Durante la cerimonia degli Oscar 2022, poco prima di consegnare la statuetta per il Miglior Film d’Animazione a Encanto, le attrici Halle Bailey, Lily James e Naomi Scott, scelte come presentatrici della categoria per aver interpretato tre principesse Disney nelle versioni live-action, hanno scherzato su come i film d’animazione rappresentino delle “esperienze formative” per i bambini che “li guardano a ripetizione”. Scott ha poi aggiunto, guardando il pubblico, che “vedeva dei genitori che sapevano esattamente di cosa stavano parlando”. A causa delle numerose controversie della serata, l’uscita è passata quasi in secondo piano, ma non sono mancate le risposte sui social. Il regista Phil Lord, produttore del candidato agli Oscar I Mitchell contro le macchine ha scritto su Twitter come sia “bizzarro inquadrare l’animazione come qualcosa che i bambini guardano volentieri e che gli adulti sono costretti a sopportare”, soprattutto quando agli Oscar c’era anche Flee di Jonas Poher Rasmussen, un documentario animato sulla storia di un profugo afghano, quindi non sicuramente una storia adatta a un pubblico più giovane.

Definire l’animazione come adatta a prodotti solamente destinati ai giovani significa non riconoscerne il potenziale e le possibilità che questo mezzo può aprire per tutte le tipologie di storie. Proprio in questi giorni è uscito su Netflix, dopo la premiere a South by Southwest, Apollo 10 e mezzo, il nuovo film di Richard Linklater dopo la tiepida accoglienza riservata a Che fine ha fatto Bernadette? nel 2017. Si tratta per il regista di un ritorno all’animazione, nello specifico al rotoscope con cui in passato aveva realizzato Waking Life (2002) e A Scanner Darkly (2006). La particolare tecnica, capace di mischiare realtà e disegno in modo estremamente realistico (le immagini sono tracciate seguendo come guida il girato),  si presta questa volta a una storia radicalmente diversa rispetto agli esperimenti precedenti, destinata anche (ma non solo) a un pubblico giovane.

Con Apollo 10 e mezzo, Linklater torna a pescare dai suoi anni formativi, immaginando un mondo in cui il primo uomo sulla luna è stato in realtà un ragazzino. Stanley (con la voce di Milo Coy) è il più piccolo di una famiglia numerosa nella periferia della Houston degli anni 60, dove, anche se la NASA comincia a essere una presenza ingombrante nella vite di tutti, la corsa allo spazio sembra lontana da un’effettiva risoluzione. Un errore di valutazione porta il razzo destinato a portare il primo uomo sulla Luna ad essere troppo piccolo per ospitare un adulto e quindi due bizzarri agenti, Bostick e Kranz (Glen Powell e Zachary Levi) reclutano Stanley per fargli fare un test, poche settimane prima della famosa camminata di Neil Armstrong. Nessuno può sapere della missione, perciò il ragazzino dovrà fingere di essere al campo estivo.

L’avventura sulla Luna diventa quasi una sottotrama per Linklater, accompagnata da ricreazioni del vero allunaggio e dalla narrazione di Stan adulto (con la voce di Jack Black). Il vero focus di Apollo 10 e mezzo è la famiglia allargata del suo protagonista e l’atmosfera di quell’estate, delineata con una specificità propria e possibile solo di chi ha vissuto quegli anni in prima persona. Si tratta di un film che indubbiamente fa affidamento sulla nostalgia, ma che riesce a darvi una forma originale ed estremamente personale, sospesa tra fiaba e tradizionale coming of age, tra immaginazione e realtà.

Il cuore pulsante di Apollo 10 e mezzo è l’innocenza infantile, la speranza e la capacità di sognare che vince sul cinismo del mondo degli adulti. Linklater riesce grazie a Stan a portare sullo schermo il punto di vista dei bambini nel suo modo più essenziale: il cercare di capire il mondo attraverso frammenti colti per caso da telegiornali, senza mai poter essere protagonisti in primo luogo e in questo l’avventura di Stan diventa una sorta di riscatto. Apollo 10 e mezzo è l’ennesima dimostrazione delle molteplici possibilità dell’animazione, che non deve per forza seguire il modello Disney graficamente e tematicamente, e che può prestarsi anche solo come mezzo per raccontare storie che si è soliti raccontare in live-action.

Apollo 10 e mezzo è disponibile su Netflix.

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