Arriva su Netflix la serie true crime Dahmer – Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer che, in dieci episodi, ripercorre la raccapricciante vicenda dell’uomo passato alla storia come il Mostro di Milwaukee, accusato di violenza sessuale, sevizie, atti di cannibalismo e l’uccisione di 18 vittime.

La serie, ideata da Ian Brennan e Ryan Murphy e con Evan Peters nei panni del cannibale protagonista, sta ottenendo un discreto successo in termini di visualizzazioni da parte del pubblico di Netflix. Ma, allo stesso tempo, ha riacceso numerose polemiche. Soprattutto tra i familiari delle vittime, che accusano lo show di aver riacceso in loro dolorosi traumi.

Qualche anno fa, Netflix aveva già trattato la vicenda in modo approfondito, con la docu-serie in tre parti, Conversazioni con un killer – Il caso Dahmer. Tanto che molti si sono chiesti se fosse necessario un nuovo show che entrasse in modo così cruento nella descrizione dei massacri seriali perpetrati da Jeffrey Dahmer.

La trama: dentro l’orrore degli omicidi del Mostro di Milwaukee

Luglio 1991, Milwaukee. La polizia, dopo la denuncia per tentato omicidio da parte di un giovane afroamericano, irrompe nell’appartamento di Jeffrey Dahmer. Gli agenti, non appena entrati, avvertiranno immediatamente un forte odore di putrefazione. Nell’abitazione scopriranno ossa, pezzi di carne umana conservati in frigorifero, acidi. Una volta arrestato, sarà lo stesso Dahmer a confessare immediatamente, raccontando alla polizia tutto ciò che ha fatto, partendo dal principio. E svelando che, nei suoi 31 anni, ha commesso 18 omicidi, facendo a pezzi i cadaveri, estraendo gli organi, nutrendosi di alcune parti. Da quel primo ragazzo trucidato quando aveva 18 anni, Dahmer dirà di non essere più stato in grado di rinunciare al piacere e alle pulsioni sessuali che lo spingevano ad uccidere a segregare ed uccidere le sue vittime.

La scoperta del covo e l’arresto di Jeffrey Dahmer fanno emergere una serie di colpevoli omissioni di soccorso da parte delle forze dell’ordine, più volte contattate da una altra abitante degli Appartamenti Oxford, vicina di casa del serial killer. Fino al caso più eclatante: saranno, infatti, proprio i poliziotti accorsi dopo una delle decine di chiamate dal palazzo, a restituire una delle prossime vittime che aveva tentato la fuga – un giovane di appena 14 anni – nelle mani di Dahmer, che aveva dichiarato di esserne il fidanzato.

Dahmer Serie Netflix Recensione

Mentre gli episodi scorrono nel tentativo di portare lo spettatore dentro l’orrore generato dagli atti del serial killer, si alternano altri resoconti dalla vicenda. Dal difficile passato familiare di Dahmer (una madre dipendente da psicofarmaci a causa di una depressione postparto mai correttamente diagnosticata ed un padre che non riesce/vuole comprendere la vera indole criminale del figlio). Alle strategie che utilizzava per abbordare le sue vittime e nascondere i loro cadaveri. Dal senso di colpa provato dalla vicina Glenda per non essere riuscita a farsi ascoltare dalla polizia. Al coinvolgimento all’epoca dei fatti di importanti esponenti della comunità afroamericana, la più colpita dalla furia omicida di Dahmer.

Ryan Murphy: producendo l’orrore americano

Già produttore esecutivo di American Horror Story, nonché mente dietro la serie (sempre Netflix) sulle origini (romanzate) di Hollywood e che, dal 13 ottobre, sarà sempre su Netflix con il suo nuovo show The Watcher, da anni Ryan Murphy porta sul piccolo schermo il suo interesse per gli orrori americani. Incentrando la sua attenzione prevalentemente su quei casi di ossessione perversa, criminalità sottovalutata, forze dell’ordine corrotta, vittime abbandonate al loro destino quasi predestinato. Lo fa tenendo sempre a mente quelli che ormai sono diventati trend topics delle sue produzioni: gli effetti della religione e della vergogna per una (più o meno) nascosta omosessualità sulle fragili menti dei suoi protagonisti.

Ritroviamo tutto questo in Dahmer – Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer . Condito con scene dalla voluta, gratuita e spesso disturbante violenza. Vediamo i dettagli di come Jeffrey seziona i cadaveri delle sue vittime. Il modo subdolo in cui adesca le sue vittime. Ci sembra quasi di sentire anche nel nostro salotto il putrido odore che proviene dalle carcasse che conserva nel suo squallido appartamento. Scene che vi vengono mostrate quasi sempre dalla prospettiva del protagonista.

La serie è, giustamente, riservata ad un pubblico +18. Alcuni episodi sono un concentrato di orrore totale e totalizzante. Raccapriccianti nel tentativo di farci entrare nella mente dell’assassino; nei dolori della sua infanzia fatta di abbandoni e violenze; nella sua incapacità di mettere a freno le sue pulsioni sessuali e di accettare pienamente la sua omosessualità; nella costrizione di adeguamento ai valori cattolici, che diventa prima tra i motivi che lo portano ad uccidere e poi – quasi in modo catartico – a cercare nel battesimo e nel riavvicinamento alla religione l’assoluzione a tutti i suoi peccati.

Dahmer Serie Netflix Recensione

Seppure sia innegabile l’alto valore delle performances degli attori chiamati a comporre il cast di Dahmer – Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer, non è un fattore che ci è sufficiente a consigliare la serie. Indubbiamente, Evan Peters è eccezionale nell’impersonare tutta la perversa fragilità di Jeffrey Dahmer, come Andrew Shaver nel restituire al pubblico le debolezze di padre assente e incapace di accettare il figlio. Diverso il caso Nancy Nash, che passa dall’essere la siura del condominio Glenda nei primi episodi ad una sorta di vicina sexy, che vediamo negli episodi finali. Quasi come se l’arresto di Dahmer la invogliasse a dismettere le logore vestaglie e i bigodini, per far spazio ad abiti dalle profonde scollature, premio per il suo “lo avevo detto” fino a quel momento inascoltato.

Nel tentativo di farci entrare nella mente del Mostro di Milwaukee Dahmer – Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer finisce per non farci interessare adeguatamente alle sue vittime, allo strazio dei loro familiari, alle colpe di chi sarebbe potuto intervenire e non lo ha fatto. Con il risultato che, a sguazzare nel torbido di quegli omicidi, i mostri sembriamo diventare piuttosto noi spettatori che guardiamo la serie.

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