Alfonso Cuarón è uno sperimentatore. Lo aveva dimostrato passando dalla fantascienza da Oscar (Gravity), al fantasy diventato cult (Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, che proprio quest’anno festeggia i vent’anni), fino ad arrivare all’intima autobiografia con Roma. Lo ha fatto di nuovo. Portando alla 81a Mostra Internazionale d’Arte Cinematogtrafica di Venezia la sua prima volta alla sceneggiatura e regia dei una serie tv: Disclaimer.

Rimettendo (abbondantemente) mano all’omonimo romanzo di Renée Knight, costruisce un thriller psicologico in sette episodi, disponibili dall’11 ottobre su Apple TV+.

Nel corso della conferenza stampa al Lido, parlando della scelta di trasformare in una serie tv questa storia e del coinvolgimento nella produzione sua e del cast, Alfonso Cuarón ha dichiarato:

Venezia81 Disclaimer

Ho letto il libro e mi ha fatto pensare a un film, che però era troppo lungo, non ero in grado di dargli forma: solo molti anni dopo, rileggendolo, ho pensato di fare un formato popolare, come hanno fatto Lynch  Fassbinder, Kieślowski e anche i Taviani.

Mentre scrivevo la sceneggiatura era ben chiaro la protagonista fosse Cate Blanchett, infatti ero terrorizzato potesse rifiutare: all’inizio abbiamo parlato della necessità di essere specifici e con Kline ci siamo detti essere importante il personaggio fosse coerente con se stesso in quanto personaggio.

Noi tre ci siamo formati nel cinema e nel teatro, il nostro approccio è il lungometraggio, noi ci rivolgiamo alla tv come fosse un film, non ci siamo posti in modo differente. Per gli attori è stata difficile la serialità perché erano bloccati nel personaggio: abbiamo impiegato più di un anno per le riprese.

Disclaimer nasce, sì da un libro. Ma ruota anche attorno a un libro: Un perfetto sconosciuto. Piccolo paperbook autoeditato, con la toccante dedica a mio figlio Jonathan, che il professor Stephen Brigstocke (Kevin Kline) fa trovare sulla scrivania della redazione per cui lavora alla giornalista d’inchiesta Catherine Ravenscroft (Cate Blanchette). Quelle pagine sconvolgeranno la vita della donna, che da vent’anni tiene segreto un segreto più grande del segreto stesso.

La storia raccontata il quel volumetto e quel Disclaimer che dichiara da subito che “…riferimenti a persone e cose non è puramente casuale…” porteranno Catherine a rendersi conto che quella immagine di sé, costruita a fatica negli anni, di donna moralmente irreprensibile che vuole solo portare a galla le verità nascoste della società, rischia di essere minata da un’altra verità. Ricca di dettagli e particolari che la riportano a vivere il trauma di una vacanza in famiglia in Italia. Durante il quale un giovane ha salvato suo figlio Nicholas (Kodi Smit-McPhee, a Venezia81 visto anche nel Maria di Pablo Larraín).

La trama
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Quel giovane si chiamava Jonathan (Louis Partridge). Ed era il figlio di Stephen. La morte del ragazzo aveva duramente segnato sua moglie Nancy (Lesley Manville), la vera autrice di Un perfetto sconosciuto, a sua volta spenta da un tumore e che ha sempre considerato Catherine responsabile della tragica morte del giovane. Il dolore insopportabile per queste due perdite portano Stephen a ad archittettare una tremenda vendetta, con l’obiettivo di togliere a Catherine tutto quello a cui più crede: la propria credibilità, il proprio rigore morale, l’amore e il rispetto di suo marito Robert (Sasha Baron Cohen). Fino a mettere a repentaglio anche la già fragile esistenza di Nicholas.

Catherine dovrà affrontare il suo trauma. Affrontare quella verità che da vent’anni cerca di nascondere. Lo dovrà fare non per salvare se stessa, ma con l’unico obiettivo di proteggere suo figlio. Scoprendo che sia necessario diffidare dalla narritiva. Perché la finzione può diventare più reale della verità. E il confine tra quello che è realmente successo e la fantasia richia di diventare troppo sottile, quasi inesistente.

La recensione

Un percorso produttivo lungo e complesso quello che ha portato alla realizzazione di Disclaimer. Ad Alfonso Cuarón è stato concesso tutto il tempo necessario per riscrivere la sua visione del romanzo, approfondendo la carfatterizzazione dei personaggi, dando loro respiro.

E una nuova voce. La scelta di affidare lo scorrere della storia in voiceover alla versione dei fatti di Stephen, ponendola in contrasto con quella di Catherine, lascia lo spettatore sempre in bilico. Costretto a scegliere a chi credere e a chi no.

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La confusione cresce man mano che conosciamo meglio questi due protagonisti. Come fare a provare solo disprezzo per questo uomo distrutto, che la disperazione ha portato a vivere in uno stato di degrado e abbandono? Come non giudicare una donna che alla ricerca della propria felicità e apparentemente solo del suo appagamento sessuale ha indirettamente provocato la morte di un giovane e rischiato di far annegare il proprio figlio?

Il regista messicano costruisce le 7 ore di Disclaimer lasciando il giusto spazio e respiro a ognuno dei suoi personaggi. Consapevole che ognuno di loro abbia un ruolo cardine nello svolgersi delle vicende. Si affida a due interpretazioni che sono tutt’altro che comprimarie come quelle della madre afflitta e del marito che si sente tradito. Se l’esile figura di Lesley Manville è solo una maschera per nascondere l’accecante rabbia di Nancy, un inusuale Sasha Baron Cohen è lì a ricordarci come il pregiudizio sia impossibile da evitare. Anche quando ad esserne colpita è la donna che da sempre è al nostro fianco.

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Cinema “seriale”

Seppur dalla lunghezza provante, Disclaimer è una serie che andrebbe vista tutta d’un fiato. Sia per apprezzare l’incredibile ritmo che viene dato alla narrazione. Sia perché la qualità della direzione di Alfonso Cuarón è quella del grande cinema internazionale. Un’attenzione al dettaglio e ai particolari (dall’esplodere delle bolle di un’aspirina effervescente lasciata cadere in un bicchiere alla macchina che segue al rallenty il cadere di una singola goccia di sudore dalla testa madida di Nicholas) che non siamo abituati a trovare sul piccolo schermo e sui prodotti da piattaforma.

Ci viene da dire che Disclaimer non vada affrontata come un prodotto seriale. Ma come un lunghissimo film diviso in 7 capitoli. In cui la verità sa sapientemente nascondersi dentro una grande bugia.

Photo credits: Apple Originals

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