Un giorno Abel (Louis Garrel) si accorge, rientrando a casa, che il monopattino di suo figlio Joseph (Joseph Engel) non c’è più. Quello che Abel e la sua compagna Marianne (Laetitia Casta) ignorano è che non è l’unico oggetto ad essere sparito dal loro appartamento nel centro di Parigi: non ci sono più alcuni libri del nonno, vecchi vestiti di marca, suppellettili vari e tanto altro, ma il loro sguardo superficiale era riuscito a ignorare quelle assenze per mesi. Joseph spiega di averli venduti di nascosto, non per comprarsi uno sfizio come farebbero tanti suoi coetanei, ma per finanziare un’impresa ecologista. Il ragazzino è difatti membro di un’associazione composta da adolescenti di tutto il mondo, che puntano a seguire l’esempio di Greta Thunberg e che ultimamente si stanno concentrando sulla crisi idrica in Africa.

Questi sono approssimativamente i primi cinque minuti di La Crociata, il nuovo film di Louis Garrel che è arrivato da poco nelle sale italiane dopo la première mondiale al Festival di Cannes nella sezione dedicata al cinema per il clima. È un inizio dirompente, che pianta un dubbio e poi lascia che questo distrugga le dinamiche famigliari precedentemente stabilite. La sceneggiatura firmata da Louis Garrel e Jean-Claude Carrière (allo storico collaboratore di Luis Buñuel, morto all’inizio del 2021, è dedicato il film) sa di trattare un tema quasi abusato negli ultimi anni e prova ad assumere un punto di vista lievemente diverso, ovvero quello di Joseph, per attirare un pubblico fatto prevalentemente di suoi coetanei. Si tratta di una scelta dichiarata anche dalla brevissima durata di La Crociata, poco più di un’ora, e quindi adatta a un target abituato principalmente alla consumazione di serie televisive.

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Garrel e Carrière non possono però ignorare i genitori, sia parte fondamentale dell’audience (in quanto saranno quasi sicuramente coloro che scopriranno e guarderanno il film per primi) che della storia. Abel e Marianne devono reagire alle sorprendenti scelte del figlio per non rimanere personaggi passivi. Nel dover far convivere i due punti di vista, La Crociata finisce per cadere trappola di un gioco di continui ammiccamenti per essere sicuro di mantenere l’attenzione di tutto il pubblico. Lo fa tuttavia in un modo estremamente superficiale e stereotipato: presto l’arco narrativo di Joseph viene sacrificato in nome di coreografie di TikTok e una storia d’amore raffazzonata che prova a strizzare l’occhio a Moonrise Kingdom. I genitori si avvicinano bruscamente all’attivismo ambientale, guardando anche l’immancabile video del discorso di Greta Thunberg all’Onu, ma la sceneggiatura prova a illustrare nel mentre anche i continui cambiamenti all’interno del loro rapporto, finendo per distrarre e confondere lo spettatore.

Da un certo punto di vista, La Crociata segna comunque un progresso nella carriera da regista di Louis Garrel, che sembra finalmente disposto ad allontanarsi dall’ingombrante eredità del padre Philippe per trovare un suo stile personale. È anche nobile l’intento di creare una sorta di fiaba ecologista accessibile a tutte le età che riesce a non trattare i protagonisti più giovani con supponenza. La Crociata, tuttavia, sembra avere una visione molto ristretta del problema che vorrebbe evidenziare: nel mettere al centro della sua narrazione un’ipotetica crociata in Africa con annesse conversazioni con il governo per organizzarla, la sceneggiatura ignora ogni responsabilità dell’Occidente nell’attuale situazione del paese preferendo invece posizionarlo come suo possibile salvatore. La Crociata prova a far convivere in una durata estremamente ridotta troppe idee, anche contrastanti, che finiscono purtroppo per soffocare la lezione morale, dubbiosa ma pur sempre fondamentale che il film vuole portare avanti.

La Crociata è nelle sale italiane grazie a Movies Inspired.

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