Ci sono voluti 36 anni. Ma il fantasma con più carisma che ci sia è tornato. Fortemente voluto da Alberto Barbera come film di apertura della 81a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Beetlejuice Beetlejuice riporta sul grande schermo l’iconico spiritello porcello di Tim Burton.

Il regista è legato a doppio filo con la Mostra, che già lo aveva ospitato, nel 1993, per Nightmare Before Christmas e, nel 2004, per La sposa cadavere. Oltre ad aver proprio qui ricevuto, nel 2007, il Leone d’Oro alla Carriera.

Come dichiarato da Barbera parlando della scelta di far aprire l’edizione con questo film, Alberto Barbera ha dichiarato:

Beetlejuice Beetlejuice è l’atteso ritorno di uno dei personaggi più iconici del cinema di Tim Burton. Ma anche la felice conferma dello straordinario talento visionario e della maestria realizzativa di uno dei più affascinanti autori del suo tempo.

Parlando della genesi del film e dell’attesa di oltre trent’anni per la realizzazione di questo sequel, Tim Burton ha ammesso che semplicemente non è mai successo tra i molteplici impegni di questi ultimi decenni. Ma che la voglia di lavorarci gli sia tornata dopo aver ritrovato l’entusiasmo perduto durante il set di Mercoledì e parlandone con Alfred Gough e Miles Millar, sceneggiatori della serie come del sequel.

Un sequel che cambia sguardo

Insieme allo spiritello porcello, reso iconico anche grazie alla magistrale interpretazione di Michael Keaton che torna a rivestirne il consumato completo a righe bianche e nere, ritroviamo anche due tra le protagoniste assolute del film precedente. Nel corso dei decenni, Delia Deetz (una straordinaria Catherine O’Hara) è diventata un’affermata seppur eccentrica artista visuale, che tra scultura e videoarte cerca sempre nuovi modi di sorprendere il suo pubblico e di mantenere viva la sua fama. Se lo può permettere anche grazie al successo dello show televisivo Ghost House, attraverso cui la figlia Lydia (una Winona Ryder talmente a suo agio nel ruolo da sembrare che noi si sia mai veramente svestita dei gotici panni indossati per il ruolo) riuscita a dar sfogo alle sue visioni da sensitiva e la sua capacità, dal di qua, di parlare con l’aldilà.

Colori accesi e luci sullo schermo richiamano l’idea che, dopo i misteriosi fatti che oltre tre decenni prima ne avevano minato la serenità, la famiglia Deez abbia trovato un proprio equilibrio. Sconvolto, però, dalla scomparsa in un rocambolesco incidente aereo dell’amato marito e padre Charles. La notizia va data dalla scostante Astrid, figlia adolescente di Lydia, che dalla morte del padre ha un rapporto molto precario con la madre, colpevole di entrare in contatto con tutti i morti tranne che quello che alla ragazza manca di più.

Venezia81 Beetlejuice Beetlejuice

Meno Mercoledì, ma comunque perfettamente a suo agio muovendosi nell’immaginario burtiano, è la Astrid di Jenna Ortega a regalarci un nuovo sguardo attraverso cui guardare Beetlejuice. Quello di tre generazioni di donne che non riescono a trovare la loro via per affrontare la morte. Se Delia e Lydia non vogliono più pensare al passato e cercano di andare avanti – organizzando una fatali commemorazioni funebri per il marito deceduto e l’altra di aprirsi ad un nuovo amore con il proprio agente (Justin Theroux) – Astrid non riesce ad accettare di vivere in un presente che sembra voler solo dimenticare. Dimenticandosi anche di lei.

Nuovi personaggi per un mondo burtiano che torna a vivere.

Il gotico mondo di Beetlejuice Beetlejuice rivive grazie ai suoi personaggi del passato. Arricchendosi di nuovi. Con il capo dell’Unità Anticrimine dell’Aldilà Wolf (William Defoe) chiamato a riportare l’ordine sconvolto dal ritorno in morte di Delores (Monica Bellucci, nuova sposa cadavere di Tim Burton), prima moglie di Beetlejuice e decisa a vendicarsi del marito uxoricida. E il giovane Arthur Conti (al suo primo lungometraggio), chiamato a impersonare un misterioso ragazzo che sembra avere molto bisogno della compagnia di Astrid anche nell’Aldilà.

Se lo stesso Tim Burton ha confessato, dopo un periodo in cui si è sentito un po’ perso, di essersi molto divertito a girare questo sequel, lo stesso succederà al pubblico che, dopo l’anteprima veneziana, potrà vederlo in sala dal 5 settembre.

Venezia81 Beetlejuice Beetlejuice

In Beetlejuice Beetlejuice ritroviamo non solo quelle atmosfere gotiche, folli e ironiche del primo capitolo, ma anche un Tim Burton in purezza, tornato al suo mondo fatto di serpenti di sabbia, di giganti dalla testa rimpicciolita, di musiche demoniache (come solo le hits degli Anni Ottanta sapevano essere. E che ci ipnotizzano ancora a trent’anni di distanza). Di un cinema che non ricorre agli stratagemmi della CGA, ma che gioca sul set con gli attori. A quelle maestranze che ricostruiscono interi modellini per farne il proprio set. All’arteficio cinematografico che diventa immaginario. E viceversa.

Con costanti omaggi al cinema italiano horror di Mario Bava (esplicitamente citato più volte) e Dario Argento, il vero riferimento cinematografico di Beetlejuice Beetlejuice è la stessa filmografia del primo Tim Burton. Ironica, eccentrica e eccessiva. Orgogliosamente figlia dei B Movie di cui il regista è sempre stato attento spettatore e appassionato.

In questo modo, Beetlejuice Beetlejuice non è un semplice sequel. Ma un vero e proprio ritorno alle origini. Pronto a diventare un nuovo cult.

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