Gli farò un’offerta che non potrà rifiutare”. Alzi la mano chi non l’ha citata almeno una volta nella vita. Per coloro che non l’hanno mai fatto o ignorano origine e significato, da oggi, oltre a Il Padrino, c’è The Offer, serie Paramount+ Originals, visibile da alcune settimane sulla piattaforma arrivata da poco sul mercato italiano.

The Offer è che potrebbe essere la sua serie manifesto, la sua flagship killer di tutte le serie regine disponibili nei cataloghi degli innumerevoli servizi di streaming che stanno saturando il settore. Una miniserie, in realtà, di dieci avvincenti episodi, originale a suo modo, così prossima dal dare una definizione di prodotto televisivo che espande il concetto di Cinema, non più soltanto in termini di stile, ma nella sua essenza.

The Offer è la storia della tribolata gestazione di uno dei più grandi capolavori mai apparsi sul grande schermo, Il Padrino, una pellicola che tutti conosciamo, ma che in molti – tra cui il sottoscritto – ne ignorano le difficoltà incontrate, dentro e fuori dal set, dai produttori, dal regista, dai tecnici, dagli attori e da tutte le donne e gli uomini che hanno dato vita a questo campione di incassi diventato leggenda già dalla sera della sua anteprima. Prima di tutto, è un lungo tributo di circa 600 minuti a chi ha dato anima e corpo a un progetto maledettamente sempre sul punto di non nascere.

Se no, è la guerra… e andiamo sui materassi”.

In questo continuo gioco di citazioni e di rimandi, le parole di Sonny Corleone, seppur qui mai pronunciate, riecheggiano in ogni singolo passaggio nodale di The Offer. Dall’animosità, si fa per dire, di Frank Sinatra alle interferenze della mafia italo-americana, passando per i pregiudizi dei vertici Paramount che potevano privarci della conoscenza di più di uno dei grandi interpreti della New Hollywood, sono solo alcuni degli episodi tratti dalla realtà che hanno messo a dura prova chi, davvero, ha reso possibile questo film tratto dal best-seller dell’epoca.

Il Padrino, prima che un film, è stato un libro. Uno dei più venduti. Uno dei più odiati. Nei primi episodi di The Offer, l’ostracismo della comunità italo-americana di allora ricorda molto ciò che successe da noi, più di un decennio fa, quando un libro, un altro libro vendutissimo e odiatissimo, stava per compiere il salto. La trasposizione cinematografica che Matteo Garrone stava realizzando per Gomorra di Roberto Saviano riaccese gli animi di chi vedeva in quell’operazione un atto di guerra contro un popolo e una terra.

The Offer Paramount+

Senza eccedere nelle anticipazioni, The Offer ci dà una ricostruzione, alquanto fedele, di come parte della nostra comunità d’Oltreoceano non tifasse per la riuscita della produzione. E un carosello di personaggi, resi immortali anche da pellicole recenti come Gangster Squad (leggi Mickey Cohen) o The Irishman (leggi Joe Gallo), irrompe nella storia, facendoci apprezzare, ancor di più, il coraggio di chi si è speso per donarci quella che sarebbe diventata la trilogia, la saga dei Corleone: Al Ruddy (uno straordinario Miles Teller, ai livelli di Whiplash), il produttore esecutivo continuamente sui materassi (per una definizione più esaustiva di questa espressione, clicca qui) contro la sua casa di produzione, contro la criminalità organizzata, contro tutti.      

Nel lanciare il suo servizio di streaming, la Paramount con The Offer cede all’autoreferenzialità, all’autocelebrazione, mostrando quale sia stata la luce, in fondo al tunnel, che la salvò dalla chiusura e dal fallimento in quei convulsi anni ’60 e ’70 del secolo scorso, gli anni della contestazione e della crisi di identità e di creatività vissuta a Hollywood e dintorni. Un affresco su un periodo storico e sulle dinamiche interne di un’industria che sembrava aver perso il tocco magico, la magia dell’epoca aurea del Cinema. Il braccio di ferro tra Robert Evans (un ispiratissimo Matthew Goode) e i proprietari della conglomerata Gulf&Western (un divertentissimo Burn Gorman e un antipaticissimo Colin Hanks) è un bel rumore di fondo alla storia, alla vera e romanzata storia che vede Joe Colombo (Giovanni Ribisi in stato di grazia, che va al di là della solita piatta caricatura che l’immaginario collettivo lega ai malavitosi di Little Italy), Mario Puzo, Francis Ford Coppola (un Dan Fogler impressionante per fisicità e carattere, come Anthony Ippolito, copia non tanto distante dall’originale di Al Pacino) i padrini cinematografici de Il Padrino. Ciò nulla toglie alla grandezza di un personaggio femminile, Bettye McCart, figura immaginaria – ma non più di tanto – intrepretata da una Juno Temple in versione mattatrice: un’assistente che eccede, in meglio, dal proprio ruolo di subalternità, le cui doti e capacità traspaiono in ogni singola scena che la vede protagonista. 

The Offer Paramount+
Celebrando un successo lungo 50 anni

The Offer rappresenta una bella, bellissima novità nell’ormai sempre più stantio e saturato mondo dello streaming legale. Per chi ha già visto innumerevoli volte il film che salvò la Paramount (e Coppola), lanciò nell’Olimpo degli Dei Al “Gamberetto” Pacino e consacrò all’immortalità Marlon Brando, questa miniserie è il miglior regalo per festeggiare i cinquant’anni di un capolavoro assoluto, meglio di un qualsiasi contenuto speciale allegabile a un DVD o a un BD dell’anniversario: seppur romanzata, tutta la storia della lavorazione trova la sua sublimazione in quest’opera di finzione.

E vedere la ricostruzione, shot-for-shot, delle scene cult, oltre a invogliarti a rivedere il superclassico per la milionesima volta – cosa già fatta a termine dell’episodio 10 –, è uno dei più grandi doni che un amante della settima arte possa mai ricevere: è come terminare The Prestige prima del tragico epilogo, quando ancor ci è ignoto il trucco del “trasporto umano”. Con The Offer abbiamo il taccuino di Alfred Borden e siamo così vicini da scoprire l’inganno, ma non avendo l’ultima chiave, il mistero, l’incanto della magia resta ben forte e saldo, lo stesso incanto provato dagli spettatori dei primi spettacoli de Il Padrino, non il solito gangster movie, bensì la storia su carta e celluloide di una famiglia di emigrati che deve farsi spazio nel mondo, tra luce e abisso.  Lo stesso che si prova ogniqualvolta che luci, suoni e colori dipingono lo schermo di una sala buia, regalandoci quelle emozioni che solo una bella pellicola proiettata potrà mai dare. Ecco, volendo dare un consiglio spassionato ai cervelli di Paramount+, per differenziare il loro servizio da tutti gli altri, possano gli eredi Al Ruddy e Bob Evans creare più serie o miniserie dal dietro le quinte dei loro capolavori, regalandoci sprazzi di storia e, perché no, alcune pagine di quei taccuini segreti, dove la magia prende forma.  

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