Dopo l’uscita in sala come film evento a ottobre 2021 a seguito della sua presentazione in anteprima assoluta dal Bari Film Fest, è ormai disponibile sulle principali piattaforme streaming Marilyn ha gli occhi neri, commedia prodotta dalla Groenlandia di Matteo Rovere e Sydney Sibilia con la collaborazione di Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution. Il film, diretto da Simone Godano, vede tra i protagonisti la ormai poliedrica Miriam Leone (che da poco abbiamo visto nei panni di Eva Kant nel Diabolik dei Manetti bros.) e uno Stefano Accorsi che dimostra come il registro comico ne faccia esaltare le doti attoriali.

Clara (Miriam Leone) sembra vivere in un altro mondo. Fatto di egoismi che la portano a tenersi lontana dagli altri, a meno che non siano la nonna, cioè l’unica persona che sia davvero mai riuscita a farla sentire amata e speciale. Con gli altri, marca il suo essere normale per non doversi sentire costretta a guardare alle origini delle sue fragilità e basa le sue relazioni ed azioni sulle frequenti ed articolate bugie. Che non riesce a smettere di dire, fino a trasformarle in seconde verità a cui lei stessa finisce quasi per credere.

Diego (Stefano Accorsi) è imprigionato nelle sue stesse psicosi, che derivano principalmente dai danni psicologici avuti a seguito dell’abbandono da parte della madre quando era piccolo e dalla paura di perdere il legame con la figlia Bianca, che vede solo durante sporadici incontri controllati, a seguito della separazione dalla moglie e dall’affidamento esclusivo della bambina alla madre. Senza comprendere come arginare la rabbia che prova ed incapace di ritrovare un posto nel mondo del lavoro, dovrà cercare di capire a chi e come potersi affidare per riuscire ad andare avanti.

L’incontro tra i due avviene in un Centro Diurno all’interno di una struttura che si occupa della riabilitazione di persone con diversi disturbi comportamentali. Proprio qui sia Clara che Diego conosceranno altri diversi come loro. Dalla donna con la Sindrome di Tourette che viene allontanata dalla famiglia e dal suo adorato nipotino perché non riesce a contenere la volgarità dei propri spasmi all’uomo convinto di essere in costante contatto radio con la base operativa dell’agenzia di spionaggio per la quale opera in segreto; dall’uomo che sogna di riuscire a trasferirsi in Polinesia, dove finalmente sarà libero di essere se stesso e non costretto a vivere in un mondo di Sosia alla adolescente dai capelli blu, che non si sa bene il perché sia inserita in quel gruppo, se non che spesso basti non sapersi o non riuscire ad inserirsi in un gruppo per essere tacciati di avere una disabilità psicologica.

A cercare di tenere calmo e concentrato sui propri obiettivi di recupero questo variegato gruppo di pazzerelli è Paris (Thomas Trabacchi), che si presenta ai suoi pazienti come burbero ed autoritario, ma nasconde un passato in cui non era poi così diverso dalle persone che fa mettere in cerchio durante le sedute di gruppo. Sarà lui a decidere, nel tentativo di velocizzare il processo riabilitativo dei suoi assistiti, di portare il fuori dentro, chiedendo loro di occuparsi di organizzare i pasti degli iscritti alla bocciofila adiacente la struttura in cui si trovano.

In una sorta di eccesso di zelo e follia nel far fronte a questo compito assegnato, nascerà il Monroe. Un ristorante che l’abilità (e le menzogne) di Clara renderanno un luogo di culto nella ristorazione cittadina, attirando centinaia di clienti grazie alle recensioni pubblicate sul sito sapientemente strutturato dalla donna. Sarà in questo luogo, in questo locale in cui fingersi qualcun altro dando sfogo ai propri tic, alle proprie psicosi e alle proprie debolezze, che ognuno degli ospiti del Centro Diurno ritroverà se stesso. E in cui Clara e Diego scopriranno che essere soli non è quello che meritano.

Con delicatezza e sapendo perfettamente unire e miscelare eccessi comici mai macchiettistici e momenti di drammatica presa di coscienza della fragilità dei personaggi, Simone Godano riesce a confezionare un film che anche il pubblico in streaming non potrà non apprezzare. Dopo i successi ottenuti con i precedenti Moglie e marito e Croce e delizia, anche con Marilyn ha gli occhi neri Simone Godano sembra riuscire a collocarsi tra le voci registiche più interessanti della nuova commedia italiana. Capace, come si vedere anche in questo suo nuovo film, di portare i propri attori a sperimentare nuovi modi di interpretare i propri ruoli, abbandonando anche ciò che finora sono stati, sia sul grande che sul piccolo schermo. Infatti, lo spettatore non potrà non notare come quelli di Clara e di Diego siano personaggi ben lontani dall’immagine glamour che ormai da anni sono circondati sia Miriam Leone (che qui accetta di essere stravolta anche nella fisicità, facendosi carico di una bruttezza che non le appartiene per natura) che Stefano Accorsi (che, se è vero che subisce solo un parziale cambio di taglio di capelli, è agli antipodi dell’uomo bello ed impossibile a cui precedenti ruoli o partecipazione a prodotti pubblicitari ci avevano abituati. Godano riesce in questo ponendo la sua regia al totale servizio non solo dello sviluppo narrativo, ma dell’attore stesso, magnificato nella sua interpretazione da intensi primi piani e da un’attenzione visiva mai banale.

Marilyn ha gli occhi neri ha il grande pregio – soprattutto in un momento storico come questo, in cui le incertezze sul perdurare della pandemia sta creando più fronti di crisi – di risultare per lo spettatore un film leggero e dinamico, pur riuscendo a toccare argomenti estremamente delicati e profondi come la malattia mentale o la non accettazione di se stessi o dell’altro. Quasi una commedia d’altri tempi. Ma disponibile per tutti. Ancora di più ora che lo si trova nelle piattaforme più diffuse (Netflix, Amazon Prime Video, Now Tv) e all’interno del catalogo Sky.

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