Nel mondo delle fanfiction (opere di finzione amatoriali scritte dai fan di un qualsiasi medium o persona anche reale) vi è una particolare e controversa sottocategoria chiamata Y/N. Si tratta di un’abbreviazione di Your Name, formula che all’interno della storia permette al lettore di immergersi nella narrazione diventandone il coprotagonista e così spesso l’altra metà della coppia con il personaggio di turno. Nel caso di cantanti o attori famosi, il fenomeno è ancora più diffuso in una sorta di Sposerò Simon Le Bon portato all’estremo. Quasi a casa, il debutto alla regia di Carolina Pavone che quest’anno apre le Notti Veneziane alle Giornate degli Autori, appare come il frutto di questa tradizione: una storia che ragiona sempre e costantemente per assurdo, perché dopotutto il cinema è anche questo, per permettere l’incontro tra una ragazza e il suo idolo e la loro conseguente amicizia.

Caterina (Maria Chiara Arrighini) ha appena vent’anni ed è figlia dell’indie italiano più mainstream, quello che cerca poesie nei nomi delle strade o delle automobili. Canta su piccoli palchi insieme al fratello Pietro (Michele Eburnea), mentre cercano di scrivere abbastanza pezzi da riuscirne a ricavare un album. Un giorno sui social Caterina vede una foto delle vacanze italiane del suo idolo, la cantante francese Mia Jerome (Lou Doillon), e le bastano una serie di fortunate coincidenze e un intuito degno di Sherlock Holmes per incontrarla. Accusata di aver bucato le ruote della macchina di Mia, Caterina si trova presto a farle da autista tra le visite del marito e jam session con una band, mentre la cantante prova a comporre il suo nuovo album.

Il rapporto che va a creare tra Mia e Caterina è indefinito e indefinibile: sono quasi amiche, quasi colleghe, quasi madre e figlia, quasi amanti. Il “quasi” in questo caso è una trappola, un’arma a doppio taglio che Caterina non riesce e non può mai impugnare dal lato giusto, un sogno fallace ma di una bellezza disarmante. Così la ragazza cade nel suo vortice seguendola senza mai alzare troppo la voce per impare dalla cantante e diventare come lei. 

Nelle sale italiane dal 5 settembre, Quasi a casa è un film erratico, che cerca costantemente una nuova direzione come la sua protagonista, ma è capace di trovare il suo potenziale solo quando riesce a lasciarsi andare, seguendo la musica che costella tutto Quasi a casa. La colonna sonora composta da Coca Piuma, che trova la sua espressione più centrata nella canzone che da il titolo al film, riempie i numerosi non detti di Caterina, fungendo da mappa per le sue emozioni fugaci e ballerine.

Non è una storia di fallimento e nemmeno una storia di successo, è un ritratto di una ragazza nella sua solitudine che cerca il ritmo giusto per la canzone della sua vita. Seppur con un finale che si lascia andare troppo facilmente al sentimentalismo magico, Quasi a casa è una rara storia che capisce la gioventù in tutta la sua fondamentale ricerca di forma.

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