Lui (Valerio Mastandrea) non è morto e non è vivo. È e basta. Da dieci anni giace su un letto di ospedale a causa di un bizzarro incidente che lo ha reso eroe e barzelletta al contempo. Se il suo corpo è fermo e attaccato a un macchinario che rumorosamente annuncia il suo battito cardiaco, la sua anima non ha più le normali barriere della forma umana. Si muove leggero per le strade, salendo nelle macchine di sconosciuti, commentando ad alta voce i comportamenti altrui, fingendo di interessarsi al salto in lungo ai campi di atletica, perché protetto da una totale invisibilità. Può indossare ogni giorno lo stesso completo, evitare di preoccuparsi per tasse e affitti e tanti altri problemi che solitamente affliggono l’umanità. L’unico pericolo per lui è il vento: quando vede la morte, una folata rischia di portarlo via e allora deve tenersi per restare su questa Terra nel suo eterno oblio.

Nonostante, il titolo del nuovo film di Valerio Mastandrea presentato in apertura della sezione Orizzonti alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è una parola straordinaria nella sua semplicità, un’arma sottile e sottovalutata. Segnala sì un potenziale ostacolo che nonostante tutto non ha impedito qualche cosa. 

I “Nonostante” per lo strano gruppo di protagonisti che affolla l’ospedale sono numerosi: nonostante la situazione in cui riversano i loro corpi, sono ancora vivi in qualche strano modo. Sono spogliati quasi del tutto delle loro identità, addirittura del loro nome. 

Nei crediti del film il protagonista, interpretato dallo stesso Mastandrea, non ha un nome, è solamente Lui e così tutti i personaggi che lo circondano. Lino Musella diventa così il Curiosone, un simpatico uomo vestito sempre con un cappotto giallo che si diverte a dispensare consigli sul funzionamento del semi-aldilà, mentre Laura Morante è la Veterana, la sofisticata detentrice del record di permanenza presso l’ospedale.

Se l’ospedale sembra essere un luogo sicuro con una routine ormai chiara e scritta nella pietra, l’arrivo di una nuova paziente (Dolores Fonzi) testarda e irrequieta mette in disordine la vita di Lui, costringendolo a ridefinire la sua “vita”.

Nonostante prosegue il discorso registico di Valerio Mastandrea sulla morte, un tema ormai sviscerato in tutte le possibili forme che qui trova una straordinaria e ironica nuova vita. Se con Ride (In Nonostante, difatti, ad affiancare Mastandrea alla sceneggiatura c’è di nuovo Enrico Audenino) osi concentra più sul funerale e soprattutto sull’impatto della morte sui vivi, qui torna nella sua forma più esplicita e colorata la visione immaginifica dell’aldilà. La base qui non è più sociale e quindi di denuncia, ma onirica. È una storia di fantasmi, ma la parola fantasmi racchiude in sé un senso di fine, di morte che il film tocca solo parzialmente. La vera morte in Nonostante è la solitudine, a cui tutti quelli che escono dall’ospedale andranno incontro. 

L’ossessione per regole del Curiosone arriva ad abbracciare l’intero film, che non solo mostra un’ossessione neanche troppo velata nel cercare una risposta quanto più pulita possibile a ogni interrogativo posto dalla storia. Ogni personaggio è dotato di una missione univoca e talvolta anche il fatto che la storia d’amore diventi un tramite per la scoperta della vita rischia di banalizzare l’originale intuizione iniziale del film.

Nonostante tutto, Nonostante rimane una conferma seppur con qualche riserva della dolce malinconia di cui ormai Valerio Mastandrea sembra essersi fatto sano portatore nel cinema italiano già come attore e ora anche come regista e sceneggiatore. Serve solo, come nel caso dei protagonisti del film, una maggiore libertà, un desiderio di lasciare indietro la propria forma per diventare di più.

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