Presentato in concorso oggi alla 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia il nuovo film di David Fincher: The Killer. Il regista – dopo una pausa in cui si è dedicato alla serialità, ideando e realizzando show divenuti iconici come Mindhunter (2017-2019) e Love, Death and Robots (2019-2022) – non realizzava un lungometraggio per il cinema dall’uscita di Mank (2020). The Killer, che sarà disponibile su Netflix dal 10 novembre 2023, non deluderà il suo pubblico, pienamente ripagato per l’attesa.

La trama

The Killer è un avvincente ed adrenalinico thriller che porta lo spettatore nella mente di un killer in uno dei momenti più delicati della sua carriera: il fallimento di una missione e le conseguenze che dovrà affrontare dopo aver mancato il bersaglio. Usando lo stratagemma dei voice over, l’unica versione cristallina e la spiegazione dei fatti sono proprio quelle che nella sua mente l’assassino.

Non c’è ricerca di empatia con il pubblico. Di nessun personaggio di The killer conosciamo il nome, ma solo il ruolo che hanno nelle vicende raccontate dal film: il Killer, l’Avvocato, il Cliente, l’Esperta. David Fincher – come ci aveva insegnato a fare con la serie (sempre prodotta da Netflix, come questo suo ultimo film) Mindhunter – invita lo spettatore ad entrare nella mente dell’assassino. A capire il folle codice etico che si è dato per svolgere il suo violento mestiere e che ne guida le azioni e i comportamenti. Soprattutto, il regista vuole mostrarci cosa succede nel suo intimo quando un fatto stravolge i suoi piani e lo porta a mettere in dubbio non solo i suoi principi e strategie affinate nel corso della sua carriera da omicida, ma anche la sua stessa incolumità. Scoprendosi non solo fallibile, ma anche profondamente fragile.

Venezia80 The Killer Fincher

Tratto dall’omonima graphic novel francesce scritta da Alexis Nolent (conosciuto come Matz) illustrata da Luc Jacamon, il The Killer di David Fincher segue una divisione in capitoli, funzionali a delineare le caratteristiche dei personaggi principali come il ruolo e l’importanza nello sviluppo dei fatti dei luoghi in cui si svolgono. Una struttura utile anche a rendere ogni momento lineare un complesso sviluppo narrativo che punta a evidenziare i profondi cambiamenti che si succedono nella mente e nel modo stesso di guardare a se stesso del protagonista.

Fincher non cerca di nascondere l’intrinseca sociopatia del killer. Anzi, la esalta. Affidandosi all’incredibile interpretazione di Michel Fassbender, nel capitolo introduttivo il regista costruisce tutta la frustrante perfezione che il suo protagonista si autoimpone: metodico controllo del sonno e delle funzioni vitali per rendere il tutto funzionale al compito assegnato; maniacalità nella cura dei truci dettagli del suo lavoro. Lo fa con un unico obiettivo: portare lo spettatore a vedere nei capitoli successivi come e quanto il mondo e gli autoimposti limiti mentali del killer vengano stravolti. E come l’ansia, la confusione, la fragilità lo portino a rischiare di sconvolgere la sua stessa identità.

La vendetta genera confusione

Oltre a basarsi, come detto, alla graphic novel e al successo che ha riscontrato nel mondo, David Fincher sostiene anche di aver tratto ispirazione dal cospicuo filone cinematografico sulla vendetta, da Frank Costello faccia d’angelo (1967, diretto da Jean-Pierre Melville) a The American (film del 2010 per la regia di Anton Corbijn). Il protagonista condivide apertamente con lo spettatore il suo punto di vista e le massime personali che guidano la sua esistenza:

Attieniti al piano. Anticipa, non improvvisare. Non fidarti di nessuno. Non concedere mai un vantaggio. Combatti solo per ciò per cui sei pagato per combattere

Ma, come il protagonista avrà modo di capire dopo il suo errore, incontrando diversi personaggi e viaggiando per diversi luoghi e paesi, la vita non sempre segue delle regole. Spesso, anzi, possono diventare deleterie e pericolose.

Il Killer vive questa sconvolgente scoperta divenendo sempre più insicuro e impreciso con il susseguirsi di intoppi ai suoi piani, incontri che lo porteranno a mettere in dubbio la necessità di non provare mai empatia per nessuno. E la voglia di vendetta lo porterà a continuare a sbagliare, a non riuscire più ad anticipare nulla se non il crescere della sua rabbia.

Per dare struttura, pathos e concretezza a questo complesso sviluppo intimo e stravolgimento delle certezze individuali del protagonista, David Fincher (ri)chiama accanto a sé Andrew Kevin Walker, sceneggiatore con cui nel 1995 aveva lavorato per quel Se7en che aveva dato vero slancio alla sua carriera cinematografica (dopo il dimenticabile Alien 3 del 1992) e a cui (senza credits) si era affidato anche durante la realizzazione di The Game (1997) e Fight Club (1999).

Cose che abbiamo amato di The killer

La scelta del cast:

Rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa ufficiale del suo The Killer, David Fincher ha dichiarato di aver fortemente voluto sin da subito che a interpretare il suo protagonista fosse Michel Fassbender. Tanto da adeguare le tempistiche del set e il calendario delle riprese ai tutti gli impegni dell’attore. Scelta più che condivisibile data l’intensità, la straordinaria precisione e carica espressiva che l’attore riesce a regalare al suo personaggio. Oltre alla capacità della sua voce di accrescere scena dopo scena il climax narrativo del film. Non da meno ci sentiamo di concordare con la decisione del regista di richiamare a lavorare con lui (dopo una breve apparizione nel suo Lo strano caso di Benjamin Button) Tilda Swinton, che offre agli spettatori una Cotton Fioc al limite della perfezione recitativa.

La sigla

Per oltre un lustro David Fincher ha offerto la sua genialità al mondo della serialità. Comprendendone specificità ed elementi caratterizzanti, così come le strategie stilistiche capaci di tenere incollato allo schermo un pubblico multigenerazionale. Senza mai rinnegare se stesso. Crediamo che questo impegno abbia sicuramente influito nella scena di studiare una grintosa sigla iniziale per il suo film. Capace di richiamare sia alle caratteristiche fondanti di tutta la sua cinematografia che di tenere fede alla tradizione fumettistica della sua storia.

La colonna sonora

Con The Killer, David Fincher attua e realizza un approccio completamente diverso al suono e alla struttura di una colonna sonora. Rendendola reale voce interna del suo protagonista. Dal ruolo che ha per il killer il potersi affidare alla sua personale playlist dall’emblematico nome (Work Mixtape), fino a lasciare che sia il suono a zittire i pensieri scostanti del protagonista, per riportarlo alla realtà.

Per realizzare tutto questo, il regista non poteva che affidarsi a Ren Klyce, suo regolare collaboratore dai tempi di Se7en. Spaziando da Bach a Dusty Springfield, il riferimento cardine è a quella che è stata la più iconica band del rock britannico deglia anni ’80: The Smits . Come dichiarato da Fincher, in fondo: quali cantautori si divertono tanto con concetti sinistri quanto Johnny Marr e Morrissey? Dopo aver avuto i brividi nel vedere come e in che modo sia stata usata la loro How soon is now, non possiamo che essere d’accordo

Triste nota a margine, che siamo certi spezzerà i cuori di molti fan di David Fincher (come dei nostri): come ultima battuta a chiusura della conferenza stampa veneziana, il regista ha confermato che NON ci sarà una nuova stagione per Mindhunter. Lo confessiamo: un po’ (tanto) ci speravamo).

Articoli simili