scoprendo un collare e un guinzaglio ordinati da un sito dedicato al BDSM. L’uomo le chiede presto di diventare la sua “padrona“, nonostante lei non conosca per nulla quel mondo. Ji-woo, frustrata dal modo in cui la società concepisce il ruolo della donna nelle relazioni, sceglie di accettare la proposta e i due intraprendono una relazione sotto contratto.
Sebbene l’idea venga sfruttata in chiave comica, Love and Leashes punta soprattutto a a spiegare la cultura BDSM, spesso fraintesa e demonizzata dal pubblico più generalista che l’ha scoperta attraverso la serie di 50 Sfumature. Ha il merito di aprire una conversazione necessaria sul consenso, su come l’esplorazione sessuale necessiti di un accordo da entrambe le parti per poter avvenire. Inoltre problematizza e inverte i tradizionali ruoli interni alla coppia, senza tuttavia volersi proporre come un trattato sull’argomento. Con leggerezza ma anche la necessaria serietà, Love and Leashes offre una storia capace di mescolare sensualità e dolcezza che porta per una volta sullo schermo una visione del kink libera di pregiudizi, rappresentando un territorio inesplorato dalla commedia romantica fino a questo momento (titoli precedenti come Secretary passavano per percorsi molto più sinistri e di certo non accostabili al genere).