La SIC – Settimana Internazionale della Critica di Venezia nasce come manifestazione parallela alla Mostra di Venezia ed incaricata di portare al Lido quel cinema indipendente o scarsamente conosciuto, sia per motivi geografici che distributivi. La selezione di quest’anno, inoltre, decide di spaccare i timpani di ciò che dovrebbe essere “canone” cinematografico e festivaliero. Lo fa con Margini, film diretto da Niccolò Falsetti, che ne firma anche la sceneggiatura a quattro mani con Francesco Turbanti, anche lui con una doppia veste, visto che interpreta anche il batterista Michele, uno dei protagonisti principali

Come se non bastasse la colonna sonora decisamente hardcore, il film è decisamente ad alto tasso adrenalinico anche dal punto produttivo e distributivo, con la Manetti Bros. Film (in collaborazione con Rai Cinema) a credere per prima in questi due giovani autori e la Fandango di Domenico Procacci ad impegnarsi per farlo arrivare in più sale possibili. E “un ragazzo romano”, citato più volte durante il film, a curarne la locandina: l’illustratore e fumettista Zerocalcare.

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La trama: portando il punk hardcore a Grosseto

Grosseto, estate 2008. Michele, Edoardo e Iacopo affrontano la noia della vita di provincia tra un Estathé al bar della pompa di benzina e la sala prove che occupano abusivamente. I tre amici, infatti, sono membri di un gruppo punk hardcore, che guarda alla scena musicale americana con grande passione, ambendo a raggiungere il successo. In realtà, si ritrovano ad esibirsi prevalentemente durante feste di paese o in qualche centro sociale tra Roma, Firenze e Pisa. La possibilità di poter suonare come gruppo spalla dei loro idoli, gli americani Defense, a Bologna sembra l’occasione che segnerà l’inizio della loro carriera musicale. Ma il concerto viene annullato. Sarà questa la spinta che porterà i Wait for Nothing (il nome del loro gruppo) a tentare l’impossibile: organizzare a Grosseto quel concerto mancato con i Defense.

Ma organizzare un concerto simile non è cosa facile e da subito i tre sembrano essere inadatti al compito. E non avere abbastanza fondi per raggiungere l’obiettivo. Per non parlare del fatto che la vita non sembra volersi fermare al ritmo di un pogare e Michele si ritrova alle prese con i debiti della sua famiglia; Edoardo che deve imparare a crescere, invece di dare continue preoccupazioni ad una madre ormai sfinita; Iacopo che è distratto da un’importante decisione che deve prendere per il suo futuro. I tre riusciranno nell’impresa o i continui contrattempi bloccheranno la loro impresa?

La nostra recensione: non arrendersi all’idea di non potersi aspettare niente

Margini è un’assoluta opera prima. Primo lungometraggio da regista per Niccolò Falsetti come prima sceneggiatura per il cinema per Francesco Turbanti. Certo, i due autori devono essere stati aiutati non poco nella realizzazione dell’opera dal fatto di conoscere benissimo da tempo il mondo che andavano a raccontare. I due, infatti, hanno una band, i PEGS, che si sono esibiti per diversi anni negli stessi contesti in cui portano i Wait for Nothing. Sono loro stessi a raccontarcelo, con quell’ironia che pervade anche tutto il film, nelle note di regia:

Avete presente quando si torna da un concerto con ancora tutto il casino in testa? Noi si tornava da Roma, da Firenze, da Bologna ancora carichi dalla sera prima, per il pogo e per la band che aveva suonato e non vedevamo l’ora di chiuderci in sala prove per scrivere quel nuovo pezzo di cui s’era chiacchierato in viaggio. Eravamo sempre a mille. Poi si scendeva dal treno, uscivamo nel piazzale della stazione di Grosseto e intorno a noi , lì, a casa nostra, c’era quella strana, disturbante, tranquillità. E la sensazione che non sarebbe mai successo niente. Ecco, abbiamo sempre percepito quel momento come un cortocircuito, una collisione di mondi, una situazione che ci faceva sentire fuori luogo, consolati solo dalla consapevolezza che prima o poi, da quel posto, ce ne saremmo andati. Questo è stato il punk per noi. La provincia aveva deciso che non saremmo stati i punk ribelli, i duri di strada di Londra, New York o Berlino. Noi sapevamo che non saremmo mai diventati in quel modo e in qualche maniera la cosa ci andava bene. Abbiamo visto in questo spiraglio un potenziale narrativo enorme: [Margini] da un lato, è l’occasione per parlare della nostra generazione attraverso uno sguardo inedito. Dall’altro c’è la provincia, con il suo enorme coefficiente di immedesimazione e la sua poetica
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Donne punk per uomini spaventati

Se i protagonisti della vicenda sono Michele, Edoardo, Iacopo e il loro sogno hardcore di abbandonare la provincia a colpi di pogo, è impossibile non sottolineare le fortissime interpretazioni di due attrici, chiamate a rappresentare gli unici due personaggi femminili di Margini. Partendo da Silvia D’Amico (che a Venezia vedremmo anche nell’atteso Acqua e Anice, che sarà presentato nei prossimi giorni come evento speciale per le Giornate degli Autori), la compagna di Michele. Una ragazza che capiamo arrivi da una famiglia medio-borghese, che probabilmente ha deluso volendo coronare il suo sogno d’amore punk. E che ora si ritrova con una figlia piccola, a dover accavallare un turno dietro l’altro alla cassa del supermercato pur di risolvere i problemi scaturiti dall’immaturità del compagno. Ma, si sa, se c’è qualcuno di cui ogni membro di ogni band punk che si rispetti ha bisogno è la mamma. E Valentina Carnelutti sembra ormai al limite, costretta quasi a scegliere se dover continuare a stirare le magliette di un Edoardo ormai non più bambino o salvare il proprio matrimonio con quell’uomo che ha così profondamente amato lei e sostenuto il figlio. Due donne forti. Due donne amorevoli. Disperate nel doversi rapportare con uomini che non solo sembrano non essere cresciuti, ma che appare evidente non lo faranno mai.

Margini ti fa uscire dalla sala con la voglia di pogare davanti alla Sala Casinò e l’ansia di tornare nella tua città di provincia a comprare tutti gli album dei Wait for Nothing. In assenza di quelli, dei PEGS. Per poi ritrovarsi sulla piazza della stazione. Con ancora tutto il casino in testa. E la promessa a te stesso di non finire mai in una balera. Se non altro perché aspetti di correre in sala a vedere il film. In sala dall’8 settembre.

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